Tutto può cambiare, la recensione

Senza girarci attorno, ammettiamo che la prima impressione che potrebbero suggerire la locandina, la sinossi o il trailer di Tutto può Cambiare è inequivocabilmente una: la solita ‘americanata’ tutta sentimentalismo e happy ending. Invece, statene certi, la nuova commedia del cineasta irlandese John Carney, già al timone di Once (2006), è destinata a disattendere buona parte di pregiudizi o basse aspettative. Siamo di fronte a un prodotto fresco, lucido e sognante, potenzialmente inedito e gradevolmente spiazzante rispetto al genere di riferimento.

Greta (Keira Knightley) è un’introversa cantautrice inglese, giunta nella Grande Mela col suo fidanzato (Adam Levine), stella in ascesa nel panorama musicale grazie a un brano di musica per film. Dan (Mark Ruffalo), invece, è un uomo finito: ha perso il lavoro nella casa discografica indipendente che ha fondato negli anni Ottanta, vive in uno squallido bugigattolo e ha un problema con l’alcool. Come se non bastasse, il rapporto con la figlia adolescente (Hailee Steinfeld) e la ex moglie (Catherine Keener) è ai ferri corti. Proprio quando sente di aver definitivamente perso fiducia nell’industria discografica e nella vita, ascoltare una canzone di Greta, cantata dal vivo in un locale, lo scuote profondamente. L’incontro tra i due darà vita a un’avventura musicale folle, appassionata e, con buone probabilità, fallimentare. Ma, per entrambi, perseguire un sogno assurdo potrebbe rappresentare l’occasione per rinascere in una nuova pelle e riassaporare la felicità.

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La struttura narrativa orchestrata da Carney ha il pregio di intrattenere con spensieratezza, ma mai con superficialità, e condurre lo spettatore con coerenza, e un pizzico di magia, nei meandri di una vicenda che, malgrado le premesse affatto originali, si evolverà in maniera assolutamente non banale e gustosa. Co-protagoniste indiscusse della pellicola sono, senza dubbio, la musica e la città di New York. Queste, in virtù del loro seducente potere sensoriale, contribuiscono in maniera decisiva a rendere l’insieme accattivante e coinvolgente. Tale risultato è raggiunto grazie all’incantevole e suggestiva fotografia e al morbido sound, ora struggente, ora frizzante, dei brani inediti composti per il film, scritti da Gregg Alexander e dallo stesso John Carney.

Una lancia va spezzata anche in favore dei dialoghi, serrati e brillanti, impreziositi da una buona dose di citazioni cinefile che faranno la gioia di una consistente fetta di pubblico. Tutto può Cambiare, dunque, è una favola intensa ed garbata sull’importanza di non perdere se stessi, malgrado il successo o le difficoltà; un invito a non trascurare chi ci ama, siano amici, famiglia o amore; infine, un appello a credere sempre e comunque nei propri obiettivi e principi, per quanto superati o idealisti essi possano sembrare. Agli interpreti, a tal proposito, va il merito di essersi cimentati in performance autentiche e mai sopra le righe, e alla sceneggiatura di non indulgere nella facile retorica dello zucchero, conducendo piuttosto fino alla fine il proprio discorso narrativo con ritmo e verosimiglianza.

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L’ultima fatica di Carney conquisterà in virtù della sua fervida semplicità, della sua genuina vivacità e della sua trascinante colonna sonora, destinata a suonare nella nostra testa, e nel nostro cuore, anche dopo la visione. Tutto può cambiare, in sala dal 16 ottobre grazie a Lucky Red, non solo si lascerà vedere con piacere… Chi scrive non esclude che possa diventare, in futuro, un classico della commedia musicale, grazie alla presenza di un buon numero di sequenze da antologia.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
    • È una commedia semplice, ma non banale, raccontata con intelligenza e originalità.
    • Le canzoni inedite, destinate a rimanere impresse a lungo.
    • Si lascia seguire volentieri dall’inizio alla fine.
  • Non piacerà a chi non ama le commedie musicali.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Tutto può cambiare, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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