Ti amo Presidente, la recensione

La guardavo, e m’innamoravo.
Il Postino (1994) – Michael Radford e Massimo Troisi.

A Chicago, nell’estate del 1989, il brillante Barack (Parker Sawyers) è stagista in uno studio legale. Il suo supervisore, Michelle (Tika Sumpter), è una ragazza tosta e senza peli sulla lingua che accetta l’invito del giovane dal sorriso sornione a trascorrere un pomeriggio insieme. È la più classica delle situazioni… a lui piace lei, così la invita uscire. C’è soltanto un dettaglio che rende questa dinamica così classica e usuale decisamente inedita e speciale: il cognome di lui è Obama.

Il regista Richard Tanne, al timone del suo primo lungometraggio, dirige un prodotto che, da una prima occhiata alla locandina, non può non suscitare perplessità e pregiudizio. Perchè, diciamolo, ha tutta l’aria di essere l’ennesimo polpettone pacchiano da domenica pomeriggio in TV stile William e Kate – Una favola moderna. Invece, il racconto del primo appuntamento tra il futuro Presidente degli Stati Uniti e la donna che diventerà sua moglie è una piacevolissima sorpresa, romantica ma non stucchevole, che crediamo conquisterà una buona fetta di pubblico.

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Ti amo Presidente (inascoltabile adattamento del titolo originale Southside With You) è l’incipit d’una storia d’amore a tutti gli effetti autentica e complessa, interessante anche per scoprire qualcosa di più su chi era il giovane uomo destinato a diventare figura fondamentale della Storia contemporanea e non.

Dal punto di vista tecnico, siamo di fronte a un gioiellino che ripropone con cura e concretezza il fascino e il brio degli anni Ottanta. Fotografia avvolgente, colonna sonora azzeccatissima e una meticolosa ma naturalissima cura per il dettaglio, che va dalle cassette musicali alle insegne vintage, passando per la scanzonata scelta dei costumi. Grazie a questo armonioso coro di accortezze nella sintassi filmica, lo spettatore si tuffa volentieri nel passato e lo esplora con curioso entusiasmo accanto ai due protagonisti.

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Veniamo proprio a loro, la vera perla del film. La scrittura dei personaggi è scrupolosa e precisa, condotta con sensibilità e cognizione. Non era un’impresa facile raccontare lo sbocciare di un sentimento senza essere banali nè frivoli, a maggior ragione visto il calibro delle personalità coinvolte. Ti amo Presidente, tuttavia, ci riesce.
Collocabile sulla scia del capolavoro Before Sunrise (primo capitolo della fenomenale trilogia di Linklater), lo script segue le passeggiate e i piccoli battibecchi tra Michelle e Barack. Lui è determinato a vincere le resistenze della ragazza, a dimostrarle che è molto di più di un giovane casanova… ma lei diverrà meno restia al suo corteggiamento?

Il lungometraggio ci conduce con i due giovani a una mostra d’arte afro-americana; a una fervente assemblea di public housing, nel Southside di Chicago; al cinema per la visione di Do the Right Thing di Spike Lee. Nel corso della giornata, le psicologie dei protagonisti si confrontano, plasmano ed emergono in un duetto serrato e appassionante che, senza esclusione di colpi, regala certamente momenti di spensierata leggerezza, ma altrettanti di urgenti riflessioni. Michelle e Barack, infatti, condividono la propensione a mettersi in gioco con passione per la comunità e a lottare per il cambiamento. Scena esemplare, a tal proposito, è l’amaro scambio di opinioni con il proprietario dello studio legale e sua moglie, incontrati per caso fuori dal cinema.

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A coronare questa fiaba sospesa fra tenerezza, tenacia e malinconia è l’epilogo fuori dalla gelateria Baskin-Robbins, che potrebbe addirittura strappare una lacrimuccia di commozione ai cuori più languidi.
Ti amo Presidente, in sala dal 17 novembre con Microcinema Distribuzione, regala un ritratto storicamente ben caratterizzato e quasi del tutto privo d’ingenuità dell’amore tra due giovani il cui impegno politico ha cambiato il mondo e vinto tanti pregiudizi. In giorni come questi, con lo shock delle presidenziali americane ancora fresco, l’effetto nostalgia sarà tristemente acuto e inevitabile.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • la ricostruzione storica è accurata e coinvolgente.
  • I protagonisti sono affiatati e del tutto credibili.
  • Lo script è preciso tanto nella scrittura dei dialoghi che nel giostrarsi tra momenti di leggerezza e altri di delicata riflessione.
  • Sebbene sia un’opera prima valida, è orientata più verso un pubblico femminile.
  • Il ritmo sospeso e la tendenza all’introspezione potrebbero appensantire la visione. Questione di gusti.
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