Red Krokodil: La droga come metafora di distruzione

Continua senza freni la “spericolata” avventura di Distribuzione Indipendente, etichetta distributiva fuori dal comune e fuori dal coro fondata nel 2011 da Giovanni Costantino con l’intento di creare una realtà “altra” per ciò che riguarda la circuitazione delle opere cinematografiche indipendenti, siano esse d’autore che di genere. Attraverso nuovi spazi (che non comprendono le sole sale cinematografiche) e nuovi metodi di diffusione, Distribuzione Indipendente sta riuscendo a dare visibilità a “piccoli” film, italiani e stranieri, che altrimenti non avrebbero mai avuto possibilità di scontrarsi con l’opinione del “grande” pubblico.

Dopo il grande successo ricevuto con il film Spaghetti Story di Circo De Caro, Distribuzione Indipendente ha presentato alla stampa romana in data 16 Gennaio 2013, presso la Casa del Cinema, il nuovo titolo del suo listino: Red Krokodil, la nuova fatica del visionario performer e regista Domiziano Cristopharo, autore di opere pluripremiate come House of the flesh mannequins e Museum of Wonders e che, con questo suo nuovo film, si impone come uno dei primi autori ad aver trattato in chiave personalissima la tragicità del Krokodil, droga sintetica letale capace di portare alla distruzione fisica di colui che ne fa uso.

Red Krokodil racconta la storia, ma ancor di più la sofferenza e il disfacimento esteriore quanto interiore, di un Uomo dipendete dal Krokodil e costretto dal massiccio utilizzo della droga sintetica a vivere solo, recluso nel suo angusto e lercio appartamento, giornate tutte uguali in cui il tempo sembra essere scandito solamente dal feroce avanzare del deterioramento del proprio fisico le cui carni stanno lentamente marcendo sotto i propri occhi. La realtà inizia lentamente a confondersi con le allucinazioni trascinando l’Uomo all’interno di un limbo in cui l’angoscia e il dolore fanno da padroni. C’è possibilità di redenzione oppure ormai è troppo tardi?

Fuori da qualunque diktat cinematografico legato alla morale e al buon costume, Red Krokodil, in sintonia con un po’ tutto il cinema di Cristopharo, va dritto per la sua strada senza porsi troppi scrupoli e farsi frenare dalla paura di un possibile “scontro” con le antiquate leggi censorie. Con una cura maniacale per il dettaglio, che contraddistingue sin da sempre la filmografia dell’autore, ritmi dilatati all’estremo e il prevalente utilizzo di un solo attore (Brock Madson) per tutti gli 82 minuti di durata, Red Krokodil riesce a trasmettere un singolare senso di angoscia e malessere, riflettendo appieno il degrado fisico e mentale in cui è riverso il protagonista, senza risparmiare allo spettatore sequenze tanto efficaci quanto disturbanti che si fissano nella memoria colpendo al tempo stesso dritto nello stomaco.

Il film rappresenta, a detta di Domiziano Cristopharo, il primo capitolo di una trilogia volta a fornirci una sua personalissima rivisitazione di quelle che sono state anche le “cantiche” dantesche: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Se con Red Krokodil l’autore ha detto la sua sul purgatorio, è già in lavorazione il secondo capitolo della trilogia, Doll Syndrome, che guarderà ai gironi infernali.

Red Krokodil uscirà nelle sale di Distribuzione Indipendente Giovedì 23 Gennaio 2014.

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CONFERENZA STAMPA CON IL REGISTA.

La droga di cui parla il film è conosciuta con il nome Krokodil. A cosa dobbiamo il “Red” del titolo?

Quando ho pensato a Red Krokodil, all’inizio, volevo realizzare un film in bianco e nero. In post-produzione, poi, avrei reso rosso il coccodrillo di peluche che il protagonista ha sempre con se e che in qualche modo avrebbe richiamato il “Rosso” della Russia. E poi il “Red” mi è servito anche ad evitare possibili confusioni con un altro film già esistente e dal titolo Krokodyle. Per me Red Krokodil è un film importante poiché chiude una fase molto barocca e visiva della mia carriera per aprirne una molto più minimalista ed essenziale.

Il film rappresenta il primo capitolo di una trilogia. Cosa può dirci?

Red Krokodil rappresenta la prima parte di una trilogia sull’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Questa prima parte del trittico è dedicata al Purgatorio, mentre il mio prossimo film, dal titolo Doll Syndrome e già in lavorazione, sarà dedicato all’Inferno e sarà molto impegnativo da sopportare. Con il Paradiso, invece, ho intenzione di adottare un linguaggio ancora differente, molto più solare.

Sulla fase di scrittura e realizzazione del film cosa può dirci?

