La ragazza della palude, la recensione
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Metti un cadavere di un ragazzo e una presunta assassina, allontanata dalla famiglia e dalla comunità in cui vive. Questo è l’incipit de La ragazza della palude diretto da Olivia Newman e tratto dall’omonimo romanzo di Delia Owens, bestseller internazionale, edito dalla casa editrice Solferino.
Catherine Clarke detta Kya (Daisy Edgar-Jones) è una ragazza che vive in una palude della Carolina del Nord. Abbandonata dalla famiglia, è stata costretta a cavarsela da sola. L’incontro con Chase Andrews (Harris Dickinson) porta la ragazza a illudersi di aver trovato il ragazzo dei suoi sogni, ma purtroppo non è così. Quando il giovane viene ritrovato morto, Kya viene indagata come potenziale assassina e trascinata in un processo che non le lascia scampo, poiché le prove contro di lei sono schiaccianti.
Fedele al romanzo da cui è tratto, il secondo lungometraggio diretto da Oliva Newman è un dramma crepuscolare che si concentra sulla sfortunata esistenza della giovane protagonista, cresciuta da sola a causa di una famiglia composta da un padre alcolizzato e violento che porta la madre e i suoi fratelli a scomparire senza lasciare nessuna traccia. È la storia di una donna forte che combatte per poter superare le innumerevoli difficoltà che la vita le ha riservato.
Un elogio va fatto a Daisy Edgar-Jones, nota al grande pubblico per aver interpretato Marianne in Normal People, la miniserie televisiva tratta dall’omonimo romanzo di Sally Rooney. L’attrice britannica riesce a destreggiarsi in un ruolo complesso, sfoderando un accento americano impeccabile e offrendoci un’ottima interpretazione.
L’intricata vicenda che vede coinvolta la protagonista, nonostante la tensione e la suspense, non riesce a coinvolgere del tutto lo spettatore, se non nella prima parte dell’opera, tra i continui flashback che riguardano il passato di Kya e la sua solitudine. La seconda parte che si concentra prevalentemente sulla risoluzione dell’intricato omicidio non riesce a destare nessuna attenzione, arrivando a un finale deludente.
È chiaro fin da subito che la Newman non sia riuscita a prendere le distanze da un romanzo che ha venduto ben quattro milioni di copie, finendo con dirigere un’opera priva di spessore.
Quel che manca a La ragazza della palude è la capacità da parte della regista di trarne un punto di vista personale. Pur mantenendo quella tensione emotiva che contraddistingue i film thriller, l’opera seconda di Olivia Newman punta sulla bravura della Edgar – Jones, ma non basta. Peccato perché le premesse per la buona riuscita del lungometraggio c’erano tutte, ma a causa di una regia anonima e di una sceneggiatura priva di dialoghi brillanti finiscono col disorientare lo spettatore.
Giovanna Asia Savino
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