Veloce come il vento, la recensione

Donne e motori è un’accoppiata da sempre vincente, tanto sulle pareti delle officine dei meccanici quanto sul grande schermo, dal momento che questo assioma ha trovato una sublimazione perfetta nella saga milionaria Fast & Furious, dove il gentil sesso non è un semplice “trofeo” ma parte attiva dell’azione. Pur ponendosi come cosa altra in confronto ai film con Vin Diesel, l’italianissimo Matteo Rovere coglie proprio quell’aspetto del cinema automobilistico mettendo al centro dell’azione una giovanissima pilota di GT.

Veloce come il vento nasce da una storia vera e soprattutto dalla testimonianza di Antonio Dentini, un vecchio meccanico (alla cui memoria il film è dedicato) esperto di preparazione ed elaborazione di motori. Il buon Tonino, tra le molte storie e aneddoti, ha raccontato al regista la vicenda di Carlo Capone, ex campione di corse automobilistiche con una vita burrascosa. Da questo semplice input, gli sceneggiatori hanno costruito una storia tutta nuova che si incentra sul difficile rapporto tra fratello e sorella, entrambi impegnati nel mondo delle corse GT.

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Giulia De Martino ha solo diciassette anni ma è già una pilota del campionato GT, costantemente seguita e guidata dal padre. Ma un giorno, proprio mentre Giulia è in pista, il padre muore e lei si trova a dover affrontare la vita e la carriera da sola, occupandosi, per altro, del fratellino Nico. Finché spunta Loris, fratello maggiore, ex campione automobilistico e ora tossicodipendente, che rivendica la sua parte di eredità imponendosi come tutore dei fratelli minorenni. La convivenza è inizialmente molto difficoltosa, ma sia Giulia che Loris, con passare dei giorni, capiscono che ognuno ha qualche cosa da imparare dall’altro.

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Al suo terzo film da regista, Matteo Rovere continua un percorso molto personale che si esime dal seguire quella triste strada preconfezionata dell’attuale cinema italiano. Pur lontanissimo da quello a cui lo spettatore medio è abituato quando pensa a un film sulle corse automobilistiche (Veloce come il vento non è assolutamente e non vuole essere Fast & Furious ma neanche il più realistico Rush) e con un approfondimento delle dinamiche famigliari tipico del cinema nostrano, film di Rovere è senz’altro un unicum nel suo genere in Italia. Soprattutto perché decide di seguire – a modo suo – proprio la strada del genere, senza dover pagare pegno verso quell’ottica da fiction tv che ha letteralmente ucciso il nostro cinema. E così, in un film che predilige i rapporti umani all’azione, troviamo corse e inseguimenti, anche per le strade della città. Ovviamente il tutto è realizzato con l’idea di contenere i costi (e qui c’è da rimproverare l’idea di inserire incidenti ripresi da filmati di repertorio di vere corse… tanto valeva non mostrare nulla!), ma c’è senso del ritmo grazie a un ottimo montaggio e si percepisce quella voglia di fare qualche cosa di diverso con una vera passione sulle spalle.

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La bella sceneggiatura, curata dallo stesso Rovere insieme a Filippo Gravino e Francesca Manieri, ci porta nel mondo delle corse GT, un ambiente non noto a molti, ma lo fa senza scendere in tecnicismi e approfondendo soprattutto il rapporto tra fratelli. Questo accade grazie a due personalità fortissime, Giulia e Loris, ottimamente caratterizzati e portati sullo schermo con grande cura dalla quasi esordiente Matilda De Angelis e Stefano Accorsi. Giulia è una ragazza dal forte temperamento, sicuramente molto più matura della sua età, probabilmente perché si è trovata a fare da sorella e madre allo stesso tempo per il fratellino Nico. La sua passione per i motori dà la possibilità al padre di portare avanti la tradizione di famiglia, che è stata disattesa da Loris, il figlio maggiore disconosciuto dall’intera famiglia per i comportamenti autodistruttivi. Il grande talento di Loris è stato completamente compromesso, infatti, dal tunnel della tossicodipendenza e il ritorno a casa dell’uomo non è dettato dai sentimenti ma dall’interesse economico, descrivendo così un personaggio tanto viscido quanto cinico e irresponsabile.

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La sinergia tra i due funziona benissimo e se Accorsi dimostra di essere molto a suo agio con un personaggio abbastanza differente dai suoi soliti, è la giovane e bellissima Matilda De Angelis a vincere davvero la sfida. Con un ché di Jennifer Lawrence (e infatti la sua Giulia è un po’ Katniss), la De Angelis dimostra una grande intensità e un’aderenza al ruolo totale. Una bella scoperta per il cinema italiano!

Molto avvincente nella trama e nella struttura, Veloce come il vento convince un po’ sotto tutta la linea e malgrado per certi aspetti tenga “tirato il freno”, risulta un prodotto genuino e sicuramente competitivo anche sul mercato internazionale.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Storia avvincente e ben raccontata.
  • Ottima caratterizzazione dei personaggi.
  • Bravi gli attori, in particolare Matilda De Angelis!
  • Il film si contiene sotto l’aspetto spettacolare e mostra il suo “vorrei ma non posso” nell’utilizzo di filmati di repertorio per gli incidenti automobilistici.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Veloce come il vento, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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