I’ll Take Your Dead, la recensione

A dispetto di quanto possa pensare il grande pubblico, la scena horror americana vede al suo interno numerose produzioni indipendenti o a basso costo, che però in Italia giungono con il contagocce a causa di una distribuzione che privilegia quasi sempre prodotti commerciali per il grande pubblico e le solite case di produzione ormai dominanti (la BlumHouse su tutte). All’interno di questo mare magnum di nomi e titoli reperibili oltreoceano, troviamo anche Chad Archibald, regista e produttore canadese conosciuto ai più per far parte del team che ha partorito titoli come i due modesti Antisocial e il decisamente più brillante Let Her Out. Un andamento altalenante di risultati riscontrabile anche nella sua produzione dietro la macchina da presa in quanto Archibald, dopo alcune pellicole anonime e il convincente per metà The Heretics, torna alla regia con risultati più che discreti con un nuovo film dal titolo I’ll Take Your Dead.

L’autore, infatti, mette a segno un’opera convincente per tanti aspetti, variegata nei contenuti e nell’approccio narrativo, dalle atmosfere inquietanti, supportate da una storia torbida e quasi sconfinante nel dramma psicologico in alcuni punti, con tanto di profonda riflessione sulla morte e sull’elaborazione del lutto da parte di un genitore (non è casuale, in tal senso, la dedica finale alla madre da parte di Archibald)

I'll take your dead

Rimasto vedovo a causa della prematura morte di sua moglie e con una famiglia da crescere, William si trova costretto a portare avanti un’attività lavorativa tanto remunerativa quanto rischiosa e inquietante: la sua fattoria di campagna, infatti, è diventata una discarica in cui i malavitosi del posto portano i cadaveri delle loro vittime per farli sparire grazie al lavoro di macelleria effettuato dall’uomo. Tutto procede come sempre fino al giorno in cui una donna si risveglia mentre il protagonista sta effettuando la sua consueta operazione sul cadavere. Da quel momento inizia un intreccio fatto di legami affettivi inaspettati e il passato della ragazza che torna a bussare.

i'll take your dead

Fin dalle prime battute appare chiaro come l’intento di Archibald sia quello di non dar vita ad un horror piatto e scontato sia nei toni che nelle atmosfere, bensì di mescolare vari generi e concentrarsi così su diversi aspetti e punti di vista della storia. Nell’arco di questo intreccio variopinto I’ll Take Your Dead assume più personalità: abbiamo la componente da dramma piscologico con tanto di approfondimento e caratterizzazione attenta dei personaggi; abbiamo, poi, forti tinte da crime story; ed infine le immancabili componenti da ghost story che vedono come protagonista la piccola Gloria e le fantomatiche anime delle persone fatte a fette dal padre.

Un mix convincente che contribuisce a creare un plot scorrevole, scritto in maniera solida dallo stesso regista e da Jayme Laforest, ed efficace nel raccontare una storia torbida composta da protagonisti costretti a fare i conti con la morte in tutte le sue sfaccettature. Il tutto anche grazie alle buone prove offerte da Aidan Devine e la giovane rivelazione Ava Preston, il cui personaggio risulta nel complesso quello analizzato e descritto meglio per quanto riguarda carattere e stato d’animo.

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Non mancano, tuttavia, le zone d’ombra in quanto se le prime due anime dello script appaiono bene amalgamate tra loro, lo stesso non può dirsi della terza, quella del genere ghost story, basata su scene dal facile spavento ed effetti visivi posticci e poco paurosi e non conformi al corpo del film. A questo, infine, va aggiunto un finale davvero deludente che rischia di gettare alle ortiche la buona resa del film fino a qualche momento.

Al netto di tutto ciò, I’ll Take Your Dead resta comunque un film godibile che conferma le buone qualità di un regista in fase di crescita e miglioramento.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • Una storia dalle diverse anime e scorrevole nel suo svolgimento.
  • Il cast si rivela all’altezza della situazione.
  • La sceneggiatura sempre solida e quasi mai balbettante.
  • La parte da ghost story francamente evitabile e fuori luogo.
  • Finale deludente che rischia di rovinare quello di buono fatto in precedenza.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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