Venezia 72. Abluka – Frenzy

Buoni applausi per un film per certi versi controverso, che viene da un paese che ultimamente sta producendo del buon cinema: la Turchia. Abluka, opera seconda di Emin Alper, non è semplicemente un film turco, ma è un buon film turco, che sembra seguire la linea tracciata da Nuri Bilge Ceylan, tra i giurati di questa edizione. E se una parte del pubblico lo ha trovato un film piuttosto difficile da intendere, ciò dipende dal fatto che è un film che si apprezza di più se si conosce un po’ di cultura turca.

Kadir è un giovane galeotto che viene rilasciato a patto di svolgere una sorta di attività di spionaggio per conto dell’ufficiale Hamza. Per far questo, dovrà vivere in incognito in una baraccopoli. Ma l’incontro inaspettato col fratello Ahmet mette a rischio i piani di Kadir, facendo emergere un conflitto latente tra i due fratelli che affonda le sue radici nelle viscere della terra.

Abluka 1

Quest’opera cerca di avvicinarsi soprattutto alla rappresentazione già vista in Winter Sleep, ma lo fa con una diversa strategia, che include il confondere il neorealismo con il melodramma, il melodramma con il western, e poi via da capo come in una rotatoria.

I silenzi e i dialoghi dividono la scena in modo equilibrato, guidando perfettamente lo spettatore nel corso della narrazione.

abluka 2

Abluka è un film profondamente pessimista: rappresenta la metafora di una Turchia in pieno conflitto con sè stessa, in cui il rapporto di fratellanza viene a fratturarsi. Siamo di fronte ad un caos in cui gli individui vogliono solo aggredirsi, come indotti da uno stato di oscura eccitazione. Non a caso, Kadir prima vuole fare del male a un bastardo raccolto dalla strada, poi finisce per affezionarvisi, sebbene manterrà un rapporto conflittuale anche con il cane.

La follia è sempre ad un passo, ma non viene mai raggiunta completamente. Ciò che conta è che i personaggi camminano in bilico su quel filo.

 

Claudio Rugiero

PRO CONTRO
  • Ha una narrazione dinamica nella prima parte.
  • Sceneggiatura di stampo neorealista.
  • Mehmet Ozgur è un ottimo interprete per Kadir.
  • Nella seconda parte, il ritmo rallenta un po’ pesantemente e si ha la sensazione che il film duri più del previsto.
  • E’ un film forse troppo complesso.
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