Supercondriaco, la recensione
Supercondriaco è una commedia fresca e frizzante scritta, diretta e interpretata dall’ormai popolare Dany Boon (Giù al Nord; Niente da Dichiarare), fortunato alfiere della contemporanea commedia d’oltralpe. Lo spunto alla base dell’intreccio, come si evince dal bizzarro neologismo che da il titolo alla pellicola, è l’atteggiamento paranoico che scaturisce dalla patologica e insensata convinzione di essere affetti da ogni malattia possibile e immaginabile. Il protagonista Romain (Boon), quarantenne scapolo e senza figli, è proprio un ipocondriaco nevrotico e insopportabile, instancabile persecutore di Dimitri Zvenka (Kad Merad), suo medico curante.
Gestire le stravaganze di Romain diventa, per il dottore, sempre più difficile e imbarazzante, tanto da interferire con la propria serenità familiare. L’ironica ed esasperata moglie Norah (Judith El Zein) minaccia di lasciarlo se non si libererà quanto prima dell’ingombrante paziente; contemporaneamente, come se non bastasse, la sorellina Anna (Alice Pol) non fa che combinare guai con le sue iniziative socialmente impegnate. Dimitri, dunque, si ripropone di aiutare Romain a trovare una compagna in grado di aiutarlo a superare le proprie paradossali fobie. Tuttavia, dopo una serie di improbabili appuntamenti sfociati in situazioni altrettanto assurde, sarà un clamoroso scambio di persona a far prendere alla vita di Romain una piega decisamente inaspettata…
Dany Boon, raccontando sul grande schermo una serie di manie e fissazioni che, ha confessato, lo riguardano in prima persona, gioca la carta vincente dell’autoironia e da vita a un prodotto gradevole, scanzonato e, complessivamente, divertente. L’ipocondria di Romain, naturalmente, è portata alle estreme conseguenze per dar luogo a gag riuscite e piuttosto originali, basate prevalentemente sulle ottime abilità mimiche di Boon, che conferiscono un ritmo piacevolmente serrato alla prima parte della pellicola. Il rapporto tra Romain e Dimitri, personaggio che Kad Merad riesce a caratterizzare con efficacia, è trattato, inoltre, con sorniona leggerezza in ogni sua sfumatura, complice una brillante scrittura dei dialoghi e una più che buona alchimia fra i due interpreti, coppia collaudata sin dai tempi di Giù al Nord. Numerose le sequenze memorabili che li vedono protagonisti, tra cui l’incipit del film, che ha luogo durante i festeggiamenti di Capodanno, o la prima notte che Romain trascorre in casa Zvenka, nonostante le riserve di un’accigliata Norah.
Tuttavia, dopo una prima macro sequenza decisamente solida e riuscita, la trama entra nel vivo e la piega presa dagli eventi non convince; la seconda parte, legate allo scambio del pavido Romain con il coraggioso rivoluzionario Anton Miroslav (Jean-Yves Berteloot), potrebbe lasciare gli spettatori perplessi se non addirittura delusi, anche in virtù dell’appesantirsi del ritmo narrativo e dell’inverosimiglianza delle vicende. Si direbbe che la commedia degli equivoci non sia materiale congeniale al Boon autore, molto più a suo agio in situazioni da commedia brillante o raffinata.
Supercondriaco, pur riuscendo a sviluppare e portare a termine un discorso già sentito, ma non per questo ridondante, sull’amicizia, la famiglia e il potere dell’amore di cambiare in meglio le persone, è promosso solo in parte. Se, da un lato, ne apprezziamo le interpretazioni, la pungente ironia con la quale si deride l’ipocondria e l’accattivante commento musicale, dall’altro è difficile sopravvivere al calo d’interesse e d’attenzione che colpirà il pubblico dopo la prima ora di film, che avrebbe funzionato molto meglio se snellito di almeno una mezz’ora.
Il film, distribuito da Eagle Pictures, sarà nelle nostre sale a partire dal 13 marzo.
Chiara Carnà
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