Following, la recensione del primo film di Christopher Nolan

Alcune storie esibiscono il loro biglietto da visita già dalle premesse, imprimendo in poche sequenze l’identità che le caratterizzerà per tutta la loro durata. Queste premesse impattano tantissimo sulle aspettative del lettore o dello spettatore – quando parliamo di storie per il cinema – e da loro dipende il coinvolgimento o meno dello stesso. Following, il primo lungometraggio di Christopher Nolan, mostra un ostacolo grandissimo proprio con la sua premessa che ne decreta la riuscita generale in base alla percezione che lo spettatore ne ha.

Un uomo, disoccupato e aspirante scrittore, passa le sue giornate pedinando persone a caso, senza uno scopo preciso. Un giorno inizia a seguire un ragazzo dall’abbigliamento distinto e con una valigia alla mano, entra con lui in una caffetteria ma viene sgamato: il seguito si chiama Cobb e fa il ladro d’appartamento. Quest’ultimo propone al seguitore di assisterlo in uno dei suoi furti e l’uomo accetta.

Following è immerso in un contesto iperrealistico, ma tutto quello che accade, fin dai primi minuti raccontati nella sinossi qui sopra, di realistico hanno ben poco. O meglio, non che ci siano concessioni al fantastico o al fantascientifico nella storia scritta da Nolan, ma è tutto altamente poco credibile, a cominciare dai personaggi e dal loro modo di agire. Questo crea un grande problema di immedesimazione con i protagonisti e con le loro manie, un problema che nasce fondamentalmente dall’ingenuità della storia messa in scena, ingenua nei risvolti e nei prevedibilissimi colpi di scena tanto quanto lo stesso protagonista. Perché il problema (e spesso è un problema molto soggettivo per lo spettatore) è tutto lì: se non credi neanche a un attimo a quello che ti stanno raccontando e a come lo stanno facendo, tutto ne viene compromesso. Sospensione dell’incredulità, insomma.

Nolan ha realizzato Following nel 1998 in estrema economia, un’opera indipendente che il regista britannico ha scritto, diretto, co-prodotto (budget di 6000 dollari), co-montato e fotografato. Girato in pellicola 16mm (il costo maggiore dell’intera opera era proprio la pellicola, visto che gli attori non sono stati pagati, stando alle cronache produttive), in bianco e nero e in formato 1.37:1, con un montaggio finale di appena 70 minuti: praticamente l’antitesi di quello a cui Nolan ci abituerà negli anni a venire, ovvero opere che esprimono la magniloquenza di un cinema che riempie gli occhi, da vivere sullo schermo più grande e tecnologico possibile. Eppure, in questo piccolo film c’è già molto di quello che reppresenterà la poetica nolaniana, ovviamente in una forma acerba e un po’ goffa.

Innanzitutto, c’è l’idea del tempo frammentato: Following si sviluppa su almeno quattro linee temporali differenti, anzi tre e mezza, alternate in un incastro di flashback e riconoscibili fondamentalmente dal look del protagonista. In confronto a quanto accadrà con i suoi film seguenti, questo disordine temporale non ha alcuna utilità o senso pratico, se non creare un mistero attorno all’incipit che vede il protagonista denunciare a un poliziotto l’accaduto. Inoltre, uno dei personaggi principali si chiama Cobb come il personaggio di Leonardo Di Caprio in Inception e, come lui, fa il ladro ma con un’etica particolare. Infine, sulla porta della stanza del protagonista c’è un grosso adesivo con il logo di Batman… e tutti sappiamo quale sarà la trilogia di successo di Nolan, come in uno strano sguardo sul futuro.

In pratica, però, dietro tanta buona volontà e sprazzi di idee in disordine c’è un film palesemente “imperfetto”, la classica opera di chi vorrebbe ma non può, sacrificata da una scrittura altalenante che vorrebbe omaggiare il noir classico, il neorealismo e Hitchcock ma finisce per pasticciare un po’ tutte queste suggestioni in un film che sembra il saggio di fine corso di una scuola di cinema.

Però Following ha carattere, ha personalità e col senno di poi è perfettamente ascrivibile all’interno dell’iter filmico del suo regista, gettando già le basi per quello che poi sarà il suo primo vero film da grande distribuzione: Memento.

Following è già arrivato in Italia nel 2000 al cinema e in home video, distribuito da Mikado. Il 23 agosto 2023, sfruttando la data d’uscita dell’ultimo film di Nolan, Oppenheimer, Following tornerà nei cinema, distribuito da Movies Inspired in una versione restaurata.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Sperimentale in tutti i sensi e questo gli dà una grande personalità.
  • Si trovano molti tempi e indizi del cinema futuro di Christopher Nolan.
  • C’è un grande problema con la sospensione dell’incredulità fin dall’inizio: i personaggi fanno cose assurde ma tutto è inserito in un contesto realistico e reale.
  • Ingenuità di scrittura.
  • Gli attori non sono professionisti e si vede.
  • Dura solo 1h e 10’ ma è una discreta rottura di palle.
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