Machete Kills, la recensione
Torna l’agente federale Machete, più incazzato che mai. Reclutato dal Presidente degli Stati Uniti in persona, il suo compito questa volta è quello di eliminare un eccentrico miliardario, nonché pazzo rivoluzionario, intenzionato a portare l’anarchia sul pianeta Terra e fuggire sulla Luna. Un piano impossibile per qualunque mortale: ma non per Machete!
Orribile. Difficile valutare in altre parole un pastrocchio come questo, un guazzabuglio di situazioni improbabili legate fra loro con ben poca logica e professionalità.
Che Machete fosse solo un fuoco di paglia ce ne eravamo già accorti tutti, tempo fa, subito dopo l’uscita in sala del primo film che pur risultando un prodotto godibile non riusciva a soddisfare a pieno tutte quelle premesse scoppiettanti dei tempi in cui, Machete, era solamente un fake trailer all’interno del progetto Grindhouse di Tarantino e Rodriguez stesso. Pur con aspettative un pò deluse, il primo Machete riusciva a mantenere una sua dignità grazie ad una storia semplicissima, ma ben strutturata, e qualche sano momento di delirio creativo piazzato al momento giusto. Un omaggio al cinema di serie “c” fatto con intelligenza e passione.
Con Machete Kills, invece, Robert Rodriguez si dimostra essere un abile venditore di caramelle senza zucchero e dietro un involucro apparentemente appetibile nasconde un film infimo che si fa fatica a seguire dall’inizio alla fine.
Il registro del film cambia completamente per andare in una direzione più estrema, eccessiva, e se nel primo capitolo il delirio pecoreccio era confinato a poche scene ma buone, qui è esteso a tutto il minutaggio con l’inevitabile rischio di ottenere solamente una caciara tirata così per le lunghe da annoiare dopo pochi minuti. Ma il problema di base non è solamente l’eccesso visivo (quasi inevitabile, in un sequel) bensì l’infelice scelta di sposare in toto il linguaggio del film parodistico e demenziale. Una scelta azzardata e immotivata che non fa altro che trasformare il film in una ridicola farsa che nel tentativo di omaggiare i film brutti risulta davvero essere un brutto film.
Per ignote ragioni, Rodriguez decide di trasformare il suo Machete nell’ennesima parodia di 007 e i richiami a Moonracker: Operazione Spazio proprio non si contano, ma dal momento che Machete non fa sconti a nessuno, non potevano mancare strizzatine d’occhio alla Mel Brooks alla saga Star Wars in scene che risultano solamente abissali cadute di stile.
Purtroppo il film appare così devoto alla “cazzata” da dimenticarsi di raccontare una vera storia tanto che, tra un’esagerazione e l’altra (tutte idee riciclate dal film precedente), non c’è mai modo di conferire il giusto spazio al racconto colpa, anche, di una pessima gestione dei personaggi che, tra i vecchi e i nuovi, risultano sicuramente troppi e nessuno di questi riesce ad ottenere un giusto spazio.
Rispetto al precedente capitolo il budget di produzione si abbassa (intorno ai 2 milioni di dollari) e ciò si fa sentire pesantemente, dal momento che Machete Kills si presenta al pubblico con un’estetica piuttosto povera da direct to video che palesa la sua povertà sia nelle location – quasi unicamente interni – che soprattutto nell’abbondanza di effetti speciali realizzati con una computer graphic davvero scadente.
Il cast brilla di grandi nomi. Troppo grandi, vista la qualità del film. Tra i nomi che tornano, oltre al fondamentale Danny Trejo nei panni di Machete, troviamo Michelle Rodriguez, Jessica Alba e Tom Savini. Tra le new entry spiccano nomi di un certo peso come Mel Gibson, Amber Heard, Charlie Sheen, Sofia Vergara e i camei di Antonio Banderas, Cuba Gooding Jr e Lady Gaga. Tanti nomi che purtroppo non riescono a salvare la baracca, lasciando che Machete Kills sia solamente lo sterile giochetto di un “autore” con un po’ di soldi da buttare.
Il film si apre e si chiude con il fake trailer del prossimo capitolo, Machete Kills Again…in Space. Si preannuncia la fiera del trash e della demenza. Benché utile a completare questo secondo film (chiaramente di transizione), forse è meglio non venga mai alla luce.
Giuliano Giacomelli
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