Venezia 71. La conferenza stampa di Pasolini con Willem Dafoe e Abel Ferrara

Pasolini di Abel Ferrara è stato senza dubbio uno dei film più attesi, discussi e controversi dell’intera 71° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Amato da qualcuno, odiato da molti, il film di Ferrara che ripercorre le ultime settimane di vita del celebre regista e scrittore è stato presentato nella giornata del 4 settembre. Ma prima della proiezione ufficiale per il pubblico, si è svolta per la stampa la conferenza con cast e regista che vi documentiamo qui di seguito.

Hanno preso parte alla conferenza stampa di Pasolini il regista Abel Ferrara e gli attori Willem Dafoe, Riccardo Scamarcio, Ninetto Davoli e Adriana Asti.

La morte di Pasolini è tutt’ora un mistero, lei, tempo fa, ha dichiarato alla stampa di sapere la verità. Quale è stata, dunque, la difficoltà nel fare questo film?

Abel Ferrara. Non ho mai detto di sapere chi l’aveva ucciso, è stata una balla inventata da qualche giornalista. Il punto di questo film era di cercare di parlare della sua vita e del suo lavoro, della sua passione e della sua compassione. Siamo partiti dall’idea che la morte riflette la vita.

Oggi cadono cinquant’anni dalla proiezione qui a Venezia di Il Vangelo secondo Matteo. Ha colto qualche punto di ispirazione da quel film per leggere la figura di Pasolini?

Abel Ferrara. La tradizione del cinema è sempre stata contraddistinta da film considerati pericolosi che hanno portato a critiche, addirittura si bruciavano i negativi per distruggere film che disturbavano. Pasolini era continuamente in tribunale. Io ho cercato di mostrare Pasolini proprio per il suo aspetto controverso.

Ninetto Davoli. Pasolini ha avuto 32-33 denunce, era nel mirino dei critici, a lui però ste cose entravano da un orecchio e uscivano da un altro. Lui ha sempre seguito le sue idee. Questa è stata la forza di Pasolini, nel descrivere un certo tipo di film e libri, questo ha condizionato un po’ tutti. A Pasolini piaceva la vita e la sua vita, non è vero, come scrivevano molti, che lui nelle sue opere ha raccontato la sua morte.  Alla fine Pasolini è rimasto vittima di quel mondo che lui descriveva, siamo stati tutti catturati dal sistema.

Signor Davoli, quale è stata la motivazione per cui ha ripercorso la tragedia di Pasolini?

Ninetto Davoli. Ho affrontato questa cosa in maniera meravigliosa, Abel voleva fare questo film da almeno vent’anni. Due anni fa ci siamo incontrati e ne abbiamo parlato scendendo a un compromesso.  Secondo me ha scelto punti ben precisi per raccontare la figura di quest’uomo. Io qui interpreto Eduardo De Filippo nel film che Pasolini stava scrivendo dopo Salò e che poi non ha terminato.

Sceneggiatore. Negli ultimi anni di Pasolini il suo grande tema era il doppio e abbiamo riflettuto molto su questa cosa. Sulla lingua abbiamo voluto fare un lavoro di sperimentazione, siamo rimasti fedeli alla lingua di Pasolini, abbiamo cercato le migliori traduzioni in inglese e quando il film sarà doppiato in italiano torneremo ai testi originali.

Per quale motivo avete scelto di far parlare i personaggi del film sia in inglese che in italiano?

Abel Ferrara.  È una domanda che mi è stata fatta molte volte. Dafoe parla anche italiano ma non bene, Pasolini parlava nella sua lingua madre, quindi abbiamo pesato all’aspetto pratico, non si poteva far parlare un’altra lingua chi non ne è capace. La lingua è un artificio, un nostro modo per fare il film.

Willem, come sei arrivato a fare questo film?

Willem Dafoe. Abel e io abbiamo parlato di fare questo film, lui mi ha trasformato in un collaboratore, non mi sentivo un attore, ero una creatura di Abel. Abbiamo cercato di raccontare le passioni di Pasolini, ho stabilito un dialogo privato con le cose che stavamo raccontando.

Come è stata scelta la musica e in particolare l’aria d’opera che chiude il film, La cavatina di Rosina?

Abel Ferrara. La Callas è stata scelta perché è una persona che faceva parte della vita di Pasolini. Abbiamo cercato di creare anche un colonna sonora che arrivasse dalla vita del nostro protagonista, sono musiche che Pasolini ha usato nei suoi film. Per raccontare determinati sentimenti.

Roberto Giacomelli

Foto di Rita Guitto

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