The Post, la recensione

Con una delle carriere più longeve della storia del cinema, Steven Spielberg ritorna sui grandi schermi con la sua ultima fatica, The Post, accompagnato da due enormi attori come Meryl Streep e Tom Hanks che fanno a gara a chi è più bravo.

Una carriera infinita, dicevamo, ma anche assolutamente eterogenea che ha portato Spielberg a misurarsi con film di genere sempre diverso, senza fare quasi mai un passo falso. E un grande storyteller come lui non poteva che rendere The Post un film capace di piazzarsi tra i grandi classici del genere, affrontato con una modernità fuori misura.

Siamo nel 1971, Nixon è il Presidente degli Stati Uniti e Katharine Graham, interpretata da un’eccezionale Meryl Streep, è la prima donna alla guida di un giornale, il “The Washington Post”, in una società prettamente maschilista. Ben Bradlee, impersonato da Tom Hanks, è l’appassionato, coraggioso e testardissimo direttore del giornale che, anche se scontratosi tante volte con Katharine, insieme a lei lotterà per la libertà di stampa, scuotendo l’America e raccontando la verità, fino a quel momento negata, sulla guerra del Vietnam, pubblicando i cosiddetti “Pentagon Papers”.

Documenti, questi ultimi, prodotti durante gli anni della guerra e trafugati dall’analista Daniel Ellsberg nel 1969, che raccontano le menzogne di ben tre presidenti americani. Documenti fondamentali che prima il “New York Times” poi il “Washington Post” hanno tentato di riordinare, detentori di una “notizia che sarebbe stata la prima bozza della Storia”. Il governo Nixon tenterà in ogni modo di mettere a tacere la verità, ma le rotative sono ormai avviate, serve solo un “Sì” dalla persona giusta per cambiare il corso della storia del giornalismo da quel momento in poi.

In un’epoca in cui è facile cadere nella trappola di una fake news, dell’informazione che non è quasi mai tale, dell’approssimazione, Spielberg ci mostra il vero lavoro del giornalista, o almeno quello che dovrebbe essere nella realtà. Un professionista che lavora per la verità, che fatica per riordinare fonti e notizie per renderli documenti di valore e che porta avanti la sua etica con fermezza e onestà intellettuale. Spielberg ci mostra quanto studio e fatica si nasconde dietro la prima pagina di un giornale importante, esaltando anche il processo meccanico della stampa vera e propria e delle rotative che partono solo quando tutto è perfetto. Rotative che quando vengono messe in funzione sono tanto potenti da far tremare un intero palazzo, lo stesso tremore che sconvolgerà l’America quando quelle parole saranno lette dalle persone, rivelando la verità.

Ma The Post non è solo un film sul giornalismo, né sulla storia politica americana. The Post è piuttosto un manifesto d’indipendenza e emancipazione. Non solo una lotta per la sacrosanta libertà di stampa, cardine principale del film, ma anche contro il potere politico in nome della democrazia più autentica. Ma soprattutto, è una lotta per l’emancipazione femminile, allora come oggi argomento scottante ad Hollywood e nel mondo intero.

Katherine Graham si fa portavoce di tutte le donne in un mondo patriarcale dove le cariche più importanti sono gestite solo da uomini. Inizialmente dimessa, ricopre quella carica così importante quasi per caso, solo perché suo marito, al quale il padre di Katherine aveva affidato il giornale, si è suicidato lasciandola da sola. La Streep veste i panni di un personaggio sempre in crescita, che man mano si rende conto delle sue vere capacità e del potere che ha in mano e sa usarlo meglio di quanto avrebbe fatto un uomo al suo posto. Stravolge il ruolo della donna ma anche quello della stampa, non più serva dei governi ma dell’America stessa. Una libertà di stampa che sfocerà, poi, in uno degli scandali più rumorosi della storia americana: lo scandalo “Watergate”, tema portante del famosissimo film di Alan J. Pakula, Tutti gli uomini del presidente, di cui The Post si può considerare una sorta di prequel.

The Post vanta la brillante sceneggiatura di Liz Hannah e Josh Singer, già premio Oscar per Spotlight, ed è la ventottesima collaborazione tra Steven Spielberg e il grandissimo John Williams, compositore delle musiche.

The Post è di una verbosità sbalorditiva, ma allo stesso tempo conserva un ritmo incalzante e avvincente. Soprattutto è un film attualissimo, nonostante parli di un avvenimento vecchio ormai di 50 anni.

Il nuovo film di Steven Spielberg, candidato agli Oscar nelle categorie Miglior Film e Miglior attrice protagonista, è nei nostri cinema a partire dal 1 febbraio 2018.

Rita Guitto

 

PRO CONTRO
  • Gli attori sono superbi.
  • La sceneggiatura è di fortissimo impatto.
  • Nonostante gli argomenti non proprio leggeri, il film ha un ottimo ritmo.
  • Non è un film adatto per uno spettatore distratto.
  • È un po’ troppo verboso.

 

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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The Post, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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