FEFF22. Impetigore – La ragazza dell’Inferno, la recensione

La giovane Maya lavora di giorno in un mercato, dove gestisce insieme all’amica Dini un banco di abbigliamento, di notte invece è di turno al casello d’autostrada. Da alcune notti, riceve la visita di un automobilista stalker e l’ennesima incursione dell’uomo si trasforma in una vera e propria aggressione durante la quale la ragazza viene ferita a una gamba e l’uomo ucciso da una pattuglia stradale; ma prima di morire l’aggressore pronuncia a Maya queste parole: “Non vogliamo quello che la tua famiglia s’è lasciata dietro. Per favore, portatelo via”. Intimorita e allo stesso tempo incuriosita dall’accaduto, la ragazza decide di recarsi nel villaggio in cui è nata, Harjosari, e da cui è stata portata via ancora bambina dopo essere rimasta orfana di entrambi i genitori. Giunte a destinazione, Maya e la sua compagna di viaggio Dini si scontrano subito con l’ostilità e la riservatezza dei paesani. Stabilitesi nella vecchia casa di famiglia di Maya, le ragazze scoprono ben presto che su Harjosari grava da decenni una tremenda maledizione che sta impedendo il ricambio generazionale degli abitanti.

Tra gli stati più prolifici in quanto a cinema di genere in questi ultimi anni, l’Indonesia si sta facendo amare in particolare dai fan del cinema horror grazie a una fiorente industria che sta rapidamente facendosi conoscere in tutto il mondo. Dalla saga di The 3rd Eye a quella di The Doll, passando per Sabrina (2018) e il ben più celebre May the Devil Take You (2018) – tutti disponibili su catalogo Netflix, l’Indonesia sta vivendo un momento d’oro per l’horror soprannaturale che si potrebbe attribuire in parte al grandissimo successo di pubblico di Satan’s Slaves, remake di un classico del 1980 (a sua volta remake di un film inglese del 1977) campione d’incassi del 2017 firmato da Joko Anwar. Ed è proprio Joko Anwar a tornare nei territori oscuri del folklore giavanese con Impetigore, suggestivo horror presentato nel corso della 22^ edizione del Far East Film Festival.

Sceneggiato dallo stesso regista, Impetigore ha il pregio di mescolare con estrema naturalezza e una certa abilità di genere diversi filoni dell’horror dando vita a un prodotto che sulla carta avrebbe potuto far pensare a un qualcosa di già visto. Si parte dal thriller violento passando rapidamente nel campo della ghost story che convive, però, con l’horror antropologico fatto di credenze religiose, magia nera e inquietanti rituali. Ovviamente è quest’ultimo aspetto il più interessante e Joko Anwar ne è consapevole dal momento che concentra proprio su queste suggestioni il grosso della vicenda: una volta giunte nel remoto e bucolico villaggio dove il tempo sembra essersi fermato, le protagoniste sono poste al centro dell’orrore scaturito dalle credenze popolari in una realtà fatta di magia maligna e maledizioni. Come se ci si trovasse alle prese con una sorta di Midsommar in versione estremo oriente, Impetigore si sviluppa proprio sul crescendo di mistero e grottesco orrore che travolge le due ragazze, diventate inconsapevolmente vittime sacrificali di un assurdo disegno soprannaturale che prevede scuoiamenti e l’antica arte del wayang kulit, ovvero il teatro delle ombre fatto con marionette di pelle.

La ragazza dell'inferno

Il regista bilancia molto bene il senso di mistero e l’inquietudine generata dalla suspense, il vedo-non-vedo, le presenze che fanno capolino dal buio, con momenti gore molto espliciti e di violenza psicologica abbastanza disturbante, in cui l’interpretazione intesa di Tara Basro contribuisce moltissimo sulla partecipazione emotiva dello spettatore.

Convincono meno alcune soluzioni narrative adottare per portare il film verso l’epilogo, sia per quanto riguarda la soluzione del mistero, che si adagia su stereotipi narrativi del genere ghost story ormai abusati in troppo cinema asiatico moderno, sia per il mondo in cui si è scelto di trasmettere allo spettatore informazioni sul passato, elargite attraverso un espediente decisamente macchinoso.

La ragazza dell'inferno

Nel complesso, comunque, Impetigore è un solido horror, ricco di atmosfera e capace anche di disturbare. Un suo enorme punto a favore è la particolare location esotica, un villaggio immerso nel verde in cui si respira realmente un’atmosfera opprimente e misteriosa, capace di trasmettere attraverso le immagini e la fotografia l’afa, l’umidità e il puzzo del sangue.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Lega con abilità più filoni dell’horror.
  • Si respira un’atmosfera malata e disturbante.
  • Alcune soluzioni narrative dell’ultimo atto sono abusate e macchinose.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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