The Void – Il Vuoto, la recensione
In un’annata abbastanza propizia per il genere horror al cinema, la 102 Distribution porta in sala un piccolo film dello scorso anno che, in questi mesi, è riuscito a farsi strada nei festival di settore e tra gli appassionati del genere, The Void – Il vuoto.
Scritto e diretto da Jeremy Gillespie e Steven Kostanski, conosciuti rispettivamente come art director e makeup effect artist per molte importanti produzioni (It, Suicide Squad, Crimson Peak), The Void si candida senza troppe difficoltà come uno dei migliori film horror visti in sala quest’anno.
La forza di quest’opera sta tutta nel suo sapore artigianale, nella voglia di omaggiare il grande cinema di genere anni ’80. Ma non fraintendetemi: The Void è una produzione low budget ma di artigianale ha il gusto per certi effetti speciali vecchio stile, ma il tutto realizzato con una professionalità da far invidia a ben più blasonate produzioni; allo stesso modo, il carattere citazionista non è mai fine a se stesso, ma i chiari rimandi a Distretto 13 – Le brigate della morte, La Cosa, Il Signore del Male, Hellraiser II – Hellbound, L’aldilà – E tu vivrai nel terrore…, sono parte di un contesto narrativo perfettamente coerente e indipendente.
The Void racconta la delirante notte in un pronto soccorso di provincia, un piccolo distaccamento dell’ospedale cittadino, quasi in disuso a causa di un recente incendio che ne ha messo fuori uso un’intera ala, e ormai prossimo alla chiusura. Qui giunge l’agente di polizia Carter che trasporta un ragazzo trovato lungo una strada di campagna in stato confusionale e ferito. Mentre i medici, capeggiati dal dottor Powell, cercano di capire cosa sia accaduto al ragazzo, un’infermiera esce di senno e uccide un paziente. È solo il primo di una serie di inspiegabili eventi di sangue in cui sembra in qualche modo coinvolta una misteriosa setta che sta presidiando l’esterno del pronto soccorso.
Gillespie e Kostanski decidono di portare in scena un horror claustrofobico, quasi interamente ambientato tra le quattro mura dell’ambulatorio, facendo tesoro dell’insegnamento di alcuni dei più influenti filmaker che hanno fatto grande il genere horror, tra cui proprio John Carpenter che è chiaramente tra i loro ispiratori.
Nonostante la mono-location e il gruppo ristretto di personaggi, The Void ha un gran bel ritmo e porta in scena continue intelligenti trovate che giocano con la tensione e il raccapriccio. Il lavoro dei due registi nei settori tecnici del cinema fa si che certi aspetti di The Void siano particolarmente curati: le scenografie di alcuni momenti “infernali” e il make-up dei demoni, delle mutazioni e degli squartamenti riescono a strappare un appaluso. E il tutto è realizzato guardando all’artigianalità del cinema di genere di un tempo, come si diceva, con ettolitri di sangue, protesi e mostri meccanici.
Con uno sguardo sadico alla violenza più estrema – che tanto ricorda certi deliri alla Clive Barker – e suggestioni riprese sicuramente dal misterioso e suggestivo immaginario creato da H.P. Lovecraft, The Void – Il vuoto mostra personalità da vendere e trascina lo spettatore verso momenti di puro terrore old style come non se ne vedeva da tempo.
Insomma, il cinema horror, quello puro e crudo di un tempo, è resuscitato e si mostra in ottima forma: se siete fan di questo magnifico genere, un film come The Void non potete proprio farvelo scappare!
Roberto Giacomelli
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