Speciale Biografilm Festival 2014: Love Hotel

Love Hotel, ovvero l’intimità a pagamento.
Alberghi costruiti e progettati unicamente per avere rapporti sessuali, rivivere fantasie e donare nuova linfa a coppie in procinto di annoiarsi. Esistono molteplici varianti di strutture e camere, ognuna di quest’ultime liberamente sfruttabile fino a un totale di 20 ore.
Sono alberghi di bassa qualità, ma di alto lusso.

Benvenuti nel love hotel dAngelo. Siamo a Osaka, Giappone.
C’è la stanza della Boxe, la stanza Discoteca, la stanza Safari con animali e lampade tematiche.
Ognuno è ammesso, indipendentemente dalla propria età, orientamento sessuale o feticismo innato, previo pagamento automatico presso un distributore digitale da cui è possibile scegliere la stanza preferita.

Il documentario di Philip Cox e Hikaru Toda lascia le conclusioni ai testimoni di questo mondo, coloro che lo osservano e chi vi ha vissuto dentro almeno per una notte.
Diverse vite, differenti inclinazioni, e una sola notte per risolvere ciò che la vita non ha permesso di sperimentare appieno.

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I Love Hotel di questo documentario non lasciano scampo; non siamo nell’immaginario americano di lenzuola macchiate e motel dalle insegne sfarfallanti. L’anonimato è ugualmente concesso, ma il servizio è del tutto giapponese. Veloce, silenzioso, corretto, perfetto. L’igiene è limpida, le coperte profumate, i cuscini non presentano il minimo segno di usura e l’unico segno di vita umana è stabilito da altoparlanti e fugaci apparizioni tra finestre di servizio e corridoi.
Il contatto umano viene relegato unicamente nelle camere in cui si insinua silenziosamente l’occhio dei due registi, mentre l’esterno si racchiude in una sottile coltre lynchiana (splendidamente sorretto dalla colonna sonora di Florencia Di Concilio), continuamente scrutato e sorvegliato dal Centro Sicurezza della struttura.
Tutto è in ordine.
Unico elemento imperfetto, il Direttore, intento a compiere versi di preparazione per la nottata di lavoro e esercizi di ginnastica dalla dubbia utilità.
Celato nel suo fumoso e disordinato appartamento nascosto tra le mura delle Camere D’Amore, si concede di essere un uomo silenzioso, pensieroso, sereno.
Lo sguardo di chi non è poi così felice della sua vita, ma di cui non si può lamentare.

Love Hotel immagine 2

Gli affari procedono spediti (per ora) e le coppie abbondano.
Magari si presenta un anziano oltre la settantina che si concede una notte in solitario per risvegliare gli ultimi impulsi che gli sono rimasti, con sedute di film porno e riviste erotiche.
O una Dominatrix che da appuntamento ai propri clienti solo in quell’hotel.
Tutti i presupposti per un documentario sulla sessualità giapponese c’erano tutti, eppure Love Hotel va nettamente oltre, temporeggiando sull’esplicito solo tramite antiche illustrazioni giapponesi poste sotto i titoli di testa o, se per voi di esplicito si tratta, mostrando nudità e corpi abbracciati sotto il tetto di una temporanea illusione di paradiso.
I Love Hotel, a prima vista, possono abbagliare gli occhi di un’inutile moralità insinuata in ogni cultura del mondo, e che poi alla fine presenta il conto, ma il documentario di Cox e Toda abbraccia il sesso come estensione dell’amore, della soddisfazione, dei segreti che concedono un allargamento della nostra personalità.
Una coppia di sposi sull’orlo della mezza età che riscopre l’armonia di scherzare con le proprie forme invecchiate, con un senso dell’umorismo infantile. Due avvocati civili omosessuali che trovano nel dAngelo l’unico rifugio che li accetta per quello che sono e che, nella loro intimità, ci rivelano quanto universale sia il concetto di Amore e di Coppia.

Love Hotel immagine 3
Interi rapporti si ricuciono, altri nascono e muoiono in una nottata clandestina, mentre del Sesso si mantiene solo una semplice luce purificatrice ed essenziale, senza bisogno di amplessi registrati o coiti suggeriti, ma il vero successo di questo originale documentario è trasporre l’immagine di svariate esistenze tramite l’arco di qualche nottata, regalando l’atmosfera di assistere a una sceneggiatura costruita fino all’ultimo dialogo e narrativamente eccelsa.
Le notti di Love Hotel hanno la stessa tangibilità dei sogni e, come tali, si desidera di poter pagare qualche moneta in più per poter sostare qualche ora più a lungo prima del brusco, mortifero, risveglio.

 Luca Malini

PRO CONTRO
  • Una grande riflessione tra Eros e Amore.
  • Personaggi e situazioni indimenticabili.
  • Un’occasione per visitare una tra le più famose subculture giapponesi.
  • Un po’ lento in alcune sequenze

 

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Speciale Biografilm Festival 2014: Love Hotel, 9.0 out of 10 based on 1 rating

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