Gli ultimi saranno gli ultimi, la recensione

“E’ un film che racconta di una reazione”, con questa parole Massimiliano Bruno definisce il suo ultimo film, Gli ultimi saranno gli ultimi, parole semplici che però colgono il cuore del film stesso. Luciana (Paola Cortellesi) è una donna che conduce una vita ordinaria, non ha mai preteso troppo e si accontenta di quella che possiede; è una donna che non ha mai reagito, ha sempre preferito ripensarci dopo, non rispondere subito ma chiedersi come sarebbe stato giusto rispondere. Nonostante questo, la protagonista de Gli ultimi saranno gli ultimi è una donna estremamente forte che porta con sé l’incarico di sostenere la sua vita, quella del marito e, soprattutto, quella di un bambino in arrivo.

La pellicola nasce da un testo teatrale dello stesso Bruno che vedeva sempre come protagonista la Cortellesi. Ultimamente, il cinema italiano ama fare avanti e indietro con le trasposizioni teatrali, vicinissimo a noi il caso di Sergio Rubini con il fascino delirante di Dobbiamo parlare, noi non abbiamo visto l’originale teatrale ma a livello cinematografico Gli ultimi saranno gli ultimi ha tutte le caratteristiche per funzionare al meglio e la storia che si vuole raccontare merita il grande schermo e la forza visiva delle immagini. Peccato che una storia così carismatica sia stata sovraccaricata da una serie di tematiche secondarie che hanno reso la pellicola meno unitaria e coinvolgente. Il film parla di una reazione ma anche di un problema: la maternità. Si racconta una tristissima verità che dopo anni di lotte sociali è ancora presente negli ambienti di lavoro italiani: quando Luciana si ritrova senza lavoro per “colpa” del suo pancione la sua vita cadrà in un baratro sempre più profondo in cui la parola principe che guiderà il suo personaggio sarà dignità.

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Il primo minuto della pellicola fa subito un po’ dispiacere: la poca fantasia che colpisce quasi tutti gli autori del cinema italiano riguardo la struttura narrativa è disarmante; è sempre meglio lineare e pulito che flashforward e flashback tutti uguali a loro stessi.

 “Qual è il confine per ognuno di noi?”: è un’ottima domanda, in modo particolare in questo momento storico e se raccontata da una donna incinta e senza lavoro. Proprio questa domanda doveva essere l’unica affrontata dalla pellicola con molta attenzione e con i giusti tempi narrativi.

Paola Cortellesi sorregge il film con una forza travolgente (probabilmente data dal fatto che nello spettacolo teatrale l’attrice interpretava tutti i personaggi della storia); ritorna la discriminazione sul luogo di lavoro per il genere femminile, tema che aveva già visto l’attrice protagonista nel film Scusate se esisto di Riccardo Milani. Con la sua bravura spiazzante e con un personaggio troppo drammatizzato mette tutto il resto in secondo piano, primo fra tutti il marito Stefano (Alessandro Gassman) al quale non vengono garantiti i giusti spazi. Gassman interpreta un uomo insicuro, inattivo davanti alle crisi del mondo contemporaneo, un uomo che non vuole lavorare e vive di scommesse ed affari. Quasi un non uomo, privo di qualunque volontà di reagire per sé stesso e per la sua famiglia. Accumunato dall’inazione, per motivi diversi, è il poliziotto Antonio (Fabrizio Bentivoglio) sul quale è costruita una storia parallela: plot piacevole ma non necessario e sufficiente. Il personaggio interpretato da Bentivoglio non viene caratterizzato fino in fondo, e non capendo il suo passato non possiamo elaborare il suo presente. Infine, i personaggi di contorno non aiutano il film ma lo deteriorano: appare una scelta errata aggiungere la transfobia, le amicizie cotte e mangiate ed i soliti poliziotti cattivi. Inoltre, il dramma non viene affiancato da una parte comica convincente: pochissime scene fanno prendere un po’ di fiato allo spettatore che arriva al finale con l’acqua alla gola. Proprio il finale rappresenta curiosamente il meglio ed il peggio della pellicola: il meglio si ritrova nella risposta alla domanda iniziale ed il peggio nella fretta e nello sviluppo rapidissimo degli argomenti. Le ultimissime scene rendono tutto terribilmente facile quando il film si prefiggeva di raccontare grandi ingiustizie umane.

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Un film che, in definitiva, parla di troppe persone e di troppe tematiche che se accostate l’una all’altra diventano macchiette. Gli ultimi saranno gli ultimi ha voluto strafare un po’ in tutto: personaggi, temi ed anche recitazione (nella parte finale) mentre se avesse posto l’attenzione solo sui suoi capisaldi narrativi avrebbe fatto un lavoro sicuramente più curato. La pellicola rimane considerevole a livello di denuncia sociale ma a livello cinematografico si attesta su un titolo sufficiente ma non eccelso.

Matteo Illiano

PRO CONTRO
  • Una Paola Cortellesi in grandissima forma per incarnare la donna contemporanea e la sua forza d’animo.
  • La coppia protagonista mostra in maniera chiara il rapporto tra maschile e femminile nell’era della crisi (economica e dei valori).
  • Tanto di cappello a Massimiliano Bruni che ha preferito un film non facile e di denuncia sociale forte e diretta a non un prodotto dai soldi facili.
  • Il difetto principale è l’aver voluto raccontare troppo. Esagerare non sempre fa bene.
  • I personaggi di contorno tolgono tempo ai personaggi di Gassman e Bentivoglio che ne avevano veramente bisogno.
  • Il dramma umano della protagonista non viene smussato in alcun modo da parti comiche e questo rende la visione particolarmente pesante.
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