L’ora più buia, la recensione

Recente trionfatore ai 75esimi Golden Globes, dove si è aggiudicato il premio alla migliore interpretazione maschile grazie a Gary Oldman, L’ora più buia si appresta ad uscire anche nei cinema italiani il 18 gennaio, dopo una presentazione non senza pareri contrastanti all’ultimo Torino Film Festival.

La storia che ha voluto raccontare Joe Wright non è tra le più comuni, o meglio, al cinema e in letteratura lo è, ma lui ha deciso di inquadrarla da un punto di vista meno convenzionale. Perché in L’ora più buia non si racconta solo il salvataggio dei 400 mila soldati alleati in balia delle truppe tedesche a Dunkerque, ma si racconta come la celebre Operazione Dynamo sia stata pensata, direttamente dal gabinetto del Primo Ministro inglese. Dunque non un curioso esempio di ricorrenza tematica dopo Dunkirk di Nolan, ma un punto di vista alternativo sulla stessa vicenda, quasi uno spin-off, che ne fa un film di genere completamente differente.

L’ora più buia prende il via dalle dimissioni del primo ministro inglese Neville Chamberlain e all’elezione di Winston Churchill, chiamato a trovare una soluzione all’episodio critico di Dunkerque e la possibilità di una imminente marcia delle truppe naziste su Londra. Immaginate, dunque, un film che si sviluppa interamente nelle stanze del potere inglesi nel ben mezzo della Seconda Guerra Mondiale, un film fatto di dialoghi, dettagli e di recitazione, in cui la tensione nasce dalla dialettica e mai da situazioni estranee al mondo della politica. Realizzare un film da tali premesse capace di reggere per oltre due ore l’attenzione dello spettatore con un insospettabile ritmo non era di certo una cosa semplice, eppure il buon Wright – che veniva dalla pessima prova di Pan: Viaggio sull’isola che non c’è – è riuscito nell’impresa grazie a due assi nella manica: il primo è la sceneggiatura di Anthony McCarten, il secondo l’interpretazione di Gary Oldman.

L’ora più buia ha il grande merito di rendere incredibilmente avvincenti le “chiacchiere” e questo accade grazie a un’ottima scrittura dei personaggi, così carichi di fascino e personalità che si riesce a rimanere catturati dalle loro parole, le loro decisioni. E qui si inserisce in colpo d’angolo il grande Gary Oldman, che offre una delle migliori interpretazioni della sua carriera, un Winston Churchill così carismatico e simpatico nei suoi modi a volte burberi e a volte dolci da risultare incredibilmente interessante.

Dietro un lavoro attoriale eccezionale c’è una ricerca maniacale della mimesi che fa di Oldman la copia esatta di Churchill. L’attore, che si è sottoposto in totale a oltre duecento ore di trucco, è molto simile alla sua controparte storica e non solo per il grande lavoro effettuato dai truccatori, ma anche per la gestualità e una ricerca del timbro di voce che rende quasi indistinguibili il vero e il falso (per questo dettaglio, ovviamente, vi consiglio di vedere il film in versione originale, se vi è possibile).

Interessante, in particolare, come la sceneggiatura cerchi di far avvicinare lo spettatore allo statista britannico mostrandone i suoi momenti casalinghi, i battibecchi con la moglie – interpretata da Kristin Scott Thomas – e il legame con la giovane segretaria (una bravissima Lily James), che inizialmente spaventata dall’autorità dell’uomo e dai suoi modi poco gentili, imparerà ad apprezzarne la forza. Un po’ la stessa tecnica utilizzata da Spielberg per il suo Lincoln, ma con una vena di leggerezza e umanità più sincera che lo rende maggiormente efficace.

Un film riuscito, che scansa la retorica e riesce a trasformare in cinematografica una vicenda che difficilmente sarebbe potuto esserlo; l’esempio più lampante è la lunga scena in metropolitana, dove Churchill chiede consigli di politica internazionale ai comuni passeggeri. Un momento di cinema così alto che sicuramente diventerà cult.

Un consiglio? Andare a vedere L’ora più buia, sicuramente ne rimarrete colpiti anche se l’argomento non è nelle vostre corde.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Una sceneggiatura sagace e attenta ai personaggi.
  • Gary Oldman nel ruolo della sua vita.
  • Malgrado la tematica molto poco cinematografica, è un film incredibilmente avvincente.
  • Nulla di rilevante da segnalare.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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L'ora più buia, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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