Gigolò per caso, la recensione

Il brillante John Turturro dirige e interpreta, accanto a un co-protagonista d’eccezione del calibro di Woody Allen, la frizzante e intensa commedia Gigolò per Caso, che racconta con spigliata ironia e profonda sensibilità il sesso, l’amore e l’importanza dei rapporti umani.
In tempo di crisi, si sa, ciascuno si reinventa come può, spesso creando dal nulla un improbabile business per arrotondare. È proprio quello che succede allo scaltro libraio Murray (Woody Allen) e al galante fioraio Fioravante (John Turturro) che, per rimpinguare le proprie tasche vuote, s’improvvisano rispettivamente manager e gigolò. L’idea è del pragmatico e sornione Murray, al quale la propria dermatologa, la dottoressa Parker (Sharon Stone), ha confidato la fantasia di sperimentare un ménage à trois e chiesto se conoscesse uomini disposti a concedersi a pagamento. Vinte le iniziali reticenze di Fioravante, l’accordo è concluso: i due, sotto gli pseudonimi Virgil e Bongo, danno vita a una proficua attività collaterale… Ma non hanno fatto i conti con i pregiudizi della comunità ortodossa e con la gelosia del poliziotto Dovi (Liev Schreiber)!

Bongo (Woody Allen), da bravo manager, combina l'appuntamento per il ménage à trois.

Bongo (Woody Allen), da bravo manager, combina l’appuntamento per il ménage à trois.

La quinta fatica da regista di John Turturro è una miscela frizzante ma perfettamente equilibrata di comicità leggera, che non indulge mai in volgarità o facilonerie, interessanti spunti di riflessione e piacevole originalità narrativa. Il versatile artista italoamericano si avvale di un ottimo cast – nel quale si distinguono anche la delicata Vanessa Paradis, la scoppiettante Sofia Vergara e, in un piccolo ruolo, il mitico Bob Balaban – di un ritmo drammaturgico efficace e di una colonna sonora azzeccata e accattivante, e riesce a raccontare, con garbato umorismo e acuta intelligenza, tanto la prostituzione, edulcorata metafora del desiderio di contatto degli esseri umani, ansiosi di evadere dalla propria solitudine esistenziale, quanto la chiusura delle comunità chassidica, della quale diviene fragile emblema la difficile condizione della donna. Quest’ultima, nel film, è rappresentata dalla riservata vedova Avigal (Vanessa Paradis), disperatamente bisognosa di passione e affamata d’amore e d’esperienze. Da questo punto di vista, inoltre, il risultato complessivo, oltre che molto curato visivamente, si rivela anche assolutamente rigoroso nella ricostruzione di ambienti e usi e costumi dei personaggi principali e secondari, appartenenti a culture molto diverse.

La scrittura dei personaggi è, a sua volta, uno dei punti di forza del lungometraggio. Ciascuno risulta ben caratterizzato, arricchito da complesse sfaccettature e lungi dal risultare mera maschera comica o sterile carattere. In primis, il protagonista Virgil-Fioravante: forte e carismatico quanto semplice e tenero; Turturro presta la propria fisicità a un uomo profondamente innamorato delle donne e curioso di indagare la loro personalità, ma anche in grado di farle sentire, al tempo stesso, ascoltate e protette, desiderate e sedotte. Per quanto riguarda Bongo-Murray, Woody Allen, che è un piacere rivedere in forma davanti alla macchina da presa, si cimenta in una performance divertente e godibile, dando vita a un personaggio assolutamente nelle sue corde e, in virtù di questo, convincente e spiritoso. La stessa dottoressa Parker, moglie benestante alla ricerca di emozioni forti interpretata da un’inedita Sharon Stone, non è altro che il frutto di una serie di scelte sbagliate e cela in sé l’enigmatico dissidio di chi, per tutta la vita, ha abdicato la propria volontà in favore delle aspettative altrui.
Nota di merito anche per i dialoghi brillanti e mai banali, impreziositi da battute sagaci e argute, destinate a rimanere impresse. Il tocco di Woody, che ha monitorato costantemente la genesi della sceneggiatura, esprimendo spesso e volentieri il proprio parere e dispensando consigli, si nota eccome, e farà la gioia dei suoi estimatori.

Fioravante (John Turtrurro), che riscuote da subito molto successo presso le sue clienti, si abbandona ad un tango appassionato con la supersexy Selima (Sofia Vergara).

Fioravante (John Turtrurro), che riscuote da subito molto successo presso le sue clienti, si abbandona ad un tango appassionato con la supersexy Selima (Sofia Vergara).

Tuttavia, è inevitabile notare come la seconda parte del film, incentrata prevalentemente sui tormentati sentimenti tra Fioravante e Avigal, perda in parte lo smalto e il mordente che, fino ad allora, avevano catturato l’attenzione dello spettatore; inoltre, il colpo di scena finale, vagamente incoerente, rischia di spiazzare e lasciare inequivocabilmente l’amaro in bocca.
Ad ogni modo, Turturro ha realizzato, nel complesso, un prodotto elegante ed effervescente che, partendo da uno spunto semplice ma singolare, e avvalendosi, in maniera mai banale, dei codici del linguaggio umoristico e della cifra stilistica propria della commedia romantica, riesce a esplorare, con audace raffinatezza, temi scottanti e questioni spinose, ridendoci certamente su, ma suggerendo al pubblico di andare oltre le apparenze e soffermarsi a meditare sull’autenticità delle emozioni e dei rapporti, che siano d’amicizia o sentimentali.

Gigolò per caso, presentato al Toronto International Film Festival e al Bif&st, è distribuito da Lucky Red e debutterà nelle nostre sale il 17 aprile.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • La storia originale raccontata con briosa leggerezza.
  • La scrittura efficace e coinvolgente delle dinamiche narrative, dei dialoghi e dei personaggi.
  • Le godibili performance del cast in forma smagliante .

 

  • Seconda parte visibilmente sottotono rispetto alla prima.

 

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Gigolò per caso, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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