Non entrate in quel collegio, la recensione

Le agognate vacanze estive sono giunte e le ospiti di un college del New England si preparano a tornare nelle rispettive case, prima però Katherine, Vicky e le loro amiche intendono organizzare una grande festa proprio all’interno del collegio. La signora Slater, anziana e acida proprietaria dello stabile, vieta alle ragazze di fare la festa; la classica goccia che fa traboccare il vaso dopo un anno di antipatie, evento che spinge le ragazze a vendicarsi con uno scherzo nei confronti della donna. Lo scherzo però prende una piega imprevista e la signora Slater muore accidentalmente. Le ragazze decido di fare comunque la festa, ma durante il party un misterioso assassino comincia ad uccidere una ad una le ragazze responsabili dell’omicidio.   

I frutti più rosei e succosi dello slasher a stelle e strisce sono indubbiamente apparsi nei primi anni ’80, periodo che ha sdoganato Michael Myers come icona del genere e ha dato i natali a Jason Voorhees. La produzione di slashers in quel periodo è stata copiosa e naturalmente ha proceduto tra alti e fisiologici bassi, anche se ancora oggi sono proprio i film prodotti in quel periodo che generano più ricordi e spesso sono soggetti a rifacimenti.

Non entrate in quel collegio

Tra gli slasher meno conosciuti (almeno in Italia) c’è Non entrate in quel collegio, classe 1983, un buon film che unisce il bodycount più classico alle ambientazioni da college femminili che rappresentarono un vero e proprio minifilone del periodo. Infatti, tra la fine degli anni ’70 e gran parte degli anni ’80 spuntarono come funghi una miriade di filmetti a basso budget che avevano come matrice comune la location all’interno di licei o collegi femminili; li chiamavano “sorority movies” e per lo più si trattava di horror, thriller o commedie e l’intento comune era rivolgersi ad un target maschile/tardo adolescenziale mostrando belle ragazze possibilmente in situazioni piccanti (la visita proibitissima di un ragazzo tra le mura del collegio era uno dei topoi più frequenti) e in abiti succinti (le scene delle ragazze riunitesi a parlare in baby doll prima di andare a dormire e quelle della doccia ne sono altri esempi imprescindibili). Pura exploitation di quella più innocua, insomma.

Non entrate in quel collegio

Non entrate in quel collegio si unisce a questo filone ma ne rappresenta un elemento anomalo, molto differente dalla massa. Innanzitutto si percorrono le strade dello slasher e si diminuisce in modo esponenziale la caratteristica componente pruriginosa, affidata quasi esclusivamente ai primi minuti, per far posto alla costruzione di scene di tensione piuttosto efficaci. Posti i necessari paletti di distinzione, Non entrate in quel collegio comincia a saccheggiare i suoi più diretti parenti mostrando evidenti influenze da Black Christmas di Bob Clark e da Prom Night – Non entrate in quella casa di Paul Lynch. Dal primo prende l’ambientazione e il gruppo di ragazze protagoniste, dal secondo l’incipit narrativo e l’espediente del party come occasione di massacro. Dunque, se cercate un film originale non lo troverete in Non entrate in quel collegio!

Però c’è da dire che il film d’esordio di Mark Rosman, che in seguito diventerà regista di commedie per ragazzine come la serie Lizzie McGuire e A Cinderella Story, fa benissimo il suo lavoro: sa intrattenere e spaventare, oltre che apparire ottimamente confezionato malgrado il basso budget.

Non entrate in quel collegio

La costruzione delle scene di tensione risulta davvero buona, con ottima atmosfera che accompagna ogni omicidio, anche se gli stessi non seguono del tutto il trend sanguinolento e iperviolento alla Venerdì 13, come era in voga in quel periodo, ma risultano piuttosto casti, privilegiando la suspense al sangue. Un valore aggiunto è dato dalla suggestiva fotografia di Tim Suhrstedt che riesce ad esaltare le numerose scene buie che compaiono nel film.

Anche la sceneggiatura, curata dallo stesso Rosman, non è così banale come spesso succede in questi film e a una stereotipizzazione dei personaggi – c’è la vecchia padrona di casa odiosa, la ragazza più spregiudicata e autrice dello scherzo, quella più onesta e responsabile destinata ad andare avanti nel film, quella secchiona, quella più fifona e così via – si aggiunge una costruzione del mistero non così scontata come potrebbe sembrare, riservando anche qualche buon colpo di scena.

Non entrate in quel collegio

In definitiva si può considerare Non entrate in quel collegio un buon film, un degno esponente del filone slasher meritevole di essere ricordato.

Nel 2009 è arrivato l’immancabile remake, Sorority Row – Patto di sangue.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Una buona costruzione della suspense.
  • Colpi di scena ben piazzati.
  • Una confezione generale pregevole.
  • Segui i topoi del genere sorority movie e dello slasher senza troppa inventiva.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Non entrate in quel collegio, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.