La casa dei fantasmi, la recensione

Gabbie è una mamma single che vive con Travis, il suo giovanissimo figlio. Desiderosa di lasciarsi il passato alle spalle, la donna ha acquistato per un buon prezzo un’imponente villa tanto grande quanto isolata. Ma quella che sembrava la casa da sogno si rivela nell’immediato una magione piena zeppa di fantasmi, misteri e pericoli. Disperata e impaurita, Gabbie chiede l’aiuto di Kent, un eccentrico e singolare prete, che di riflesso si rivolge a Ben Matthias. Quest’ultimo, infatti, è un astrofisico esperto di paranormale che dopo la morte della sua compagna (una medium) è caduto in depressione e si è riciclato come guida turistica nei luoghi infestati di New Orleans. Ormai scettico e disilluso nei confronti di ogni cosa, Ben non ha nessuna intenzione di rispondere alla chiamata d’aiuto di Kent fin quando non si lascia tentare dalla corposa offerta economica. Giunto all’interno della sinistra magione, Ben si vede costretto a mettere da parte il suo scetticismo e subito capisce che in quella villa c’è qualcosa di estremamente inquieto. Ora bisogna mettere in piedi una vera e propria squadra di acchiappa-fantasmi: al gruppo di Ben e Kent si uniscono la medium Harriet e Bruce Davis, un anziano studioso di storia locale.

Esorcizzare quella villa sarà tutt’altro che un gioco da ragazzi!

La casa dei fantasmi

Potremmo fare della facile ironia ed affermare che in casa Disney le proprietà intellettuali sono un po’ come il maiale: non si butta via niente!

Soprattutto in questi ultimissimi anni, dopo essersi espansa a dismisura con l’acquisizione di brand importanti (Star Wars e Marvel su tutti) e aver inglobato persino interi Studios, la casa di Topolino sembra davvero non riuscire a trovare alcun tipo di pace.

Ormai quel simpatico di Topolino sembra essere diventato davvero una variante animalesca dell’uomo del Monopoli. La Disney è di fatto il vero simbolo dell’industrializzazione hollywoodiana: tantissimi prodotti realizzati a catena di montaggio, un po’ tutti uguali e visibilmente senz’anima, pensati per un profitto immediato e non con la speranza di consegnare al futuro un qualcosa di artisticamente interessante.

Tra film d’animazione e serie tv, saghe interminabili e discutibili live-action, sequel, remake, spin-off, sequel dei live-action e chi più ne ha più ne metta, continua ad essere portata avanti anche la tradizione di realizzare lungometraggi tratti direttamente da alcune celebri attrazioni dei parchi Disneyland.

La casa dei fantasmi

Era già accaduto nel 2000 con il lungometraggio d’animazione Dinosauri, poi nel 2003 c’è stato il felicissimo caso de I Pirati dei Carabi, nel 2015 è stata la volta del poco fortunato Tomorrowland mentre due anni fa c’hanno riprovato Dwayne Johnson e Emily Blunt con il poco incisivo Jungle Cruise. Questi, ovviamente, sono solo alcuni dei titoli più recenti e famosi, perché andando indietro nel tempo se ne possono scovare molti altri di film ispirati ad attrazioni più o meno note di Disneyland (come, ad esempio, il sottovalutato Mission to Mars diretto da Brian de Palma).

A questa lista di film oggi se ne aggiunge un altro, ovvero La casa dei fantasmi, che si presenta al pubblico come secondo adattamento cinematografico della famosissima ed applaudita attrazione a tema horror The Haunted Mansion.

Secondo, si, perché anche se lo abbiamo rimosso praticamente tutti dobbiamo ricordarci che nel 2003 usciva nelle sale statunitensi il primo adattamento di questa celebre attrazione, un family horror piuttosto sgangherato diretto da Rob Minkoff (Stuart Little, Mr. Peabody e Sherman) e interpretato da Terence Stamp e da un ormai bollito Eddie Murphy.

La casa dei fantasmi

Dunque, è stato allora che in casa Disney si è fiutato il potenziale cinematografico dell’attrazione The Haunted Mansion, ma purtroppo La casa dei fantasmi con Eddie Murphy non ha permesso alla Major di bissare quel successo ottenuto poco prima con il franchise affidato alle imprese del Capitan Jack Sparrow.

Il cattivo responso della critica e la parziale indifferenza del pubblico, tuttavia, non hanno scoraggiato lo Studio che già nel 2010 aveva pensato di mettere in cantiere un reboot da affidare alle mani esperte e sagge di Guillermo Del Toro. Ma le ambizioni del regista messicano, interessato ad ambientare la vicenda all’interno di una realtà alterata anziché nel mondo reale, non hanno fatto scopa con la volontà dello Studio che ha preferito licenziare il regista e mettere in stand-by il progetto fino ad oggi.

