Into the Storm, la recensione

Il disaster movie è tra I filoni cinematografici più costosi ma anche più redditizi abitualmente frequentati da Hollywood. Antico quasi quanto il cinema stesso, visto che il primo film diffusamente legato a questo genere è La distruzione del mondo diretto nel 1933 da Felix E. Feist, il disaster movie ha toccato ogni tipo di catastrofe in modi stilisticamente e narrativamente piuttosto simili, ovvero mostrando la distruzione da diversi punti di vista e accentuando lo spirito di sacrificio umano e l’unione famigliare. Non scappa alla tradizione anche Into the Storm, nuova opera di Steven Quale dopo l’apprezzabile Final Destination 5, anche se questo blockbuster estivo a base di tornado riserva una fondamentale sorpresa.

Malgrado non sia stato pubblicizzato come tale, forse a causa dei sempre più tiepidi consensi che questi film stanno ottenendo, Into the Storm è di fatto un mockumentary. E questa è una gran novità per il genere a cui appartiene.

Come ben sappiamo, girare un film con la tecnica del finto documentario aiuta a contenere i costi e anche l’opera di Quale ha usufruito di questo vantaggio, pur nei limiti che un film catastrofico può avere, costando “solo” 50 milioni di dollari. Budget a parte, il mockumentary ha anche il merito di creare partecipazione, di immergere lo spettatore nello spettacolo in maniera più diretta. A tal proposito, il filone catastrofico sarebbe potuto sembrare un’arma a doppio taglio: mettere faccia a faccia lo spettatore con i disastri naturali utilizzando immagini mosse e soggettive accentua davvero l’immedesimazione oppure penalizza la caratura spettacolare, da sempre peculiarità di questo genere?

Stando al film di Steven Quale si può senz’altro propendere verso la scommessa vinta perché, seppur siamo, narrativamente parlando, in territori davvero molto canonici, Into te Storm offre uno spettacolo che ha dell’innovativo e si fa forte di un assetto spettacolare che nulla ha da invidiare ai “colleghi” da 200 milioni di dollari.

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Into the Storm racconta l’adrenalinica attività di alcuni documentaristi che inseguono tornando su e giù per gli Stati Uniti fino a giungere a Silverton, la classica cittadina di provincia, su cui sta per abbattersi una tempesta che definire catastrofica è un eufemismo. Vivremo l’evento, oltre che dalla videocamera dei documentaristi, attraverso gli occhi di un padre alla ricerca del figlio disperso e due youtubers alla ricerca del video spericolato che possa renderli famosi.

Quello che colpisce in Into the Storm, come già detto, è la tecnica utilizzata che fino ad oggi non è stata praticata in questo filone. Telecamere di sorveglianza, riprese rubate, telefoni, riprese professionali… tutto ciò si alterna e, in parte, confluisce nella tecnica classica per portarci in una situazione straordinaria di sopravvivenza. Into the Storm offre grandi momenti di tensione, come il gran finale nel sottopassaggio, ma soprattutto momenti spettacolari che sanno farsi ricordare, basti pensare al tornado infuocato e alla scena del mega-tornado che trascina via gli aeroplani.

Poi si può senz’altro criticare la poca fantasia nella costruzione dei personaggi e nelle dinamiche che intercorrono tra loro, ma il film funziona, ha qualche cosa da dire in confronto a gran parte degli altri film catastrofici e cattura dall’inizio alla fine nel suo essere il Twister del nuovo millennio.

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Ottimi effetti speciali – e non poteva essere altrimenti, visto che Steven Quale è stato supervisore degli effetti visivi in Avatar – e un cast sufficientemente azzeccato, visto che annovera nei ruoli da protagonisti il Richard Armitage già Thorin Scudodiquercia in Lo Hobbit e la Sarah Weyne Callies di The Walking Dead. Ma si fa notare anche Alycia Debnam Carey, che nel film è Kaitlyn, la ragazza “in trappola” di cui è innamorato il protagonista Max Deacon.

Into the Storm è dunque una bella sorpresa che trae forza soprattutto dal suo voler essere il primo film in p.o.v. catastrofico della Storia del Cinema, ma sa comunque intrattenere con mestiere, dimostrando che Steven Quale ha perfettamente inquadrato il genere.

 Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Introduce efficacemente il filone catastrofico allo stile mockumentary.
  • Scene di grande spettacolarità e intensità.
  • Effetti speciali di qualità.
  • I personaggi e le loro vicende personali sono fin troppo canoniche.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Into the Storm, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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