Trafficanti, la recensione

Avete presente Todd Phillips? Si, il regista di Road Trip, Parto col folle e la trilogia di Una notte da leoni. Da lui ci si aspetta un determinato tipo di film, ormai, che puntino alla risata di pancia, quella generata dalla gag greve. Eppure, a guardare Trafficanti (War Dogs, in originale), quasi non si riconosce la mano di Phillips perché qui il regista statunitense mira decisamente più in alto e con un mix ben calibrato di divertimento e satira sociale, realizza un film molto intelligente, indubbiamente il migliore partorito fino ad oggi.

Lo spunto per Trafficanti nasce da un articolo che il produttore Mark Gordon ha letto casualmente mentre era in aereo. L’articolo in questione è “Arms and the Dudes” scritto da Guy Lawson e pubblicato nel 2011 su Rolling Stones. Lì si parlava di un vero e proprio caso che ha avuto origine dalla decisione del governo di aprire le porte alle aste sui contratti per il rifornimento delle attrezzature militari. Questa decisione era nata perché durante l’amministrazione di George W. Bush enormi contratti per rifornire le guerre in Iraq e Afghanistan furono assegnati a delle importanti compagnie senza che ci fosse una gara, con la conseguenza che fioccarono le critiche per i clientelismi e così si decise di regolamentare il settore. Dal momento che le aste erano aperte potenzialmente a chiunque, due ragazzi poco più che ventenni decisero di approfittarne e scoperto il sito in cui il governo faceva le richieste ai potenziali venditori, parteciparono con offerte vantaggiose, sbaragliando la concorrenza e diventando dei veri e propri trafficanti d’armi a livello internazionale.

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Questa è anche la storia di Trafficanti, che rielabora questa vicenda reale per raccontare le vicende di David Packouz e Efraim Diveroli, due ragazzi che si rincontrano dopo tempo e mettono su un’attività illegale di traffico di armi che li spinge fino in Iraq e in Albania per trattare sul posto con i loro fornitori. Tra i due la vera “canaglia” è Efraim, che ha il volto di Jonah Hill, esuberante, dalla faccia tosta, vive nel mito di Scarface ed è il vero motore della AEY, la società di cui lui e il socio sono a capo. David, invece, è più taciturno e riflessivo, gli dà volto il Miles Teller di Whiplash e Fantastic Four, e capisce lontano un miglio quando le cose non vanno per il verso giusto, pur non ascoltando mai la sua vocina interiore che lo avverte del pericolo imminente. In fin dei conti lui non avrebbe mai seguito Efraim nel suo folle quanto redditizio piano se non fosse che la sua compagna Iz (interpretata dalla bellissima Ana de Armas già vista in Knock Knock) è rimasta incinta e fare il trafficante d’armi assicurerebbe un futuro ben più prosperoso alla loro bambina in confronto al suo attuale lavoro come massaggiatore.

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In una rete di inevitabili bugie, soldi – tantissimi soldi – apparentemente facili e pericoli indicibili affrontati con l’incoscienza di un ventenne, Trafficanti ci porta dentro una storia così folle che si fatica a credere reale. Ma sono proprio le storie improbabili come questa a prestarsi meglio a una trasposizione cinematografica, riuscendo a tenere ben desta l’attenzione per le due lunghe ore di durata.

Con un occhio a The Wolf of Wall Street (e la presenza di Jonah Hill lo richiama con più prepotenza) e un altro a La grande scommessa (ma stavolta riuscendo DAVVERO a rendere chiare e comprensibili intricate dinamiche per gli addetti al settore), Trafficanti si lascia gustare tutto d’un fiato e non si può che notare la bontà di scrittura che ne sta alla base. La sceneggiatura di Stephen Chin, Jason Smilovic e lo stesso Todd Phillips riesce perfettamente a equilibrare la commedia – da cui il film parte – con la drammaticità degli sviluppi e soprattutto fornisce ai due personaggi una caratterizzazione adeguata e credibile. Anche i due attori ci mettono molto della loro professionalità a tratteggiare questi due scriteriati ragazzotti vogliosi di successo e in un ruolo secondario c’è anche Bradley Cooper, che è anche produttore del film.

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Viene fatto anche un buon uso delle musiche, con una marea di brani molto noti sfruttati in maniera didascalica per sottolineare quello che la storia ci sta raccontando in quel momento, a volte anche con sagace ironia (David tenta di vedere degli asciugamani in un ospizio e in sottofondo c’è Don’t Fear the Reaper dei Blue Oyster Cult).

Insomma, Trafficanti, che si è dimostrato campione al botteghino estivo statunitense, convince davvero sotto tutti i punti vista e rappresenta la svolta verso la maturità di un regista che fino ad ora si era lasciato apprezzare per i suoi film demenziali, invece con questo riesce a mettere alla berlina le falle del governo americano. Sempre ridendoci su, sia chiaro.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Sceneggiatura brillante.
  • Ottimi interpreti.
  • Buon equilibrio tra dramma e commedia.
  • Due ore sono tante.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Trafficanti, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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