Ovunque tu sarai, la recensione
Il tifo per una squadra di calcio, come affermava Nick Hornby in Febbre a 90, è un sentimento talmente forte e indelebile al punto da condizionare persino le fasi della nostra vita e il nostro universo affettivo, a cominciare dagli amori fino ad arrivare alle amicizie. Proprio partendo da questa idea, Roberto Capucci ha scelto il titolo della sua opera prima Ovunque tu sarai, che appunto riprende un classico slogan da curva applicabile, però, anche agli affetti di una persona.
Il film dell’esordiente regista romano, infatti, prende come pretesto il viaggio di uno sgangherato gruppo di amici per seguire la Roma in una trasferta di Champions League a Madrid, per raccontare una bizzarra avventura di amicizia, amori e incomprensioni tra le strade isolate e desolate di una Spagna lontana da quella conosciuta in cartolina. Le premesse per una commedia divertente ed esilarante, insomma, ci sarebbero tutte, se non fosse per un plot mal sviluppato e infarcito di elementi non tutti funzionali.
Marzo 2008. A Roma si respira aria di grande attesa per la partita di ritorno degli ottavi di finale di Champions League tra il Real Madrid e la squadra giallorossa. Migliaia di tifosi romanisti sono attesi nella capitale spagnola e tra questi ci sono Carlo, Francesco, Giordano e Loco, tutti legati da una profonda e lunga amicizia e dalla passione per la loro squadra del cuore. I quattro iniziano così un lungo viaggio on the road nel quale faranno anche i conti con le loro delusioni e segreti e conosceranno nuovi amori.
Ovunque tu sarai si presenta come la classica commediola leggera, spensierata e divertente che fa leva sulle stranezze e gli aspetti più grotteschi di protagonisti dipendenti da un vizio al quale hanno dedicato gran parte della loro vita e sul cui altare hanno sacrificato anche i propri legami sentimentali. Diventano così automatici i continui rimandi a film che hanno fatto di queste caratteristiche i loro punti di forza: abbondando, dunque, i riferimenti a Febbre da cavallo, Febbre a 90 e Amici miei che rendono la storia piena di gag esilaranti e momenti leggeri.
Ecco, se Capucci avesse impostato il suo film in questi termini ne avrebbe ricavato un prodotto senza grosse pretese, ma di puro e piacevole intrattenimento. Ed invece nulla di tutto ciò accade in quanto l’intreccio, con il passare dei minuti, si arricchisce sempre più di elementi inutili che non solo servono soltanto ad allungare il brodo, ma danno anche lo spunto per dinamiche scontate e poco in linea con lo spirito del film. Ne sono una dimostrazione i personaggi femminili inseriti alla rinfusa o alcuni dialoghi e litigi tra i protagonisti che avrebbero avuto più logica se i quattro uomini fossero stati caratterizzati e approfonditi meglio dal punto di vista piscologico.
Molto deludenti le interpretazioni di Francesco Montanari, Primo Reggiani, Ricky Memphis e Francesco Apolloni (che è autore della regia insieme allo stesso Capucci), affiancati dalla tanto bella quanto impalpabile Ariadna Romero.
Ovunque tu sarai, in conclusione, non è memorabile né come commedia né come film riguardante il mondo del calcio e il tifo.
Vincenzo de Divitiis
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