Venezia 72. Man Down

Presentato in gara nella sezione Orizzonti alla 72esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Man Down del regista americano Dito Montiel non ha entusiasmato molti. In realtà, la pellicola, pur essendo pregna di imperfezioni, non è del tutto da condannare.

Man Down si presenta già dal titolo come un war movie, trattando di un militare della Marina americana che, in un futuro post-apocalittico, è in cerca di suo figlio e sua moglie dispersi. Più in là nella visione, però, ci si accorge che non è tutto qui; in realtà il film si dipana in quattro diverse narrazioni che vedono tutte come protagonista il soldato Gabriel Drummer, interpretato con molta convinzione da Shia LaBeouf. Lo seguiamo, infatti, nella sua felice vita familiare dov’è circondato dall’amore di sua moglie, Kate Mara, dal suo adorato figlio e dall’amico d’infanzia e collega inseparabile interpretato da Jai Courtney. Nello stesso tempo, vediamo com’è il Gabriel Drummer soldato dei Marines, come si addestra e le sue vicissitudini in guerra. Riusciamo a conoscerlo meglio durante una seduta di psicanalisi, ritenuta necessaria dopo un grave e ancora misterioso incidente di missione, insieme al suo superiore, il Capitano Peyton, interpretato da Gary Oldman. Infine, ritroviamo un Gabriel Drummer mercenario in un futuro post-apocalittico, impegnato nella ricerca disperata di sua moglie e suo figlio.

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Tutte e quattro queste fasi sono presentate in contemporanea, grazie all’ausilio di un montaggio un po’ caotico e di numerosi flashback e flashforward che nei primi minuti della pellicola ci fanno quasi dubitare di tutto ciò che sta succedendo al protagonista, e che ci fanno notare con fermezza diversi buchi di sceneggiatura che, a fine film, faranno rimanere lo spettatore nel dubbio.

Nonostante una fotografia un po’ traballante e non ben curata, un montaggio che spesso confonde e una sceneggiatura non proprio delle migliori, Man Down ha i suoi lati positivi e originali. Anche Shia LaBeouf si dimostra particolarmente in forma, dando il meglio di sé e regalandoci un’interpretazione decisamente convinta del problematico soldato alle prese con le conseguenze della terribile guerra che ha vissuto.

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Il titolo della pellicola e la sua sinossi, quindi, ci dirigono verso una direzione fittizia: “Man Down”, infatti, è più una figura allegorica che un’espressione militare, come viene quasi automaticamente da pensare, e il perché lo scoprirete soltanto guardando il film che, con i suoi colpi di scena, è capace di trasportarci in una dimensione che va al di là delle reali vicende che vive il protagonista.

Rita Guitto

PRO CONTRO
  • Shia LaBeouf è calato nel personaggio in modo molto convincente, sia come padre di famiglia che come soldato navigato e problematico.
  • Da apprezzare l’originalità del soggetto.
  • La fotografia approssimativa e non troppo curata sono una grave pecca del film.
  • Il montaggio risulta, in alcuni casi, troppo caotico e mal strutturato.
  • La sceneggiatura presenta dei grossi buchi narrativi.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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