Uno anzi due, la recensione

In piedi sul parapetto di Ponte Milvio, un uomo minaccia di farla finita. Un “vucumprà” cerca di convincerlo a non fare l’insano gesto e, da questo momento, l’uomo inizia il suo racconto di come è giunto fino a tale punto. Questo è l’incipit di Uno anzi due, esordio cinematografico del regista televisivo Francesco Pavolini nonché primo film da protagonista assoluto del comico romano Maurizio Battista.

Ma questo progetto, fortemente voluto dallo stesso Battista, che è anche autore del soggetto e co-sceneggiatore, ha uno strano sapore retrò. Anzi no, retrò non è la parola giusta. Ha uno strano sapore di stantio. Ecco, ora ci siamo.

Uno anzi due cuce su una trama sufficientemente articolata molti sketch del comico romano, le battute più famose dei suoi spettacoli, e si affida completamente alla sua innata simpatia per portare avanti un plot che sa di già visto. Il film ha il fiato corto e stiracchiare per 90 minuti una storia che ci sembra di aver già sentito tante, troppe, volte non è certamente un segnale di riuscita. Ma si diceva del sapore di stantio, di vecchio, perché Uno anzi due sembra rievocare la commedia romana di un tempo, ma non nell’accezione nostalgica positiva, piuttosto nella voglia di riciclare una formula che oggi appare davvero usurata, con tanto di battute e sketch che erano di seconda mano anche nella commedia del dopoguerra.

Avete presente la scenetta della coppia di cafoni arricchiti che va al ristorante di lusso per far bella figura e ha l’effetto contrario, con tanto di “scontro” con il sommelier? Ebbene, in Uno anzi due c’è!

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Il film con Maurizio Battista è tutto un po’ così, ha quest’aria rassicurante che non si comprende se data da un’intenzionale voglia di allacciarsi alla tradizione della commedia romanesca o, più semplicemente, da un preoccupante vuoto di idee.

Se l’incipit su descritto è un chiaro rimando al teatro di Battista, la storia ci racconta poi un lutto, ovvero la morte del padre del protagonista – interpretato da Ninetto Davoli – che da innesco a una serie di sventure per Maurizio, proprietario di un bar e affittuario di un appartamento a piazza Vittorio, che si ritrova improvvisamente sul lastrico. La buon anima del papà era in arretrato con i pagamenti, pieno di debiti e senza proprietà da lasciare in eredità, così Maurizio sarà costretto a vendere il bar, pagare i debiti del padre e nascondere alla moglie questa spiacevole situazione. Come se non bastasse, suo figlio sta per diventare padre e fervono i preparativi per le grandi nozze… con i soldi che non esistono!

Un po’ commedia degli equivoci, dunque, un po’ la storia di un simpatico cialtrone travolto dagli eventi, Uno anzi due si trascina fiaccamente verso lidi prevedibili, con battute risapute e sketch che spesso fanno sorridere, ma spesso anche no. A tenere in piedi un film che ha un po’ il sapore di una fiction tv (e il fatto che il regista venga da sei stagioni di I Cesaroni è indicativo) è la simpatia di Maurizio Battista, che dimostra anche al cinema di essere un buon mattatore. Però, come lo stesso comico ha tenuto a sottolineare in conferenza stampa, è il cast di contorno a far la differenza e tra diversi caratteristi (Sergio Di Pinto, Nadia Rinaldi e Nino Diamanti, per fare alcuni nomi… ma c’è anche il Mago Silvan!), si inseriscono Ninetto Davoli, Paola Tiziana Cruciani e Claudia Pandolfi, suggerendoci un lavoro di casting davvero interessante.

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A conti fatti, si fatica un po’ a prevedere un successo di pubblico per Uno anzi due perché la mancanza di freschezza nello script e nelle battute ne potrebbero minare il passaparola, così come il suo essere fortemente romano (considerate che sul finale c’è pure Mustapha che fa il suo numero, un venditore ambulante del mercatino domenicale di Porta Portese che difficilmente può conoscere chi non bazzica la zona) potrebbe circoscriverne il pubblico.

Certo che dopo i periodici tentativi di svecchiamento della commedia italiana con prodotti freschi come Smetto quando voglio, Italiano Medio o La solita commedia – Inferno ritrovarsi un film come Uno anzi due ci fa sentire improvvisamente tutti più vecchi.

 Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Cast ben assortito di bravi attori.
  • Gag vecchie e sketch riciclati dagli spettacoli di Maurizio Battista.
  • Trama risaputa.
  • Manca il ritmo.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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