Innanzi tutto posso dire che parliamo di un film che ha avuto un budget limitatissimo, 1000 euro in tutto. Red Krokodil, più che altro, nasce come una sorta di grande metafora. Non vuole essere un “documento” circa gli effetti della droga, anche perché il Krokodil ha un effetto ancora più devastante rispetto a quello che si vede nel film. Questa è una droga che offre una dipendenza maggiore rispetto ad altre, come l’eroina, perché il suo effetto dura per meno tempo e dunque costringe il tossico a farne uso con maggior frequenza. Ciò che è interessante è che l’attore protagonista del film, Brock Madson, è un ex tossico dipendente (esomorfina) quindi in un certo senso il percorso “distruttivo” che si vede nel film è stato creato su delle basi in qualche modo reali. Ci tengo a precisare, comunque, che oggi Brock non soffre più di problemi legati alla droga e fa il modello. Ad ogni modo Red Krokodil è un film fortemente pessimista ma lancia un messaggio positivo, perché alla fine del film lo spettatore assume la consapevolezza che può fare della propria vita ciò che vuole, nel bene e nel male, perché ogni persona è artefice del proprio destino. Di sicuro su questo set siamo stati sempre molto seri e professionali, abbiamo cercato di limitare fortemente l’aspetto “ludico” perché la tematica trattata unita all’esperienza di vita dell’attore ha subito riaperto vecchie “ferite”.  La troupe di questo film è stata praticamente ridotta all’osso, due persone, io e lui. Le riprese sono andate avanti per dieci giorni più altri due per le scene oniriche in esterni.

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Perché ha deciso di girarlo in inglese se il film è ambientato in Russia?

Per una semplice questione commerciale. Già si tratta di un film difficile in se, girarlo anche in russo sarebbe stato sicuramente troppo. Già in questo modo in Italia molti festival non ci hanno presi perché l’hanno ritenuto eccessivo. Purtroppo si sa le cose come funzionano nel nostro Paese, ma l’ignoranza di certo non è del pubblico ma dei distributori, perché di spettatori predisposti a vedere film impegnativi ce ne sono eccome.

Grazie alla sua esperienza, l’attore quanto ha apportato al film oltre la sceneggiatura?

Il film nasce da un racconto inedito di Francesco Scardone che mi aveva colpito molto. Gli chiesi di estrapolare da quel racconto una sceneggiatura, ma quel che ne è venuto fuori era più che altro una specie di canovaccio sul quale abbiamo applicato le esperienze vissute da Brock. Molte cose, ad esempio, registicamente non le avrei nemmeno inserite…come ad esempio le varie siringhe vicino al letto…ma lui ha raccontato che la realtà è così e quindi lo abbiamo fatto senza discuterci su. Un’altra cosa che lui ci ha raccontato è che nel periodo di tossicodipendenza passava ore e ore sotto la doccia per far si che il suo corpo potesse in qualche modo assorbire i liquidi che la droga asciugava. E io ho riproposto il tutto nel film. Anche l’idea della parete a specchio, nella sceneggiatura non era assolutamente così. Brock ci ha raccontato che un tossico ha un ego molto sviluppato, quindi ama molto se stesso e da qui la scena della masturbazione. La parete che diventa specchio è uno stratagemma per rendere lo sdoppiamento di se stesso, fare l’amore con se stesso.

Sulle scelte iconografiche che vediamo nel film cosa può dirci?

L’immagine del protagonista come Cristo che si autoflagella non era in sceneggiatura. Ho utilizzato la visione mistica come espediente per giustificare la sua volontà di voler uscire dal tunnel della droga. Poi ci sono alcuni riferimenti al Teorema di Pasolini (le corse nel deserto). Poi ricorre l’immagine di San Nicola di Russia perché si pone in perfetta contrapposizione alla sorte del protagonista, dato che San Nicola è un santo che non si decompone.

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In che epoca storica è ambientato il film?

Non c’è una vera e propria epoca. Il radiogiornale che sentiamo durante il film è quello rilasciato in Russia all’epoca di Chernobyl, però si parla anche dell’entrata in guerra della Russia durante la Seconda Guerra Mondiale. Abbiamo voluto fondere due momenti salienti della storia della Russia. Si deve considerare Red Krokodil un film senza tempo.

Ma per uscire dalla dipendenza del Krokodil può bastare il sogno a sfondo mistico?

Assolutamente no! Per uscire dalla dipendenza della Krokodil occorrerebbe proprio un miracolo perché chi ne fa uso, solitamente, non riesce proprio a smettere vista l’alta dipendenza che provoca comportando forti crisi epilettiche e shock anafilattici. Nel film è stato usato l’espediente del sogno mistico solo per dare il senso di cambiamento.

Cosa può dirci sui prossimi progetti?

Il prossimo progetto, a cui come ho detto sto già lavorando, è Doll Syndrome. E’ ambientato a Roma che verrà inquadrata come una città fantasma in cui si muovono tre personaggi che sono l’uno l’inferno dell’altro. Siamo già a buon punto con la lavorazione e se tutto va bene sarà pronto per fine febbraio. Abbiamo già alcune proposte avanzate dalla Germania che si è detta interessata al progetto. Sarà un film privo di dialoghi, solamente immagini e musiche. Per la sceneggiatura ho trovato ancora una volta la collaborazione di Andrea Cavaletto.

Giuliano Giacomelli

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