Profondo, la recensione

Leonardo è un fotoreporter. La sua carriera è stata costellata di successi, ma da qualche anno le cose non vanno più come sperato. Alla soglia dei cinquant’anni, con molti scheletri nell’armadio e armato di tanta determinazione, l’uomo decide di avventurarsi in quello che potrebbe essere l’ultimo scoop di una carriera che sta andando a rotoli: individuare e svelare al mondo l’esistenza del Diavolo Rosso, una leggendaria manta dalla schiena color ruggine che si aggira da secoli nei mari dell’Adriatico. Ma il Diavolo Rosso esiste davvero oppure è solo il frutto del folklore popolare?

Con una determinazione pari soli a quella del personaggio protagonista del film, lo sceneggiatore e regista Giuliano Giacomelli si è imbarcato in un progetto che definire folle è riduttivo: con uno spirito totalmente indipendente (si tratta di un’autoproduzione), un budget davvero basso e una crew ridotta all’osso ma molto volenterosa, ha dato vita a un film incredibile, un’operazione più unica che rara nel panorama cinematografico italiano.

Profondo, infatti, che inizialmente aveva il titolo di lavorazione Sea Devil, nasce nel 2015 e dopo dozzine di tentativi andati a vuoto con produttori italiani che non hanno appoggiato il progetto perché “in questo film non si ride”, nel 2016 le riprese sono partite in maniera incoscientemente indipendente.

PROFONDO

Girato in bellissime, ma poco conosciute, location marine, in quella porzione costiera a ridosso tra Marche e Romagna, tra le città di Fano e Pesaro, Profondo ci ha messo ben quattro lunghi anni di produzione e post-produzione a veder la luce, ma a film finito possiamo anche dire che ne è valsa la pena. Perché Profondo è il giusto compromesso tra cinema di genere avventuroso e sguardo intimista, una storia che di fatto è una caccia al mostro marino, che si trasforma in un’ossessione personale, una voglia di riscatto verso una vita fatta di alti e troppi bassi e un destino ormai segnato. C’è molto di Melville in Profondo, Leonardo è un Achab meno severo e più disilluso, il Diavolo Rosso è chiaramente il suo personale Moby Dick; ma c’è anche quello spirito introspettivo, amaro, crepuscolare che richiama inevitabilmente a un altro grande romanzo americano “marinaresco”, Il vecchio e il mare, e i parallelismi con l’anziano pescatore Santiago si sprecano: la sua voglia di dimostrare quanto vale, la felicità (forse) raggiunta ma che rimane impossibile da dimostrare a terzi.

Il fatto è che Profondo, comunque, al di là dalle influenze letterarie, rimane un bel film d’avventura marina come in Italia forse se ne facevano giusto negli anni ’70 (e con cifre produttive ben più importanti), scandito in atti e con un protagonista molto ben scritto e interpretato magnificamente da Marco Marchese (Oltre il guado – Across the River), con cui è impossibile non entrare in empatia. Un ritmo narrativo sostenuto, che cresce al crescere delle fasi di ricerca in mare, che viene esaltato da una regia studiatissima e attenta nel sottolineare tanto i volti (vissuti) dei personaggi quanto i paesaggi. Perché, cosa ancora più anomala per un piccolo film indipendente, Profondo è quasi totalmente girato in esterni, spesso su un peschereccio, a volte perfino in mare (cioè in acqua!), il che va ad abbattere – in chi non lo sapesse – il pensiero che questo film possa essere stato girato in totale indipendenza produttiva.

Paesaggi esaltati anche da una bella fotografia naturalista curata da Marina Kissopoulos, che dà il meglio soprattutto nel complicato compito di rendere cinematografici gli scorci marini. Una componente molto importante del film, poi, è rappresentata dalle musiche e dal commento sonoro: le prime sono composte da brani folk/country che richiamano molto il bel film belga Alabama Monroe, e da una suggestiva colonna sonora originale composta da Gianluca Sibaldi, storico musicista per i film di Leonardo Pieraccioni. Tutto il reparto dell’effettistica sonora, invece, realizzato da Leonardo Paoletti, Enrico Roselli e Luigi Casale, ha il complicatissimo compito di restituire allo spettatore l’esperienza del mare, fatta di silenzi, onde, ma anche temporali e quant’altro rappresenti giorni e notti su un peschereccio.

PROFONDO

Alla sua opera prima in solitaria in un lungometraggio, Giuliano Giacomelli, classe 1989, che si è fatto le ossa in cortometraggi (suoi alcuni dei migliori episodi dei primi due film horror antologici P.O.E.) e nella co-regia insieme a Lorenzo Giovenga del cult-horror ultra indipendente La progenie del Diavolo, dimostra di avere idee e una precisa visione del cinema che ben si adatta al rinnovato vigore di certo cinema “italiano-poco italiano”. Meritevole di menzione anche il cast, che oltre al già citato Marco Marchese, comprende la piccola Millie Fortunato Asquini (vista di recente in Odio l’estate con Aldo, Giovanni e Giacomo), Marcella Valenti, Nicola Trambusti, Giovanni Visentin, Gianluigi Fogacci e, in una partecipazione straordinaria, Edoardo Siravo che conosciamo soprattutto in quanto voce ufficiale di John Goodman.

PROFONDO

Insomma, Profondo è un film singolare e sorprendente, una scheggia impazzita nel panorama italiano, un film dal look internazionale e, soprattutto, appartenete a un genere che il cinema nazionale non pratica da almeno 35/40 anni, l’avventura in mare. Ovviamente non aspettatevi azione e mostri marini, il film non punta su quelle corde specifiche, ma più sull’attesa, l’introspezione e su un’atmosfera crepuscolare.

Profondo è disponibile su Amazon Prime Video dal 29 maggio 2020.

Rita Guitto

PRO CONTRO
  • Un film come in Italia non se ne facevano da tempo.
  • Marco Marchese, davvero un bravo protagonista!
  • Non sembra affatto un film indipendente.
  • Se cercate azione e mostri marini guardate altrove, qui si segue più la strada del dramma introspettivo.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Profondo, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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