TFF35. A Taxi Driver, la recensione

Uno dei primi titoli più interessanti del 35° Torino Film Festival (presentato nella sezione Festa Mobile) arriva dalla Corea del Sud e – a dispetto del titolo – non ha nulla a che vedere con il popolare film diretto da Martin Scorsese nel 1976.

Tuttavia A Taxi Driver ha un pregio importante: quello di riflettere il panorama politico e civile che si è respirato negli anni ’80 proprio nella nazione coreana.

Siamo infatti durante la rivolta di Gwanju (scoppiata il 18 maggio 1980) e i cittadini, guidati da un determinato gruppo di studenti universitari, scendono in piazza per ribellarsi alla dittatura di Chun Doo-hwan. Sullo sfondo di questi eventi, seguiamo la storia del signor Kim, un tranquillo tassista completamente incurante di quanto sta accadendo nel proprio paese. Ben presto Kim s’imbatte nel signor Peter (interpretato da Thomas Kretschmann de Il pianista), un reporter tedesco venuto in città proprio per documentare i giorni di rivolta, un cliente imprevisto che ovviamente lo costringerà – suo malgrado – a prendere parte agli eventi di Gwanju.

Basato sulla vera storia del giornalista Jürgen Hinzpeter e del tassista Kim Sa-bok, il film di Hun Jang prende molto liberamente la sua fonte d’ispirazione. Infatti, sebbene il regista voglia portare sul grande schermo un evento che ha lasciato una ferita profonda nella storia del suo paese, il film adotta i toni della commedia, del film on-the-road, dell’action movie o più in generale del B-movie asiatico.

Candidato sudcoreano nella corsa all’Oscar per il miglior film straniero, A Taxi Driver racconta la presa di coscienza dell’uomo medio in chiave sempre umana e mai discriminatoria.

Il vero perno del racconto sembra essere proprio il rapporto che si instaura tra i due protagonisti, un’amicizia assolutamente improbabile appartenente al genere “non potrebbero essere più diversi ma…”.

Il rapporto tra i due protagonisti può ricordare forse quello che avevamo visto instaurarsi tra Philippe e Driss in Quasi amici, la fortunata commedia diretta nel 2011 da Olivier Nakache ed Eric Toledano. Tuttavia, A Taxi Driver non possiede quella straordinarietà che aveva decretato il sicuro successo del film francese.

In questa relazione d’amicizia c’è però un particolare interessante che lascia certo spazio ad un’importante riflessione: ovvero il disinteresse di Kim verso quanto sta accadendo nel proprio paese in contrapposizione alla spiccata coscienza del suo compagno di viaggio straniero.

A Taxi Driver si limita però a raccontare lasciando invece poco spazio all’approfondimento. L’effetto è quindi quello di un film-macchietta animato da ambizioni importanti.

Infine, la scarsa caratterizzazione dei personaggi lo rende un film godibile e per il quale si prova una sorta di immediata simpatia senza però riuscire renderlo indimenticabile.

Claudio Rugiero

PRO CONTRO
  • Innanzitutto il fatto di raccontare un evento storico importante e che forse non tutti conoscono come se fosse un’operazione a cuore aperto.
  • Il personaggio di Kim mostra da subito un’insolita innata simpatia.
  • Nessun personaggio riesce invece ad essere empatico.
  • Pur basato su una storia vera, non è certo innovativo da un punto di vista di racconto.
  • L’evento storico fa da sfondo ma manca di enfasi perfino quando agisce direttamente sulla narrazione.
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