TSplusF20. Mortal, la recensione

Nell’apoteosi cinematografica da supereroi, in cui ogni Paese produttivamente competitivo riesce ormai a partorire una propria visione superoistica, la Norvegia sfodera il proverbiale asso nella manica attingendo direttamente alla propria antica cultura e mitologia e sforna Mortal, un film fanta/thriller completamente avulso da qualsiasi influenza fumettistica che segue il percorso di un probabile supereroe… o supercriminale, questo non lo possiamo sapere!

Presentato in anteprima nazionale nel corso del 20° Trieste Science + Fiction Festival, Mortal si avvale della partnership produttiva degli Stati Uniti e di un autore di grande talento, André Øvredal, noto per il contributo dato all’horror con i riuscitissimi Autopsy (2016) e Scary Stories to Tell in the Dark (2019). Come Øvredal aveva già fatto nel 2010 con il suo lungometraggio d’esordio Troll Hunter, la base del racconto proviene direttamente dal folklore norreno ma se lì si trattava delle spaventose creature che abitano i boschi, qui siamo addirittura alle prese con le divinità, anzi con la loro inconsapevole progenie.

Il tormentato Eric, mezzosangue norvegese/americano, vive in isolamento volontario nei boschi norvegesi perché incapace di controllare una misteriosa forza pirocinetica che gli sta anche causando ustioni su tutto il corpo. Quando uccide inavvertitamente un ragazzo che lo stava infastidendo, si scatena la caccia all’uomo e solamente la psichiatra Christine sembra empatizzare con lui. Insieme in fuga, i due dovranno vedersela con le forze dell’ordine e con una dottoressa del governo che sembra aver capito da dove derivano i suoi poteri.

Mortal

Nella sua anticlimatica costruzione narrativa, Mortal sfugge completamente dalla definizione di “film su un supereroe” approcciandosi al genere in maniera così anomala e originale da farci pensare che gli intenti del regista e sceneggiatore fossero ben diversi dal rincorrere la moda del momento. Infatti, Mortal può ricordare per certi versi Hanckock (2008) con Will Smith o Brightburn – L’angelo del Male (2019) di David Yarovesky in cui i confini tra Bene e Male rimangono comunque molto più sfumati. Eric non è una cattiva persona e si mostra consapevole del pericolo che può causare a chi lo circonda, tanto da cerare l’autoisolamento. Però, allo stesso tempo, l’imprevedibilità dei suoi poteri e la mancanza di autocontrollo lo rendono un’arma letale pronta a esplodere e capace di fare del male indistintamente a chiunque; inoltre, lo scatenarsi dei suoi poteri nei momenti di maggiore stress e ira lo rendono facilmente annettibile nella schiera dei villains.

Øvredal, dunque, ha il preciso obiettivo di uscire fuori dagli schemi precostruiti per dar vita a un diverso tipo di anti-eroe e, possibilmente, avviare una saga.

Mortal

Mortal dimostra di avere sufficiente personalità per ambire al compito di lanciare un brand che sia indirizzato soprattutto a un pubblico adulto ma non ha il giusto carisma per risultare però accattivante. Se il soggetto è molto buono e il film vive di scene madri che da sole funzionano, nel suo insieme appare troppo vacuo, poco compatto e con un ritmo altalenante che non riesce a catturare. In partica, al di là di quelle due/tre scene spettacolari, Mortal stenta continuamente a partire mostrandosi, alla fine, alla stregua di un lungo pilot di una storia che deve ancora essere raccontata.

Buono il cast, in particolare il protagonista Nat Wolff, americano, che abbiamo comunque già imparato ad apprezzare per la caratura drammatica in antri risusciti film (si pensi all’horror Hereditary – Le radici del Male), e la co-protagonista norvegese Iben Akerlie, che abbiamo già visto nelle serie La tamburina e Norsemen.

Mortal

Purtroppo Mortal non è stato accolto troppo bene dalla critica e lo status di emergenza sanitaria in cui versa ancora tutto il mondo non gli ha consentito di arrivare al grande pubblico (sta avendo un rilascio vod in questi giorni in diversi Paesi, tra cui gli Stati Uniti), quindi cominciamo a dubitare che possa realmente dar vita a una saga… e sarebbe un peccato perché, seppur nei mille difetti, la curiosità di vedere una prosecuzione a questa storia c’è!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Le scene madri hanno un’efficacia spettacolare da non sottovalutare.
  • Ha un’originale costruzione narrativa che va contro ogni principio di film con supereroi.
  • Un ritmo non troppo coinvolgente.
  • Difficile da inquadrare e quindi può essere repulsivo per gli spettatori abituali di questo tipo di film.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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TSplusF20. Mortal, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

One Response to TSplusF20. Mortal, la recensione

  1. Mario ha detto:

    BELLISSIMO FILM SONO RIMASTO ATTACCATO AL TELEVISORE VERAMENTE ORIGINALE E AFFASCINANTE

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