L’abbiamo fatta grossa, la recensione

Se Carlo Verdone, a 65 anni suonati e una carriera cinematografica quasi quarantennale, è ancora oggi in cima alle classifiche di artista più amato della commedia italiana è perché ha saputo rinnovarsi. Lungi dall’essersi intrappolato in personaggi e meccanismi ripetitivi, Verdone ha cominciato portando al cinema i suoi successi televisivi con autentici capolavori della commedia all’italiana, poi agilmente accantonati – ma mai abbandonati del tutto – per far posto a storie e tematiche che andassero a braccetto con la contemporaneità, spesso anche con drastici cambiamenti di tono. Negli ultimissimi anni, Verdone sembrava essersi legato a dinamiche riguardanti il nucleo famigliare scoppiato, con la predilezione del ruolo del padre separato/divorziato/vedovo messo di fronte alle difficoltà di fare il genitore “sul serio”. Puntuale, arriva il periodico rinnovo e con L’abbiamo fatta grossa il geniale autore romano mette da parte la famiglia e punta tutto sulla risata di pancia.

Nuovamente in collaborazione con la Filmauro di De Laurentiis, Carlo Verdone continua la sua ricerca di nuovi partner con cui condividere lo schermo e dopo l’ottima alchimia con Paola Cortellesi dimostrata nel suo precedente Sotto una buona stella, questa volta trova in Antonio Albanese quello che possiamo considerare uno dei migliori coprotagonisti di sempre.

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Comico/cabarettista nato dai programmi tv Mai dire gol e Quelli che il calcio, Albanese si è ritagliato una dignità di tutto rispetto in campo cinematografico che l’ha portato sia a far da mattatore in film comici basati sui suoi personaggi televisivi (da Un uomo d’acqua dolce a Qualunquemente, passando per La fame e la sete), sia a lavorare con rinomati autori del cinema italiano (da La seconda notte di nozze di Pupi Avati a L’intrepido di Gianni Amelio). Con L’abbiamo fatta grossa, Albanese divide perfettamente la scena con Carlo Verdone adattandosi ai tempi e alla comicità dell’autore romano, pur facendo completamente suo il personaggio. Troviamo, dunque, quella tenerezza e quella irresponsabilità in Yuri Pelagatti che molto richiamano al surreale Epifanio o al remissivo Pacifico, perfettamente adattati al contesto creato da Verdone insieme ai co-sceneggiatori Paquale Plastino e Massimo Gaudioso.

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La (tragi)comica avventura vede coinvolti Yuri Pelagatti e Arturo Merlino, il primo è un attore di teatro smemorato e divorziato, il secondo un ex carabiniere ora scalcagnato investigatore privato che vive con l’anziana e arteriosclerotica zia. Un giorno Yuri si presenta da Arturo per affidargli un caso: trovare le prove che la sue ex moglie abbia una nuova relazione. L’investigatore accetta e nel reperire informazioni sbaglia clamorosamente bersaglio, venendo in possesso di una valigetta che appartiene invece a delle misteriose e potenti personalità della Roma Bene. Da questo momento si crea una caccia all’uomo, anzi alla valigetta, che porta Yuri e Arturo in una serie di improbabili situazioni quasi da spy movie.

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L’articolatissima trama fa di L’abbiamo fatta grossa uno dei film narrativamente più complessi di Carlo Verdone, che possiede però quasi l’anima di una parodia. Siamo lontanissimi dal Verdone corale e semi-serio di Compagni di Scuola e Ma che colpa abbiamo noi, ma distante anche dal Verdone più spudoratamente macchiettistico degli episodici Bianco, Rosso e Verdone o Viaggi di nozze. Piuttosto L’abbiamo fatta grossa richiama le commedie minori più votate al genere che il regista romano ha realizzato sul finire degli anni ’80, da I due carabinieri a Il bambino e il poliziotto, dove la prepotente componente comica va a intrecciarsi con un intrigo poliziesco, evitando, però, la quota drammatica dei precedenti.

Nel suo complesso, L’abbiamo fatta grossa è decisamente riuscito perché molto divertente e cattura l’attenzione dello spettatore grazie a una trama complessa e articolata. I momenti comici sono davvero tanti, per lo più vanno brillantemente a segno, e la coppia Verdone/Albanese è praticamente perfetta, con un plauso particolare ad Albanese, che dimostra ancora una volta di essere un artista davvero completo.

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Di contro, però, L’abbiamo fatta grossa ha qualche leggerezza di troppo a livello di sceneggiatura che implica la credibilità complessiva del racconto. Va bene il suo essere pressoché parodistico, ma in alcuni frangenti il film si perde in “stupidaggini” evitabili, così come il “colpo di scena” sul finale fa crollare la plausibilità del misterioso personaggio interpretato da Massimo Popolizio. Ma la stessa coda del film, per quanto liberatoria e votata all’aggiunta di un elemento di critica sociale (o di costume), appare forse inopportuna, intrusa anzi, dando la sensazione di elemento aggiunto in corsa a script concluso.

Nel suo complesso, comunque, L’abbiamo fatta grossa può dirsi riuscito, risultando un passo avanti in confronto a Sotto una buona stella ma anche due indietro a Posti in piedi in Paradiso. Non saremo ai livelli dei film che lo hanno fatto grande, ma i (tanti) fan di Carlo Verdone hanno un nuovo motivo per ammirare il vero grande erede della commedia all’italiana.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Verdone e Albanese funzionano ottimamente insieme.
  • Antonio Albanese, nel complesso.
  • Pieno di gag divertenti.
  • Qualche leggerezza di sceneggiatura che ne mina la credibilità narrativa.
  • La coda finale.
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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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