Io, Dio e Bin Laden, la recensione

La parabola discendente che vede protagonista Nicolas Cage non accenna ad arrestarsi e proprio quando il noto attore di Ghost Rider aveva tra le mani un progetto potenzialmente interessante, gestito da persone giuste, il tutto si risolve in un fuoco di paglia che dà vita all’ennesimo “brutto film con Nicolas Cage”. Che peccato! Che peccato constatare che Io, Dio e Bin Laden (Army of One) è una commedia totalmente sbagliata, che non riesce a sfruttare neanche per un secondo l’irresistibile soggetto da cui nasce. 

Io, Dio e Bin Laden è ispirato alla vera storia di Gary Faulkner, cittadino americano che tentò ben 11 volte, tra il 2002 e il 2010, di di recarsi in Pakistan per stanare e uccidere l’uomo più ricercato del mondo: Osama Bin Laden. Perchè tutto questo? Semplice! Faulkner diceva di essere in contatto diretto nientepopodimeno che con Dio, che lo aveva incaricato di far fuori il nemico numero uno della cristianità. Armato di una katana comprata da una televendita tv e privo di qualsiasi conoscenza geografica, culturale, militare, Faulkner tenta in tutti i modi di raggiungere il Medio Oriente, finché ci riesce, passando gran parte degli oltre trenta giorni di permanenza in Pakistan fumando crack, infastidendo gli abitanti e cacciandosi nei guai, fino a farsi notare dai servizi segreti americani in terra afghana.

Gary Faulkner esiste davvero, nel film lo vediamo lungo i titoli di coda, e la sua storia è diventata nota grazie a un articolo di GQ pubblicato nel 2010, dopo il quale è comparso in talk show e programmi televisivi e radiofonici che l’hanno inquadrato più che altro come “caso umano”. Faulkner, infatti, qualche “rotella” fuori posto ce l’ha davvero, allucinazioni visive e uditive attenuate da pesanti psicofarmaci che lui, puntualmente, decide di interrompere. L’Odissea di un “cretino” senza arte ne parte, un perdigiorno senza tetto, dipendente dalle droghe, che dorme sul divano del suo migliore amico e nei 90 minuti di durata del film riesce anche a trovare l’amore in una sua ex compagna di scuola (interpretata da Wendi McLendon-Covey), dolce ed empatica che decide di ospitarlo in caso con una poco credibile nonchalance.

C’è  del materiale così potenzialmente succulento per farne una commedia folle, satirica e demenziale in Io, Dio e Bin Laden da far quasi rabbia il risultato raggiunto da Larry Charles... eh già, perchè dietro la macchina da presa, come se non bastasse, c’è proprio il regista di Borat, Bruno e Il dittatore, ovvero la persona giusta piazzata proprio sul film giusto. E invece nulla, Io, Dio e Bin Laden è una noiosa farsa priva di gag riuscite, priva di ritmo e con un buonismo familista di base che riesce anche ad irritare.

Non c’è nulla dell’irriverenza caustica di Borat e Il dittatore in Io, Dio e Bin Laden e l’ironia si dipana esclusivamente su gag fisiche che riguardano Nicolas Cage sotto gli effetti degli stupefacenti che fa cose sceme per nulla divertenti e inciampa, cade, urla. Questa è l’ironia del film, affidata a un Nicolas Cage sovrappeso e mattatore, chiaramente alle prese con un ruolo che poteva rappresentare la risalita di qualità della sua carriera, se solo fosse stato scritto con cognizione di causa e inserito in un contesto un minimo intelligente e ponderato. La sceneggiatura di Rajiv Joseph e Scott Rothman, invece, è un disordinato e moscissimo pamphlet che porta in scena momenti di ripetitiva ridicolaggine.

Poco pregnanti anche i ruoli di contorno, a cominciare dal pessimo Russell Brand, showman che al cinema non funziona praticamente mai, qui chiamato a vestire i panni di Dio con poca convinzione e nessuno spirito dissacrante. In piccoli ruoli anche Rainn Wilson di The Office e Denis O’Hare di American Horror Story nei panni di due agenti dei servizi segreti americani.

Negli Stati Uniti Io, Dio e Bin Laden è stato distribuito nel 2016 in un numero limitatissimo di cinema per approdare subito dopo on demand sui servizi di streaming e in home video. L’Italia è l’unico Paese europeo insieme a Spagna e Portogallo a dedicare a Io, Dio e Bin Laden una distribuzione al cinema. Una timidezza di questo tipo nella diffusione del film di Larry Charles è indicativa.

Provaci ancora Nic, nonostante tutto, noi crediamo ancora in te!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Nicolas Cage ci crede tantissimo, si vede.
  • Una commedia che non diverte mai.
  • Personaggi costantemente sopra le righe che risultano solo irritanti.
  • Visivamente squalliduccio.
  • Nelle premesse vorrebbe essere scorretto e dissacrante, invece è più morbido di un teen musical di Disney Channel.
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