Non Buttiamoci Giù, la recensione
Quanti di voi, almeno una volta – afflitti da una frustrante routine, distrutti da una delusione d’amore o schiacciati da insormontabili difficoltà – hanno valutato, più o meno fugacemente, l’ipotesi di farla finita? Qualcuno avrà immaginato la maniera più rapida e indolore per togliersi di mezzo; qualcun altro quella più spettacolare e memorabile; altri ancora, una lenta e dolorosa agonia. E’ tuttavia innegabile che, da sempre, il ‘modus suicidandi’ più gettonato, consiste nel togliersi la vita lanciandosi da una grande altezza. Un ponte, un palazzo, un monumento… Soltanto la letteratura o l’opera lirica pullulano di episodi come questi: un salto nel vuoto, e tutto è finito. Repentino, scenografico, definitivo. Come strappare un cerotto.
Già… ma che fareste se, proprio un attimo prima della resa dei conti, arrivasse a ‘rubarvi la scena’ qualcuno che ha avuto la vostra stessa idea e ha prescelto il medesimo luogo? E se non fosse solo una persona, ma ben tre?
E’ proprio questa circostanza eccezionale ad aprire Non Buttiamoci Giù, intensa e spiritosa commedia diretta da Pascal Chaumeil (Il Truffacuori) e tratta dall’omonimo best seller, datato 2005, del geniale autore inglese Nick Hornby, dalla cui penna sono stati tratti, in passato, pellicole di successo quali About a Boy e Alta Fedeltà.
Ma procediamo con ordine: Martin Sharp (Pierce Brosnan) è un celeberrimo volto della tv inglese, che ha perso lavoro, famiglia e stima del pubblico in seguito a uno scandalo sessuale; Maureen (Toni Collette) è una mite e trascurata donna di mezza età, mamma di un ragazzo gravemente disabile e intrappolata in una vita che inizia a soffocarla; Jess (Imogen Potts) è un’adolescente sboccata e fuori di testa, rifiutata dal ragazzo dei suoi sogni; J.J. (Aaron Paul), giovane introverso e taciturno che consegna pizze a domicilio, ha scoperto di avere un cancro al cervello. Questo male assortito e improbabile gruppo di disperati si scontra, nella notte di Capodanno, in cima al grattacielo più alto di Londra, ciascuno intenzionato a porre fine alla propria esistenza buttandosi di sotto. La tragicomica coincidenza, alla quale seguirà una rocambolesca e surreale nottata, porterà i quattro sconosciuti a stringere di malavoglia un bizzarro patto: nessuno di loro tenterà più il suicidio per le prossime sei settimane. Nella notte di S. Valentino, si riuniranno nuovamente sul grattacielo del misfatto e decideranno cosa fare delle proprie vite. Ciò che non sanno è che, in quelle sei settimane, ne succederanno delle belle!
Trasporre sul grande schermo un romanzo amato e complesso, come quello in questione, non è mai un’impresa semplice ma sempre piuttosto rischiosa. La percentuale di fallimento è alta e i lettori, si sa, sono giudici sensibili ma impietosi, gelosi fino alla patologia delle avide sensazioni e delle immagini che le pagine di un libro regalano loro. In questo caso, la scommessa può dirsi vinta a metà; la sceneggiatura di Jack Thorne rende per lo più giustizia alla dissacrante ironia e al brillante impianto narrativo propri del romanzo di Hornby. Anche la sfida di restituire l’impostazione diaristica di quest’ultimo è stata affrontata in maniera ponderata ed equilibrata, facendo sì che ciascuno dei quattro protagonisti riesca a ritagliarsi il giusto spazio, senza sbilanciare la narrazione su qualcuno a discapito degli altri. La regia dinamica e la colonna sonora frizzante sono la piacevole cornice di questa pellicola efficacemente confezionata e fotografata, interpretata da un cast perfettamente a proprio agio e del tutto convincente, dalla sempre impeccabile e camaleontica Toni Collette e un Pierce Brosnan sornione e ricco di sfumature, fino ai promettenti Aaron Paul e Imogen Poots, giovani promesse in ascesa del cinema contemporaneo già visti fianco a fianco nel recente Need for Speed. Nel cast, anche Sam Neill, Rosamund Pike e Tuppence Middleton.
Grazie ai personaggi, minori ma incisivi, interpretati da questi ultimi, non viene trascurata nemmeno l’aspra componente di critica sociale che permea il romanzo, rivolta prevalentemente verso il mondo dell’informazione ed esemplificata dalla selvaggia tempesta mediatica che coinvolge, fino a sopraffare, i quattro aspiranti suicidi. Bersaglio delle polemiche, è il giornalismo spietato e ipocrita, pronto a calpestare sentimenti e umanità in nome di uno scoop.
Nonostante gli obiettivi pregi della pellicola appena enunciati, però, è dura non notare qualche fantasiosa modifica o aggiunta – sulla quale, chiaramente, non possiamo anticipare nulla – che banalizza o mitiga la pungente portata irriverente che costituiva la cifra più accattivante dello scritto di Hornby. Anche i dialoghi – che sono in linea di massima sagaci e schietti – nella seconda parte del film tendono a perdere smalto e smorzare tanto il brio e che le potenzialità drammatiche ben sostenuti fino ad allora. Sembrerebbe quasi che, in dirittura d’arrivo, il cast creativo abbia avuto paura di osare fino in fondo per chissà quale inspiegabile timore reverenziale nei confronti del pubblico o del materiale di origine.
In ogni caso, chi non ha confidenza con lo scritto di Horby, non farà caso a questi dettagli e, con buone probabilità apprezzerà in toto l’originalità e la freschezza della storia.
Non Buttiamoci Giù è una commedia valida e incantevole, adatta a giovani e adulti; un energico inno alla vita che proporrà, pur nella sua dichiarata leggerezza, un’interessante e spensierata riflessione sull’importanza dell’amicizia e su come avere accanto qualcuno pronto a sostenerci quando ci ‘buttiamo giù’ possa letteralmente salvarci la vita! Come canta Vasco Rossi, la vita non è facile, ma a volte basta un complice e tutto è già più semplice…
Il film, presentato in anteprima al Festival di Berlino, debutterà nelle nostre sale, distribuito da Notorius Pictures, il 20 marzo.
Chiara Carnà
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