Red Lights, la recensione

La dottoressa Margaret Matheson e il suo collaboratore Tom Buckley sono dei famosi investigatori di fenomeni paranormali. Il loro compito è individuare e smascherare sedicenti sensitivi, medium e guaritori, dimostrando che sono in realtà ciarlatani e truffatori. Ma quando il leggendario sensitivo non vedente Simon Silver riappare dopo un’assenza dalle scene durata 30 anni, la dottoressa Matheson, che si era già scontrata con lui senza risultati molti anni prima, consiglia al suo collaboratore di non seguire il caso, dal momento che sospetta il coinvolgimento di Silver nella morte di un suo detrattore avvenuta poco prima del suo ritiro. Buckley invece è deciso a smascherare Silver, ma più si avvicina al sensitivo, più l’uomo comincia a mettere in discussione le sue convinzioni: e se Silver fosse davvero dotato di poteri paranormali? 

In gergo scientifico, si definiscono “red lights” dei piccoli indizi in grado di rivelare l’inganno che può celarsi dietro eventi che apparentemente hanno un’origine soprannaturale. L’asse sconnessa del pavimento che rende facilmente traballante il tavolino durante una seduta spiritica è, per esempio, una red light ed è proprio a queste “luci rosse” che gli studiosi di paranormale guardano per capire se si trovano di fronte a un evento autentico oppure una bufala. Il secondo film di Rodrigo Cortés, regista dell’interessantissimo Buried – Sepolto, ruota tutto attorno a questo concetto di vero e falso, dimostrabile o meno, reale o soprannaturale, giocando con lo spettatore allo stesso modo di come il sensitivo Simon Silver gioca con Tom Buckley.

Red Lights

Le premesse sono ottime, la storia è originale e i personaggi ben caratterizzati, però il film di Cortés riesce ad essere diseguale: ogni due palle in buca, ne piazza obbligatoriamente una fuori!

La forza di Red Lights sta sicuramente nel soggetto che affronta una tematica raramente esplorata nel cinema di genere. In questo caso si parla di paranormale sotto un punto di vista scientifico, ponendo un autentico scontro tra il pragmatismo della scienza e la superstizione, intesa come magia e soprannaturale. Cortés sembra suggerire fin dall’introduzione che il soprannaturale non esiste e ogni evento che sembra inspiegabile è al contrario perfettamente dimostrabile. La seduta spiritica che apre Red Lights è prontamente decostruita dai due “smascheratori del soprannaturale” con l’immediata dimostrazione che la suggestione data dalla giusta atmosfera, unita alla creduloneria e qualche trucchetto da prestigiatore hanno un potere maggiore di quello dei morti.

Red Lights

Inizio promettente, dunque, unito a una giusta caratterizzazione dei due personaggi protagonisti, una scienziata dal carattere ben temprato dal tempo e dall’esperienza, magnificamente interpretata da Sigourney Weaver finalmente tornata in un ruolo di rilievo dopo troppi cammei, e il suo giovane assistente che lotta contro la superstizione umana come riflesso degli insegnamenti ricevuti, impersonato da un sempre professionale Cillian Murphy. Bastano però pochi minuti per definire tutto con efficacia, compresa l’entrata in scena del carismatico e misterioso sensitivo “in pensione”, interpretato da un adatto Robert De Niro. Tutto quello che segue è purtroppo ridondanza.

Dopo le ottime cartucce sparate nei primi venti minuti, la sceneggiatura scritta dallo stesso Cortés tende a mostrare continuamente Matheson e Buckley all’opera nello smascherare casi di falsi fenomeni paranormali, parallelamente alla vicenda di Simon Silver che si prepara a tornare in scena. Red Lights si abbandona a uno strano torpore e riesce a strappare qualche sbadiglio di troppo, dando l’impressione che i 113 minuti di durata siano eccessivi e il film ne avrebbe giovato da una snellita in fase di montaggio.

Red Lights

Nella seconda metà il film comincia a riacquistare interesse, nascono misteri, altri ne vengono svelati e le relazioni tra personaggi si fanno ambigue, però si ha sempre l’impressione che Cortés abbia messo dentro più del necessario, come la scena in cui Tom va nell’appartamento di Silver, inutile all’economia del film e forse dannosa alla logica che muove i personaggi.

Va dato atto all’autore, comunque, di aver azzeccato il finale e seppur si noti una certa prolissità anche nel chiudere la vicenda, il tanto annunciato incontro-scontro tra scienza e soprannaturale ha dei risvolti inaspettati e ben gestiti.

Cortés conferma, dunque, di avere talento, ma Red Lights ha l’aria dell’opera dalle potenzialità non pienamente espresse, un film che forse avrebbe meritato una revisione di sceneggiatura e una limatina in sede di montaggio.

Interessante ma non riuscito in pieno.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Bravi attori che impersonano personaggi ben caratterizzati.
  • Premessa interessante e finale ben congegnato.
  • Prolisso.
  • Un passaggio in particolare contraddice la logica (impeccabile) del concept.
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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Red Lights, la recensione, 6.5 out of 10 based on 2 ratings

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