Il Paradiso degli Orchi, la recensione

Il trentatreenne Benjamin Malaussène riveste numerose posizioni; è ufficialmente un responsabile tecnico al “Au Bonheur Parisien”, un famoso centro commerciale parigino, ufficiosamente un capro espiatorio, per la stessa azienda, e soprattutto un fratello perfetto, punto di riferimento di un’intera famiglia.

La sua routine consiste nel farsi maltrattare, furbamente, dal suo datore di lavoro davanti ai clienti insoddisfatti, in modo da evitare ogni volta che il centro commerciale venga denunciato per una qualche mancanza a discapito dei consumatori. Dietro l’apparente ruolo di responsabile tecnico, che difficilmente riesce a giustificare, ecco che si nasconde quello di un capro espiatorio di professione per il quale viene realmente retribuito da “Au Bonheur Parisien”! La sua dignità, però, è sacrificata per una buona causa, la sua famiglia, numerosa, allegra e felice, piena di fratelli che sua madre, costantemente innamorata, concepisce in giro per il mondo, a cui Benjamin regala tutto se stesso. Vivendo la sua vita, quindi, non ci si annoia mai soprattutto quando nel luogo in cui lavora cominciano a scoppiare misteriosi ordigni ovunque egli si trovi, scatenando su di lui tutti i sospetti della polizia e di cui verrà poi accusato di esserne il responsabile. La situazione si fa sempre più pericolosa, e ad affiancare il protagonista ci si troverà una determinata giornalista, zia Giulia, impersonata dalla sensualissima Berenice Bejo.

Il film Il Paradiso degli Orchi arriva trent’anni dopo il primo romanzo omonimo della fortunata saga dei Malaussène dello scrittore francese Daniel Pennac, ed è stato presentato nella sezione Fuori Concorso del Festival Internazionale del Film di Roma. Il giovane regista trentenne, Nicolas Bary, riesce a svecchiare l’opera di Pennac portandola ai nostri tempi moderni, senza però tradirne la genuinità, la semplicità e lo stile.

Benjamin Malaussène e i suoi fratelli

Benjamin Malaussène e i suoi fratelli

I romanzi del ciclo dei Malaussène di Daniel Pennac è composto da sei romanzi, di cui Il Paradiso degli orchi è il primo, questo può farci pensare che il film abbia dei sequel anche se può ritenersi già completo e a sé.

Potrebbe anche essere un ossimoro, ma Il Paradiso degli Orchi può benissimo essere considerato a tutti gli effetti una commedia noir, metaforica, una storia quasi impossibile da riportare sul grande schermo, eppure Bary c’è riuscito benissimo! È difficile definirne il genere poiché il film è percorso ininterrottamente da uno stile leggero sia quando attraversa momenti comici che quando, invece, ci si trova a dover confrontare con temi di gran lunga più importanti. La gioia infinita che trasmette la famiglia Malaussène, nonostante i problemi che affronta quotidianamente, è il messaggio che più colpisce lo spettatore, soprattutto ai nostri tempi in cui il più delle volte ci si lascia abbattere dalle avversità. Eppure Benjamin riesce a superare col buon umore anche le situazioni più pericolose in cui si ritrova suo malgrado.

Tra mistero e risate, Il Paradiso degli Orchi è una pellicola elegante, in puro stile francese, e soprattutto originalissima. Il film sarà nei nostri cinema a partire dal 14 novembre e nel cast troveremo anche una star del cinema indipendente, il regista Emir Kusturica, nei panni emblematici del guardiano di origine serba che sa molto più di quel che sembra.

Rita Guitto

PRO CONTRO
  • La commistione di diversi generi, ben amalgamati, in una sola pellicola è sicuramente una scelta vincente.
  • Nessuno.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +2 (da 2 voti)
Il Paradiso degli Orchi, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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