Domani è un altro giorno, la recensione

Una mattina alle prime ore dell’alba, Tommaso, insegnante di robotica che vive da tempo in Canada, si reca all’aeroporto per tornare dopo tantissimi anni a Roma. Il motivo del ritorno è Giuliano, un estroverso attore teatrale nonché suo amico di vecchia data. Conosciutisi all’università e pur avendo caratteri opposti, Tommaso e Giuliano hanno affrontato insieme mille battaglie e sono stati fianco a fianco nel periodo più spensierato e bello della loro vita. Adesso Giuliano è affetto da un cancro terminale ai polmoni e ha deciso di non “lottare” più e rifiutare la terapia. Lo scopo di Tommaso, dunque, è quello di rivedere il suo amico dopo tanti anni e cercare di fargli cambiare idea. Durante il soggiorno romano di quattro giorni, Tommaso ripercorre con Giuliano la “strada dei ricordi” con lo scopo di aiutare il suo amico a sistemare tutte le cose lasciate in sospeso, partendo dal trovare un nuovo padrone a Pato, un bovaro del bernese che per Giuliano è come un figlio. Ma per i due amici la sfida più difficile, quasi impossibile, è semplicemente quella di dirsi addio.

Continua il percorso del cinema italiano nel remake. A cadere sotto la morsa della “rivisitazione” questa volta è l’agrodolce commedia spagnola Truman – Un vero amico è per sempre (2015) diretta da Cesc Gay e interpretato da due mostri sacri della cinematografia iberica come Ricardo Darín e Javier Cámara.  Pluripremiato durante il Premio Goya 2016, Truman è un film d’indiscussa bontà che riesce a trattare temi tanto delicati quanto importanti pur rimanendo ancorato, dall’inizio alla fine, ai leggeri e gradevoli toni della commedia.

Lo scopo di Truman era uno solo: indagare i meccanismi più profondi dell’amicizia, quella maschile in modo particolare, cercando di portare in scena quell’idea anti-romantica e condivisa da molti pronta a sostenere che nessun sentimento potrà mai essere forte e sincero come quello che lega due veri amici.

Un’idea semplice ed efficace che ha mosso – con successo – il  film di Cesc Gay e dal quale nasce oggi Domani è un altro giorno, opera seconda del regista Simone Spada che solo lo scorso anno aveva esordito guidando un notevole manipolo di attori nel film Hotel Gagarin.

C’è molto poco da girarci attorno e bisogna immediatamente riconoscere che il più grande merito del film di Spada sta nella magnifica scelta dei due interpreti principali, Valerio Mastandrea e Marco Giallini, due fra gli attori più sfruttati dall’attuale cinema italiano ma che mai come in questo film hanno dato l’idea di essere una “scelta obbligata”. Nessuno, infatti, avrebbe potuto rimpiazzarli facendo si che il valore intrinseco dell’opera restasse invariato. Questo perché l’intimo e duraturo rapporto d’amicizia che lega Tommaso (Mastandrea) e Giuliano (Giallini) in Domani è un altro giorno va sicuramente oltre la semplice finzione scenica, diventa extradiegetico, e questo per il risaputo fatto che Mastandrea e Giallini, esattamente come i due personaggi che sono stati chiamati ad interpretare, nella vita reale sono davvero amici di vecchia data. Ciò li conduce inevitabilmente verso un’alchimia scenica perfetta, non c’è mai nulla di artificiale e costruito, il rapporto d’amicizia che Spada racconta è autentico e la cosa si percepisce benissimo dalla prima fino all’ultima scena.

Ma al di la di questo dato che non può che aggiungere valore in un film come questo, c’è da dire che le interpretazioni dei due “mattatori” sono comunque di elevata caratura. Nella descrizione di un carattere taciturno e riservato, Mastandrea appare una scelta vincente e ancora una volta dimostra di essere un attore che nell’ultima decina d’anni ha avuto una crescita artistica davvero notevole.

La vera sorpresa del film, tuttavia, è Marco Giallini che qui restituisce una delle sue performance migliori riuscendo a dare corpo – finalmente – ad un personaggio dalle molte sfaccettature. In Domani è un altro giorno Giallini viene messo nelle condizioni di manifestare il suo reale talento, lavorando su una recitazione trattenuta così da dimostrare d’essere un attore a tutto tondo e non solamente un caratterista, come purtroppo tanto brutto cinema vorrebbe farci credere. Giuliano è un attore teatrale e come molti artisti è continuamente alla ricerca di attenzioni con il suo essere estremamente spigliato ed accentratore. Ma al tempo stesso, Giuliano è un uomo “solo” che ha realizzato di essere tale solamente adesso che non gli resta più molto da vivere. Proprio per questo motivo, benché sbruffone cronico ed ateo convinto, adesso che avverte la stretta morsa della dipartita cerca disperatamente rifugio in una “fede” tanto di fortuna che di comodità.

Ad affiancare Mastandrea e Giallini in questo tenero “viaggio nei ricordi” troviamo una serie di validi professionisti del nostro cinema chiamati ad impersonare dei “semplici” cammei che, tuttavia, riescono a lasciare il segno per via di una valida scrittura firmata da Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo. Tra queste guest star possiamo segnalare la presenza di Renato Scarpa, Pietro De Silva ed Elena Lietti.

Ripercorrendo il film originale con una certa fedeltà (tante le situazioni, così come alcuni dialoghi, riproposte tali e quali), Domani è un altro giorno riesce nell’impresa di fare propria quella bontà che caratterizzava Truman. Una commedia che riesce a dimenarsi tra il dolce e l’amaro con molta disinvoltura, in cui la risata lascia volentieri il passo al sorriso senza tralasciare, al momento giusto, anche qualche delicata nota di commozione.

Un cinema fatto indubbiamente col cuore, oltre che con la testa.

Giuliano Giacomelli

PRO CONTRO
Valerio Mastandrea e Marco Giallini, amici nella vita oltre che nel film, regalano due interpretazioni autentiche.

Una commedia agrodolce che diverte e commuove.

Un remake all’altezza dell’originale.

Ripercorrere in modo così fedele il film originale potrebbe far apparire “inutile” l’intera operazione.
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Domani è un altro giorno, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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