Nude Nuns With Big Guns, la recensione

Messico. Un pulmino con a bordo suore e preti si ferma nel bel mezzo del deserto davanti a un posto di blocco di alcuni bikers. Loro sono i Los Muertos e Chavo, il leader, è lì per ritirare da Padre Bernardo una valigetta piena di cocaina che le stesse suore hanno tagliato. Dalla valigetta manca però una partita di droga e Chavo, per trovare il colpevole, comincia a sterminare le suore sul pullman. Sorella Sarah esce allo scoperto e per punizione viene rapita da Chavo, che la rinchiude nel suo locale di striptease dove la droga e la violenta ripetutamente. Dopo giorni di sevizie, Sorella Sarah sente la voce di Dio che le ordina di fare piazza pulita tra i miscredenti, così, armata di due enormi colt, la suora riesce a fuggire dal luogo di prigionia e comincia una sua personale crociata contro i preti e le suore trafficanti di droga. Chavo e i Los Muertos si mettono sulle tracce della suora assassina.

Nude Nuns with Big Guns

Il Grindhouse di Tarantino e Rodriguez ha generato una prole davvero numerosa di cui questo Nude Nuns with Big Guns è uno dei rappresentati migliori. Certo che se dovessero indire un premio cinematografico per titolo più appetibile, il film di Joseph Guzman avrebbe buone probabilità di vincere, visto che queste “Suore nude con grandi pistole” stuzzicano fantasia e curiosità. Proprio partendo da un titolo tanto esplicito quanto dichiaratamente exploitativo, si intuisce l’intenzione grindhousiana di Guzman che, proprio come accadeva in alcune pellicole borderline del passato, con un titolo ti racconta l’intero film. E infatti in Nude Nuns with Big Guns ci sono suore nude…molto nude, che nella persona di Sorella Sarah brandiscono un paio di pistoloni da far invidia a John Wayne. Il titolo riassume il film, un film semplice, straripante di sesso e violenza che parte dai presupposti del filone nunsploitation (film per adulti con suore protagoniste e ambientati in conventi) per virare verso il pulp tarantiniano a tutto tondo.

Nude Nuns with Big Guns

Guzman però vuole discostarsi dalla semplice operazione “grindhouse” e anche se in almeno due occasioni plagia Tarantino e Rodriguez in modo anche imbarazzante (un dialogo richiama in modo piuttosto palese alla piazzata di Jules in Pulp Fiction sul “farsi fottere come una puttana” e il tema musicale principale del film è pressoché riciclato dal main theme di Planet Terror), per il resto segue una strada autonoma che rielabora il pulp e l’exploitation anni ’70 in chiave del tutto originale.

Joseph Guzman, che nel 2009 aveva già esplorato il revival exploitativo con il folle Run! Bitch, Run!, punta il dito verso l’istituzione religiosa in modo piuttosto dissacrante mostrando un universo clericale in cui i preti sono papponi, stupratori, corrotti e trafficanti di droga e le suore sono aguzzine, maitresse, assassine e tutte rigorosamente lesbiche. Poi oggetti religiosi come bibbie e rosari vengono utilizzati come armi da offesa, per contenere rivoltelle o strangolare, spesso con un compiacimento da sberleffo divertito che sicuramente si tirerà dietro le ire di qualcuno.

Nude Nuns with Big Guns

Oltre al sapore blasfemo e forse per accentuarlo, il regista – che scrive anche la sceneggiatura insieme a Robert James Hayes II – condisce Nude Nuns with Big Guns con tanto di quel sesso e quella violenza da aggiudicarsi sicuramente il ban da nasty movie in Gran Bretagna se solo fossimo ancora negli anni ’70 rievocati dal film. Preti che scopano suore, suore che scopano suore, tette, culi e pubi al vento in quantità industriale e poi teste esplose, pestaggi, evirazioni, flagellazioni. Insomma, se siete moralisti e sensibili alla violenza gratuita state alla larga da Nude Nuns with Big Guns perché qui si esagera.

Malgrado la fotografia vintage e virata su colori caldi e qualche giochino cromatico o le didascalie con freeze frame per presentare i personaggi (che fa sempre un effetto cool), Guzman non è che ci mette chissà quale tocco registico. Tecnicamente e artisticamente il film è piuttosto sciatto, forse anche volutamente, visto il modello ispiratore, e così siamo comunque lontani dalla stilizzazione, per esempio, di un Machete, che però – bisogna precisarlo – è stato realizzato con un comparto produttivo decisamente differente.

Nude Nuns with Big Guns

I personaggi per lo più sono abbozzati e non troppo ben interpretati. Però per un David Castro che dà vita a un villain (Chavo) poco memorabile, c’è una Asun Ortega che nei panni di Sorella Sarah lascia il segno. La scena della sua vestizione, per esempio, è di quelle da antologia e i suoi lineamenti un po’ spigolosi e la carnagione scura da latina hanno un fascino particolarissimo.

Insomma, un L’Angelo della vendetta più scorretto e irriverente che malgrado mostri tutti i limiti del low budget e della “moda” grindhouse che travolse l’indie americano attorno al 2010, riesce nel suo intento di farsi ricordare. Nude Nuns with Big Guns non è un film per tutti e sta proprio qui il suo punto di forza!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • È molto scorretto e fa un uso smodato di sesso e violenza, come i veri dettami dell’exploitation vogliono.
  • Asun Ortega ha una grande presenza scenica.
  • Personaggi poco e male definiti.
  • I limiti del low budget a volte si fanno evidenti.
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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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