The Canyons, la recensione

Piani fissi di cinema in rovina: esterni fatiscenti, interni palesemente abbandonati da anni, un degrado generale che suona come una triste constatazione da parte di chi ha perso fiducia per il Cinema. Un degrado morale? Forse. Un’apocalittica quanto lucida realizzazione che il Cinema, come luogo fisico, è ormai destinato a cadere a pezzi in favore di nuovi metodi per fruire dei film? Probabile anche questo. Fatto sta che le immagini che aprono The Canyons, il nuovo film di Paul Schrader, trasmettono un’angoscia che fa ben sperare sul grado di drammaticità e intensità del film.

Con il passare dei minuti, però, si ha quasi la sensazione che Schrader abbia fatto un film che colpevolmente va ad inserirsi proprio in quella fucina distruttiva che ipoteticamente potrebbe portare al collasso il mezzo cinema. Se è chiaro l’intento metalinguistico, visto che The Canyons parla proprio del disfacimento di Hollywood, e morale, ci si rende presto conto come questo film rappresenti un nerissimo punto di non ritorno nella carriera di un grande del cinema americano post-moderno. Una brutta, anzi bruttissima, opera che ruota attorno al nulla. Ma un nulla raccontato così male e senza il minimo fulcro d’interesse che ogni attenzione attorno a questo film è stata catalizzata sui due attori protagonisti: Lindsay Lohan e James Deen. Un chiaro specchietto per le allodole che, pur con una certa logica metanarrativa di fondo, tenta chiaramente di vendere il prodotto più per la scatola che lo riveste che per la reale sostanza. Perché di sostanza ce n’è poca e quelle briciole sono di una banalità e una insipidità quasi imbarazzante.

Presentato come “evento speciale” alla 70° Mostra del Cinema di Venezia, The Canyons racconta la storia di Tara e il giovane aspirante attore Ryan. Quest’ultimo si è aggiudicato il ruolo di protagonista in un film grazie a una serie di conoscenze e raccomandazioni nel mondo di Hollywood, ma la vicenda si complica quando Christian, fidanzato di Tara e produttore del film,  comincia a sospettare che Ryan abbia una relazione con la sua ragazza.

Linsay Lohan mostra le sue forme in The Canyons

Linsay Lohan mostra le sue forme in The Canyons

In pratica una vicenda da soap opera dove tutti vanno a letto con tutti (o almeno così ci viene detto, visto che di pruriginoso c’è ben poco in questo film, nonostante la pubblicità), tutti tradiscono tutti e il mondo va a puttane perché è pieno di puttane e puttanieri, appunto. Che novità! – direte voi – come se non fosse noto come è marcio il mondo di certo cinema e il mondo del cinema hollywoodiano in primis. Eppure Schrader, che ricordiamo per una carriera di tutto rispetto con cult come Hardcore, American Gigolò e Il bacio della pantera, nonché autore scorsesiano d.o.c. di script per Toro scatenato, Taxi Driver e L’ultima tentazione di Cristo, ha sentito la necessità di ribadire questo concetto e si è affidato per la sceneggiatura a uno scrittore cult come Bret Easton Ellis (ricordate il romanzo American Psycho?).

Il risultato è pressoché imbarazzante.

I personaggi sono caratterizzati molto male e sembra quasi che la personalità degli attori (e dunque il vissuto e i gossip che lo spettatore dovrebbe conoscere) tenda a sopraffare e sostituire quella dei personaggi in un corto circuito non sempre volontario. L’atteggiamento vizioso e peccaminoso di Tara e Christian ci ricordano dunque le bravate di Lindsay Lohan e l’attività primaria di James Deen come attore hard, un giochino che sta tutto nella mente dello spettatore e che non basta assolutamente a riscattare un film che ha una sceneggiatura statica e dei personaggi privi di qualsiasi sviluppo o crescita. La vicenda, per se, non è neanche interessante e soprattutto è raccontata fiaccamente, affidandosi all’inespressività di tutti gli attori coinvolti e a un paio di scene osé promiscue che puntano solo a mettere in mostra il corpo da quarantenne della ventisettenne Lindsay Lohan.

Regia scialba, resa generale da prodotto direct-to-video, con una quasi totalità di riprese in interni dove sembra non ci fosse uno scenografo sul set, e attori cani, tra i quali si salva in corner solo la monoliticità espressiva da schiaffi di Deen. Alla fine si ha quasi la sensazione di guardare uno di quei squallidissimi prodotti thriller/soft-core che Bruno Mattei ha diretto per la Perla Nera di Paolucci prima di passare a miglior vita e questo, per chi conosce tali prodotti, è un preoccupante campanello d’allarme.

Uno dei film peggiori di quest’anno.

Roberto Giacomelli

 

PRO CONTRO
  • Le immagini introduttive fanno ben sperare sulle intenzioni metaforiche.
  • Una brutta storia raccontata senza interesse.
  • Attori inespressivi e recitativamente poco dotati.
  • Sembra un brutto film prodotto per l’home video.
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Valutazione: 3.0/10 (su un totale di 1 voto)
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The Canyons, la recensione, 3.0 out of 10 based on 1 rating

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