Gli occhi di Tammy Faye, la recensione
Il film di apertura della sedicesima edizione della Festa del cinema di Roma è Gli occhi di Tammy Faye (The Eyes of Tammy Faye), diretto da Michael Showalter, e vede come protagonisti Jessica Chastain e Andrew Garfield, oltre che, in ruoli di supporto, Vincent D’Onofrio e Cherry Jones.
Il film racconta attraverso gli occhi di Tammy Faye Bakker (Jessica Chastain) una storia vera, un capitolo di storia della televisione americana poco conosciuto all’estero, che mette al centro la vicenda che ha coinvolto l’impero mediatico di Jim Bakker (Andrew Garfield) e sua moglie Tammy Faye, che rivoluzionarono il mondo della televisione religiosa diventando dei moderni tele-evangelisti, usando il medium televisivo per comunicare il loro messaggio cristiano attraverso metodi di coinvolgimento innovativi che garantirono loro un grande successo, prima alla CBN (Christian Broadcasting Network) e poi mettendosi in proprio con un nuovo canale satellitare PTL (Praise The Lord) dal 1974, fino alla caduta in disgrazia a causa delle accuse di frode (e anche un’altra molto di attualità) nei confronti di Jim Bakker, di cui la moglie Tammy era ignara.
Il film si concentra sul personaggio di Tammy Faye fin dalla sua infanzia, mostrando alcune tappe importanti della sua vita, come la sua fervente fede fin dalla tenera età, fino all’incontro con Jim Bakker all’Università. Tammy Faye, interpretata da una incredibile e in alcuni momenti irriconoscibile Jessica Chastain, è ritratta come una giovane credente gentile, spontanea, dolce e con delle sorprendenti intuizioni televisive, che suggeriscono come in realtà gran parte dei successi del marito vengano da idee e suggerimenti della moglie.
Tammy è una donna che non riesce a fare finta di essere qualcosa diverso da ciò che è (nonostante indossi costantemente una massiccia dose di trucco sul suo volto che consiste nel suo “trademark” senza cui non sarebbe nessuno), tradendo spesso una ingenuità e naturalezza che la porta anche a sfidare alcune posizioni dominanti all’interno della chiesa senza quasi rendersi conto della grandezza di ciò che stava facendo, in particolare nel suo supporto alla comunità LGBT.
Il giovane e ambizioso predicatore Jim Bakker invece sembra molto più scaltro e arrivista, non per altro già nei suoi sermoni (con inquadrature che ricordano molto Citizen Kane di Orson Welles) diceva che “Dio non vuole che siamo poveri“, e arriverà a usare la televisione come un mezzo per ottenere donazioni dai fedeli con cui arricchirsi, arrivando a sfruttare perfino momenti personali dolorosi e intimi su scala mediatica con il fine di aumentare i guadagni.
La coppia di evangelisti diventa presto molto ricca ma le cose nella coppia sembrano smettere di funzionare. Un tema ben ritratto dal film è infatti questo senso di ipocrisia rispetto ciò che vediamo nel piccolo schermo della televisione, in cui la coppia si abbraccia sorridente, e il dietro le quinte in cui quasi si ignorano e che mostra un Jim sempre più distante e indifferente nei confronti della moglie e sempre più vicino al suo assistente.
L’impero mediatico dei Bakker, che portano il canale satellitare PTL a una audience di 20milioni di persone al giorno e trasmette 24 ore su 24, rendono i coniugi delle vere e proprie star all’interno del mondo religioso e mediatico americano, ma li mettono anche al centro di numerose critiche e attacchi per via della gestione non chiara delle donazioni dei fedeli da parte di Jim Bakker. La situazione sembra poi peggiorare con il deterioramento dei rapporti tra la coppia che porta Tammy a fare uso di antidepressivi denunciando un altro problema sociale americano legato alla dipendenza da oppiacei.
Il film a livello narrativo si presenta in modo abbastanza convenzionale, raccontando la vita della coppia attraverso salti temporali che vanno dagli anni ’50 fino al 1994, con una camaleontica Jessica Chastain (grazie anche a un grandissimo lavoro dei truccatori) che interpreta il ruolo di Tammy alla perfezione (aspettare i titoli di coda o guardare qualche video su YouTube per credere) e con al suo fianco un Andrew Garfield che la sostiene egregiamente.
Il punto di forza del film sta sicuramente nelle interpretazioni convincenti dei protagonisti e nella storia raccontata, che risulta decisamente interessante sia nella vicenda storica che nella descrizione di un personaggio come quello di Tammy Faye, rivalutando la storia di una donna spesso presa in giro in America per il suo stile e il suo volto perennemente molto truccato, ma che in questo film viene resa non come una macchietta ma come un vero e proprio personaggio a tutto tondo, grazie in particolare (ripeto ancora in caso non si fosse capito) alla grandissima interpretazione di Jessica Chastain.
Mario Monopoli
PRO | CONTRO |
|
|
Lascia un commento