Piranha 3D, la recensione

Lake Victoria, Arizona. Una scossa tellurica libera dei voracissimi piranha preistorici dalle viscere della terra. Nel frattempo, fervono i preparativi per lo Spring Break, l’annuale festa di metà primavera che riunisce sul lago migliaia giovani da tutta l’America per festeggiare tra fiumi di alcool e concorsi di miss maglietta bagnata. Mentre lo sceriffo Julie Forester indaga sulla scomparsa del pescatore Matt Boyd e sulle conseguenze del sisma, suo figlio Jake, che dovrebbe fare da babysitter ai due fratellini, si unisce al team di Derrick Jones, regista di video soft-core.

I giovani sguazzano in riva al lago e i piranha sono pronti a fare una strage!

Ma ve la ricordate la vecchia cara exploitation anni ’80? Quella nutrita cerchia di film di genere che, esaurita la carica eversiva e innovativa dei cuginetti del decennio precedente, si tuffava a bomba nei territori dell’entertainment più gretto e viscerale. Gli ingredienti principali erano sangue – tanto sangue – effetti speciali caserecci, nudi gratuiti – tanti nudi – e una verve trash ben calibrata. Quei film, con cui molti di noi sono cresciuti, erano spesso considerati mera immondizia eppure oggi la rivalutazione a posteriori ha (in molti casi giustamente) idolatrato a cult. Quel cinema da “grindhouse” recentemente sdoganato da Tarantino e Rodriguez, nonché in alcuni casi da Rob Zombie, Eli Roth, Edgar Wright e Neil Marshall, nel 2010 si arricchiva dell’esempio forse più genuinamente vicino al modello, Piranha 3D, e l’artefice era Alexandre Aja, bella promessa del post new horror.

Sulla carta Piranha 3D sarebbe dovuto essere un libero rifacimento del bel Piranha di Joe Dante, anno 1978, a sua volta già remakizzato nel 1995 dal film tv Piranha – La morte viene dall’acqua, ma possiamo considerare quello di Aja una variazione sul tema piuttosto che un vero rifacimento. Un Piranha 3…D, giocando sul titolo, più vicino a un terzo capitolo (dopo il secondo firmato da James Cameron nel 1981) che a un remake.

Aja fa sua la lezione imparata da anni e anni di visioni “disimpegnate” da fan dell’orrido su pellicola e ce la mette tutta nel confezionare un prodotto d’intrattenimento spensierato che sia il più vicino possibile alle atmosfere di certo cinema amabilmente cialtrone che spopolava un quarantennio fa. Il risultato è convincente, Piranha 3D centra l’obiettivo e riesce nel suo unico intento: divertire.

Davvero poco importa nella sceneggiatura di Pete Goldfinger e Josh Stolberg (Sorority Row – Patto di sangue) se i personaggi sono mere macchiette, carne da macello alla mercé dei piranha, perché quello che importa è l’accoppiata “sex and gore”. Portando all’estremo questo fondamentale assioma exploitativo, ci ritroviamo sommersi da sangue, frattaglie, culi e tette.

I corpi vengono aggrediti, lacerati, fatti a pezzi nei modi più fantasiosi ed esagerati possibile. Le amputazioni e le scarnificazioni si sprecano, ad una ragazza viene prima portato via lo scalpo e poi scarnificato il volto perché i capelli rimangono incastrati nell’elica del motore di un motoscafo, ad un tizio viene strappato il pene che poi farà da banchetto per un simpatico piranha…insomma il livello è genuinamente sopra le righe.

Poi c’è l’elemento sex a fare altrettanto da padrone, dozzine e dozzine di bellezze in bikini o senza veli che si esibiscono in concorsi di magliette bagnate e scene di amore saffico in apnea (rigorosamente in 3D!). A rimarcare questo aspetto, che pone Piranha 3D come film fieramente per “maschi”, c’è la partecipazione in ruoli di rilievo di pin up come Kelly Brook, nonché di note pornostar come Riley Steele e, in ruoli minori, Gianna Michaels e Ashlynn Brooke.

Però Piranha 3D non è un’operazione nostalgia, malgrado la partecipazione straordinaria di Richard Dreyfuss, che nel prologo rifà chiaramente il suo personaggio in Lo squalo, e di Christopher Lloyd, che somiglia volutamente a Doc Brown di Ritorno al futuro. Piranha 3D fa propria la lezione del cinema passato per reinventare il filone e portarlo all’estremo…e diciamo che di un film del genere c’era bisogno, dal momento che nel periodo in cui uscì da troppo tempo il beast movie acquatico era peculiarità di orride produzioni direct to video che facevano del ridicolo e del bruttissimo effetto speciale il proprio stendardo.

Oltre ai cammei di Dreyfuss e Lloyd (e di Eli Roth), il film di Aja vanta una protagonista come Elisabeth Shue (L’uomo senza ombra), brava e bella attrice troppo poco utilizzata, e il nipotino di Steve McQueen, Steven R. McQueen (The Vampire Diares), accompagnati da Ving Rhames (Pulp Fiction), Jerry O’Connell (Scream 2) e Adam Scott (Fratellastri a 40 anni).

Il 3D di Piranha, malgrado sia frutto di una conversione in post-produzione, funziona egregiamente, unendo l’effetto profondità caratteristico dell’era post-Avatar al vecchio effetto da luna park con gli oggetti che schizzano verso la platea, rimarcando anche in questo il legame al cinema anni ’80.

Piranha 3D è una sciocchezza, bisogna partire con questo presupposto, un film di totale disimpegno che serve solo ad ammazzare la noia per 90 minuti. Se state al gioco e vi piacciono violenza cartoonesca e pupe siliconate, fatevi avanti, non rimarrete delusi. Andrà decisamente peggio con Piranha 3DD, il sequel diretto da John Gulager nel 2012.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Incarna con una certa aderenza lo spirito sopra le righe di certo exploitation anni ’80.
  • Splatterometro a livelli molto alti e anche il sexometro non scherza.
  • Detto schiettamente, è una gran cazzata.
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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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