Il ricco, il povero e il maggiordomo, la recensione

Dopo quattro lunghi anni, il trio all’italiana più famoso e ben assortito dello spettacolo contemporaneo torna a popolare le nostre sale cinematografiche con la sua ottava fatica: Il Ricco, il Povero e il Maggiordomo. La nuova commedia, diretta da Aldo, Giovanni e Giacomo insieme a Morgan Bertacca, è molto diversa dai precedenti lungometraggi e, sotto alcuni aspetti, persino inedita nella filmografia dei tre alfieri della comicità chiassosa ma mai trasandata.
Il dottor Giacomo Maria Poretti è un riccone che abita in una villa da sogno e non si cura di altri che di sé; il suo maggiordomo, Giovanni, lavora sodo e intrattiene un’appassionata relazione con la cameriera venezuelana Dolores (Guadalupe Lancho), ansiosa di convolare a nozze; Aldo, infine, è un venditore abusivo che sogna una bancarella tutta sua, vive sulle spalle dell’energica mamma Calcedonia (Giuliana Lojodice) e allena una sgangherata squadra di calcio composta da bimbi stranieri.
I destini dei tre s’incontrano quando il macchinone di Giacomo, guidato da Giovanni, investe un Aldo in fuga dai vigili. Per scusarsi – a suo modo – dell’accaduto, Giacomo offre all’uomo un risarcimento in denaro in cambio di qualche giorno di lavoro presso la sua villa. Le cose si complicano quando la grossa cifra investita da Giacomo nello stato africano del Burgundi viene completamente scialacquata. Il ricco del titolo, dunque, non è più tale, e perde tutto, letteralmente. Ma non è il solo: Giovanni deve, a sua volta, dire addio ai soldi della liquidazione, che gli avrebbero consentito di sposare la sua Dolores, la quale reagisce indignata. Aldo, a quel punto, offre ospitalità ai due reietti nella casetta della mamma, dando il via a una convivenza improbabile e movimentata, ma dai risvolti assolutamente inaspettati…

aldo giovanni giacomo

Un incipit, per la pellicola natalizia del nostro terzetto, decisamente in sordina e sottotono, che non lascia ben sperare. Tra gag stantie e comicità slapstick datata e affatto efficace, c’è di che sbadigliare e rimanere perplessi. Tuttavia, pian piano, il film riesce a ingranare e si costruisce, nel suo piccolo, una propria dignità e solidità narrativa, regalando allo spettatore disilluso un piacevole colpo di scena. Le tematiche sulle quali la vicenda punta sono tutt’altro che nuove: la solidarietà, che prescinde da ogni pregiudizio; l’importanza di essere generosi e offrire al prossimo una spalla su cui contare; l’amore e l’amicizia. Diventa, però, interessante inquadrare tali elementi nelle consuetudini artistiche di Aldo, Giovanni e Giacomo. Sebbene abbiano sempre lasciato spazio, nei lungometraggi, ai buoni sentimenti, mai come in questo caso lo avevano fatto al punto da porre in secondo piano l’ironia pungente e quel pizzico di sano ‘politicamente scorretto’ che da sempre li caratterizza. Con questo, non si sta insinuando che Il Ricco, il Povero e il Maggiordomo sia un film lezioso o sdolcinato. Al tempo stesso, è evidente come i protagonisti e registi abbiano scelto, stavolta, di concentrarsi prevalentemente sull’importanza di un messaggio piuttosto che sul graffio e la risata a ogni costo.

Questa scelta, in parte apprezzabile, non rappresenta di certo il punto di forza del film, che risiede piuttosto nel carisma interpretativo di una signora della scena quale Giuliana Lojodice. La meravigliosa attrice tiene le redini della pellicola con disinvolta vitalità e irresistibile simpatia, facendo della signora Calcedonia la figura più interessante e notevole. Le sequenze che la vedono coinvolta sono, forse, le uniche a strappare davvero qualche sincera risata, in virtù anche della bella alchimia che si crea tra il personaggio e il terzetto. A proposito di quest’ultimo, nelle scene in cui i tre interagiscono tra loro si respirano ancora il guizzo e la sintonia che hanno reso popolare e vincente il loro sodalizio. Peccato che, rispetto ai film d’esordio, non si possa fare a meno di notare un generale infiacchimento che rende complessivamente il prodotto senza infamia e senza lode, nonostante una certa cura formale e una stuzzicante colonna sonora.

aldo giovanni 2

Il Ricco, il Povero e il Maggiordomo, dunque, è una favola senza pretese, che ha il pregio di sviluppare un discorso, in linea di massima coerente, sulla diversità intesa come virtù e sull’importanza di avere un complice in questa folle giostra, senza cinture di sicurezza, che è la vita. L’inossidabile trio mostra un po’ di stanchezza e non fa centro, ma nemmeno fallisce su tutti i fronti. Si ride molto di meno ma, probabilmente, si rifletterà di più. Aldo, Giovanni e Giacomo torneranno nei cinema l’11 dicembre, grazie a Medusa Film.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • Giuliana Lojodice.
  • L’incipit fiacco cede il posto a un lungometraggio affatto privo di contenuti.

 

  • Gag stantie e inefficaci. In un film con protagonisti tre comici famosi, non è cosa da poco.

 

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Il ricco, il povero e il maggiordomo, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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