Maze Runner – Il Labirinto, la recensione

Se il cinema fantasy odierno avesse un’età biologica si aggirerebbe, con ogni probabilità, tra i 12 e i 19 anni, tant’è la fascia d’età che interessa generalmente la categoria “young adult”, che per l’editoria designa il pubblico adolescenziale. Questo tipo di prodotti ha avuto il boom, prima letterario poi cinematografico, con Harry Potter e si è consacrato con Twilight e rinnovato con Hunger Games; tutti prodotti che guardano in maniera diversa al fantasy. Di volta in volta, i produttori cinematografici sperano di trovare la nuova gallina dalle uova d’oro con questo o quel romanzo (meglio se si tratta di saga) che ha venduto un tot, ma, per la regola delle cifre, il più delle volte incappano in sonori flop. Ultimo esempio è stato The Giver – Il mondo di Jonas, che di certo non ha fatto registrare quei grandi incassi che si sperava.

Adesso tocca a Maze Runner, pellicola d’esordio dell’esperto di effetti visivi  Wes Ball che si rifà al romanzo di James Dashner Il labirinto, che a sua volta ha già generato due seguiti, La fuga e La rivelazione, e un prequel, The Kill Order (ancora inedito in Italia).

Tutto ruota attorno a un labirinto, come il titolo suggerisce, che racchiude al suo centro una Radura. Periodicamente vengono condotti in questa Radura dei ragazzi e abbandonati lì con l’intento di sopravvivere. L’unico punto di contatto con l’esterno è il labirinto, che però cambia configurazione continuamente ed è popolato dai Dolenti, orrende e feroci creature mostruose che danno la caccia a chi prova a fuggire. Nessuno è mai riuscito a passare al di là del labirinto finchè un giorno arriva Thomas e la sua determinazione lo conduce più lontano di tutti i suoi compagni.

maze runner immagine 2

Basta la trama a dirci tre cose fondamentali di Maze Runner.

1. Siamo di fronte a un fantasy per ragazzi diverso dal solito.

2. Si tratta di un’accozzaglia di roba già vista e sentita.

3. Le regole del perfetto young adult vengono comunque rispettate.

Maze Runner cerca di scansarsi da quello che fino ad oggi il genere ci ha offerto mostrandoci un impianto più marcatamente action e avventuroso. Più vicino ad Hunger Games che a Twilight, quindi, ma allo stesso tempo diversissimo da entrambi. Innanzitutto non c’è nessuna storia d’amore, anzi, non ne esistono proprio le basi – almeno in questo primo capitolo – puntando tutto sulla sopravvivenza e sul mistero di chi o cosa si cela dietro il labirinto. Si gioca con il ritmo, spesso indiavolato, sulla suspense e sulla tensione, con le comparsate dei mostri che hanno la loro efficacia macabra da film horror. E infatti Maze Runner mescola i generi prendendo elementi dal film dell’orrore e da quello action, ma rimanendo, di base, un film di fantascienza.

maze runner immagine 3

Però Maze Runner è anche la fiera del già visto.

Qualcuno una volta ha detto che se prendi elementi da una sola opera hai copiato, se lo fai da tante hai citato… beh, il film di Wes Ball cita e anche molto, ma fondamentalmente perché il materiale di partenza, quello letterario, è di suo uno zibaldone di influenze. Maze Runner è Il signore delle mosche in versione fantascientifica e ci piazza dentro elementi da Cube – Il cubo, Resident Evil (i film) e mostri che sembrano usciti da un racconto cyberpunk ma hanno il volto del Kraken di Scontro tra titani! Non è difficile vedere nel film di Ball anche una certa influenza narrativa dettata da The Village di Shyamalan e le dinamiche che si creano tra i vari personaggi, nonché le prove a cui sono messi di fronte e il senso di mistero, appare mutuato dal televisivo Lost. E infatti, anche in ordine all’epilogo e alla moltitudine di personaggi (molti dei quali sviluppati poco e male), Maze Runner sembra avere materiale narrativo più adatto a una serie tv che a una saga cinematografica.

Ma poi entrano in ballo anche gli elementi caratteristici di ogni young adult che si rispetti. Il personaggio principale che sembra essere il prescelto, unico dotato di quel potere che può cambiare lo stato delle cose, che di base è negativo perché distopico. Dashner utilizza poi quell’etichettamento degli elementi del contesto che sa di facile didascalismo, così che i personaggi devono avere un ruolo ed essere riconosciuti nomenclativamente per questo (i “velocisti”, per esempio, addetti a cercare la via di fuga nel labirinto), il luogo in cui tutto si svolge deve essere inutilmente chiamato per quello che rappresenta (la “Radura”) e i mostri che infestano il labirinto hanno un identificativo ad effetto (i “dolenti”), che mai e poi mai verrebbe in mente a dei ragazzini in una situazione del genere, dove piuttosto sorgerebbero nomi come i banali “mostri”, “cosi” o “spaventosi figli di puttana”.

maze runner immagine 1

Nel cast si può riconosce Will Poulter, che lo scorso anno abbiamo visto in Come ti spaccio la famiglia, qui nel ruolo da antagonista, mentre il protagonista è interpretato dal talentuoso Dylan O’Brien, che arriva direttamente dalla serie tv di MTV Teen Wolf.

Procedendo tra buone intuizioni, troppo déjà-vu e un ritmo costantemente alto, Maze Runner si lascia seguire con piacere, anche se non lascia nulla e, malgrado il finale aperto, non fornisce veri elementi di interesse per desiderare di vedere un proseguo… che pare sia già in fase di pre-produzione.

 Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ha ritmo.
  • Riesce a differenziarsi dai troppi film tratti dai romanzi young adult.
  • Dylan O’Brien è bravo.
  • Sa continuamente di già visto.
  • Non riesce a catturare l’attenzione come dovrebbe.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: +1 (da 1 voto)
Maze Runner - Il Labirinto, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.