Lo stagista inaspettato, la recensione

Con Lo stagista inaspettato Nancy Meyers fa di nuovo centro: dopo il rivoluzionario viaggio nella mente femminile di What Women Want e i piacevoli L’amore non va in vacanza e È complicato, il suo ultimo lavoro dà vita a una commedia che, nella sua leggerezza, sa raccontare il mondo contemporaneo tra un sorriso, una risata e tante riflessioni.

Ormai da anni il grande schermo è ricco di pellicole che potremmo definire “old comedy” le quali, con risultati più o meno convincenti, portano alla ribalta la terza età per osservarla con un occhio più attento. Marigold Hotel, Quartet e tutto il filone cinematografico “old action”, in prima fila I mercenari e RED, sono solo gli esempi più celebri. Di questi tempi, al cinema i sessanta sono i nuovi trenta ma, con il passare degli anni, la formula del “new old” sta diventando “old old”. Lo stagista inaspettato ha il merito iniziale di non rientrare in questa categoria ormai usurata dal tempo e di superarla unendo la storia di un’anzianità inedita con una giovinezza problematica. La storia, scritta e diretta dalla Meyers, basa la sua forza su un rapporto brillantemente originale costruito in un ambiente immerso in un’attualissima quotidianità.

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Ben (Robert De Niro) ha capito che la vita da pensionato non fa per lui e non lo rende affatto felice. A Ben manca il lavoro e sente di non avere un posto preciso nel mondo. Per questo motivo, decide di partecipare ad una selezione per stagisti senior in una startup di moda guidata da Jules (Anne Hathaway). Lui otterrà il suo lavoro da stagista e grazie a questa assunzione cambierà la sua vita e quella del suo giovane boss.

Gli interpreti, Robert De Niro ed Anne Hathaway, sono in uno stato di grazia assoluta, sorreggono dei personaggi freschi e genuini  e insieme creano un’alchimia che rappresenta l’apice qualitativo del film. Dopo essere stata la stagista maltrattata da Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada, Anne Hathaway si ritrova dall’altra parte della barricata e dà prova di essere una delle migliori interpreti quando si parla di personalità femminili articolate ed affascinanti. Robert De Niro continua la sua scalata nelle commedie americane dopo la nomination all’Oscar per Il lato positivo e sorprende tutti con il suo Ben, un anziano dalle mille sfaccettature che, passati i 70, è ancora pieno di desideri e pronto ad affrontare la vita a testa alta.

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I temi trattati dalla pellicola sono molti: si scherza sull’età che passa, si descrive un gap generazionale importante che non divide ma unisce i due protagonisti, la casa e il nucleo familiare che si modifica alla luce del contemporaneo e la paura elementare di rimanere soli (la paura più grande di Jules). Una linea tragicomica attraversa tutti questi temi e rende il film un punto più in alto rispetto alla commedia americana media. Far sorridere durante un funerale non è mai semplice (oppure si potrebbe cadere nel ridicolo) invece la Meyers lo fa con garbo e intelligenza. Una spolverata di femminismo condisce non pochi dialoghi ma è quel femminismo buono e sano, ormai tratto distintivo dei film della Meyers; tante volte è più efficace una battuta detta in maniera semplice ma diretta che riflessioni sui massimi sistemi sull’essere uomo e sull’essere donna. Ben e Jules imparano a conoscersi e si confrontano su ogni aspetto della vita; creano un legame che va ben oltre le differenze generazionali  e al di là del legame allievo-maestro, avvicinandosi più che altro al legame padre-figlia.

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È un’intesa che brilla di luce propria quella creata dai due protagonisti e dall’ottima sceneggiatura che tuttavia lascia in ombra tutto il resto del cast. Nella seconda metà, la pellicola continua ad aggiungere temi su temi e, mentre caratterizza al meglio i due protagonisti, rende molto macchiettistico tutto quello che li circonda.

Il marito di Jules era un personaggio che sulla carta doveva dare il massimo: mammo a tempo pieno, personaggio dalla forte carica narrativa, innovativo e sicuramente ricco di cose da raccontare. Con tutto questo potenziale doveva regalare molto di più e alla fine risulterà proprio lui l’anello destabilizzante del film: i suoi dialoghi non sono sufficientemente profondi e le sue reazioni non debitamente motivate. Davvero un peccato per un personaggio che poteva essere il coronamento di un’ottima commedia ed invece ha abbassato il livello generale.

Ci dispiace con tutto il cuore che la pellicola non riesca a tirare le fila della storia e negli ultimi quindici minuti dia il peggio di sé a livello narrativo con un dialogo finale gestito in maniera precaria.

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Nonostante questo, Lo stagista inaspettato resta una commedia adulta più che piacevole ricca di gag ed ottime battute affrontate, forse, con un pizzico di buonismo di troppo. I “cattivi” sono i grandi assenti della storia: dei genitori di Jules sentiamo solo la voce, come se fossero una presenza fantasma, e degli uomini sessisti sentiamo solo parlare. Sono lontane queste voci maligne che influenzano la vita di Jules la quale rimarrà a galla solo grazie a Ben , il vero uomo con la U maiuscola del film .

Se avete apprezzato i precedenti lavori delle Meyers, il film vi conquisterà senza riserve mentre se siete rimasti sempre scettici (anche se di fronte al sempreverde What Women Want la vediamo difficile), il film sarà una sorpresa davvero inaspettata.

Matteo Illiano

PRO CONTRO
  • Robert De Niro e Anne Hathaway sono una delle coppie migliori delle commedie made in USA dell’anno.
  • Personaggi e ambienti sono immersi in una contemporaneità tutta da raccontare.
  • Nancy Meyers confeziona un altro titolo dal sano femminismo e dagli ottimi intenti.
  • L’eccessività dei temi trattati.
  • La figura del marito di Jules doveva essere maggiormente approfondita.
  • Negli ultimi minuti la sceneggiatura dà il peggio di sé. Un finale che non rende giustizia all’intero film.

 

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