Race for Glory – Audi vs Lancia, la recensione

Il cinema italiano ha esplorato il mondo dell’automobilismo più di quanto si possa pensare. Da Formula 1 – Nell’inferno del Gran Prix (1970, di Guido Malatesta) a Veloce come il vento (2016, di Matteo Rovere), passando per Formula 3 – I ragazzi dell’autodromo (1993, di Andrea Bianchi) e Velocità massima (2002, di Daniele Vicari) e perfino la parodia con Franco e Ciccio I due della F. 1 alla corsa più pazza, pazza del mondo (1971, di Osvaldo Civirani). Formula 1, Formula 3, Rally, corse metropolitane illegali, insomma nel Paese della Ferrari, della Lancia e della Fiat, la settima arte non poteva rendere omaggio a quell’universo che ruota attorno ai motori. Così, dopo Ferrari di Michael Mann e Lamborghini di Bobby Moresco, entrambi girati anche in Italia con una quota produttiva italiana, arriva Race for Glory – Audi vs Lancia, diretto da Stefano Mordini e co-prodotto con la Francia, che ci immerge nel mondo del rally professionistico al fianco di Cesare Florio, l’uomo che ha riportato la Lancia in vetta nel campionato del mondo di rally.

Nel mondo del rally, il 1983 è l’anno in cui si fece la storia, quello in cui lo sfavorito team Lancia, guidato da Cesare Fiorio, ha affrontato il potente team Audi di Roland Gumpert in una delle più grandi rivalità della storia di questo sport. Tecnologicamente superiore, la Audi poteva contare su un team composto da figure come il campione finlandese Hannu Mikkola, ma Fiorio, con passione e capacità da fuoriclasse, riesce a mettere insieme una squadra insolita, convincendo anche il campione Walter Röhrl a guidare per la Lancia, pur con qualche compromesso.

Stefano Mordini, che aveva esordito nel cinema di impegno civile/sociale con Provincia meccanica e Acciaio esplorando il mondo operaio, ha instaurato da alcuni anni una proficua collaborazione con Riccardo Scamarcio che ha diretto in Pericle il nero, Il testimone invisibile, Gli infedeli e La scuola cattolica prima di Race for Glory, che l’attore pugliese ha anche prodotto e co-sceneggiato su un suo soggetto. Insomma, un’opera fortemente sentita da Scamarcio che qui veste i panni di Cesare Fiorio, oggi ottantacinquenne, che ha segnato il mondo italiano del rally come pilota e poi come direttore sportivo per Lancia e Fiat vincendo ben 18 titoli mondiali.

Un po’ sull’orma del classico contemporaneo Le Mans ’66 – La grande sfida di James Mangold, Race for Glory si focalizza sulla competizione sportiva, quella tra la casa torinese Lancia e quella tedesca Audi per il titolo mondiale di rally del 1983. Quello sceneggiato da Mordini, Scamarcio e Filippo Bologna è il più classico dei soggetti che affrontano questo argomento perché segue il punto di vista della scuderia svantaggiata: sulla carta, infatti, la Lancia non aveva chance sia per una questione tecnologica, sia per i piloti favoriti che la concorrente Audi aveva nel team, a cominciare dal campione Mikkola, 12 vittorie all’attivo di cui già quattro nella scuderia tedesca. Eppure, partendo da questo stato di svantaggio, Fiorio riesce gestire in maniera esemplare tutta la preparazione alla competizione del 1983 e le gare in programma, non senza una consistente dose di fortuna e qualche momento drammatico, come il tragico incidente che ha quasi ucciso Ugo Kurt.

L’efficacia di Race for Glory – Audi vs Lancia sta proprio nel suo giocare in una comfort zone narrativa, rispettare gli step che una storia di questo tipo richiede e creando la giusta empatia con i personaggi principali; personaggi che qui, essenzialmente, si riducono al Fiorio interpretato con carisma e convinzione dal bravo Scamarcio.

C’è però qualcosa che scricchiola nella scrittura di Race for Glory, in particolare nella percezione che lo spettatore ha della competizione e in alcuni personaggi di contorno. La sfida tra Audi e Lancia si percepisce fino a un certo punto: il personaggio di Roland Gumpert – interpretato da Daniel Brül, che aveva già vestito i panni di Niki Lauda in Rush – ha pochissime scene e il punto di vista è esclusivamente quello di Fiorio, il che va a ridurre l’enfasi della sfida perché ci mostra una sola della due parti in gara.

Day 3, Sede Lancia Conferenza Stampa-Sede Lancia UFF AD

Poi c’è un’insolita insistenza sul personaggio interpretato da Katie Clarkson-Hill, ovvero la dottoressa nutrizionista Jane McCoy, che però non ha una vera funzione per lo sviluppo narrativo del film; anche il fondamentale Walter Röhrl, pilota di punta della Lancia interpretato da Volker Bruch, ha uno sviluppo poco chiaro con ambigue regole sul suo ingaggio che non sembrano avere un vero effetto sul suo coinvolgimento nella storia. Sono dettagli, eh, che notiamo più noi che i film li analizziamo che la maggior parte del pubblico che poi li guarda, ma dispiace notare che qualcosa nel meccanismo si inceppa a fronte di film che ha una grande dignità generale.

Infatti, sono davvero notevoli le scene di guida, ben gestite da Mordini e soprattutto supportate da un montaggio (di Massimo Fiocchi e Davide Minotti) che sa valorizzarle conferendo il ritmo che questo tipo di film richiedono. Inoltre, una volta tanto, Race for Glory è si un film sportivo ma anche un film sull’automobilismo che sa dialogare con chi di motori se ne intende, scendendo anche nel tecnico e mostrando quello che accade in fase di progettazione e pianificazione, nelle fabbriche e nelle officine.

Nel complesso, Race for Glory – Audi vs Lancia ha quel look internazionale che è sempre un vanto per un’opera italiana, un film che guarda più a Mangold che a Rovere (nonostante Veloce come il vento sia stato un successo fuori dall’Italia) e trova nell’immedesimazione del suo protagonista Riccardo Scamarcio quel quid che gli fa fare uno scatto di qualità necessario ad elevarlo al di sopra del classico biopic televisivo made in Italy.

Race for Glory – Audi vs Lancia è nei cinema italiani dal 14 marzo distribuito da Medusa Film.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Riccardo Scamarcio è un ottimo Cesare Fiorio.
  • La regia e il montaggio nelle scene di corsa.
  • La scrittura dei personaggi non sempre convince, soprattutto un approfondimento sbagliato su alcuni di loro.
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