E quindi in quest’estate infuocata, mentre i botteghini di tutto il mondo hanno fatto scintille grazie al fenomeno del Barbenheimer, Walt Disney decide temerariamente di sfidare Warner e Universal proprio con questa nuova versione de La casa dei fantasmi diretto dal semi-sconosciuto Justin Simien.

La casa dei fantasmi

Tredici anni d’attesa per questo reboot, un film “sbagliato” alle spalle pronto a fungere da modello da non seguire, un budget quasi raddoppiato, una storia tutto sommato semplice da raccontare eppure la Disney continua a perdere vertiginosamente il controllo della sua Haunted Mansion.

Anche questa nuova versione de La casa dei fantasmi, infatti, non riesce assolutamente a centrare l’obiettivo e quello portato sul grande schermo da Justin Simien sembra essere tutto fuorché un film divertito tratto da una giostra.

Il problema più grande di questo reboot de La casa dei fantasmi è la sua totale assenza di anima, il suo essere un film assolutamente privo di qualsivoglia personalità. Un prodotto confezionato anche abbastanza bene (seppur tremendamente in linea con i recenti film da destinare direttamente alle piattaforme), ma vuoto sotto il profilo artistico. Sembra quasi che non ci fosse nessuno a credere davvero nella bontà del prodotto, un mero compitino da portare a termine. E tanto basta.

La casa dei fantasmi

Mancando l’anima, e dunque venendo meno quello che potremmo romanticamente considerare il calore umano dell’opera, La casa dei fantasmi ci appare come un film freddo, sterile, un prodotto industriale incapace di veicolare qualsiasi sentimento. E se dunque l’obiettivo di questo family-horror doveva essere quello di divertire e regalare qualche brivido spensierato, l’operazione non può che dirsi fallita.

La casa dei fantasmi non diverte e non spaventa, non ha brio e nemmeno quell’irriverente capacità di suggerire qualche leggero brivido agli spettatori più piccoli (come era riuscito a fare, in tempi piuttosto recenti, il buon Piccoli Brividi). Non si capisce, in effetti, quale possa essere il vero pubblico di un prodotto come questo, troppo frivolo per gli adulti ma davvero tanto noioso per gli spettatori più giovani. Perché dietro ad una durata esageratamente lunga (si superano le due ore), si nasconde un film fiacco e costantemente poco ispirato. Non c’è fantasia in nessuna svolta narrativa, non c’è volontà di creare personaggi simpatici o interessanti, tutti ridotti a macchiette bidimensionali o intrappolati in turbe esistenziali da discount che appesantiscono la storia e basta.

Ma il film si mostra pigro anche sotto il profilo squisitamente fantasy, rivelando una scarsa capacità nel creare mondi fantastici o immaginari originali e interessanti. Dallo sgangherato gruppo di acchiappa-fantasmi alla villa infestata, dal look dei fantasmi al perfido villan, tutto sembra prelevato direttamente da altri contesti e in molte situazioni si ha la sensazione che il film voglia persino imitare il mood espressivo/narrativo di Scooby-Doo.

Il cast è senza dubbio di livello e vede come protagonisti il bravo ma svogliato Lakeith Stanfiled e Rosario Dawson, mentre in ruoli secondari troviamo Owen Wilson, Danny De Vito, Jamie Lee Curtis, Jared Leto, Winona Ryder e il giovane Chase W. Dillon che, con le sue espressioni seriose alla Arnold Jackson, risulta l’unico elemento davvero divertente del film.

In definitiva possiamo dire che di questo La casa dei fantasmi nessuno ne sentiva davvero il bisogno ed è l’ennesima conferma che la Disney dovrebbe iniziare un po’ a rallentare, prendere fiato, e riorganizzare i propri obiettivi dosando meglio quantità e qualità.

A noi, oggi, resta solo la curiosità di come sarebbe stato il film se fosse rimasto nelle mani esperte di Guillermo Del Toro. Avremmo avuto un adattamento più bello di The Haunted Mansion? Oppure Del Toro sarebbe stato l’ennesimo regista schiacciato dall’ingerenza ottusa della casa di Topolino? Abbiamo qualche sospetto, ma ci teniamo il dubbio.

Giuliano Giacomelli

PRO CONTRO
Un cast di livello guidato, a sorpresa, dal giovanissimo Chase W. Dillon. Un’operazione sterile, senz’anima, che non diverte e non spaventa. Come si usa dire oggi: sembra realizzato con l’intelligenza artificiale.
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