Quel giorno d’estate, la recensione

 David è un ragazzo di 24 anni che gestisce un condominio a Parigi e pota come volontario gli alberi della città. Sandrine è sua sorella, madre single della bimba di sette anni Amanda con cui David ha un legame fraterno.

Quel giorno d’estate (Amanda in originale) inizia così: un nucleo familiare scombinato e sempre di fretta che viene presentato con semplicità quasi frivola.

Ma il regista Mikhaël Hers (al suo terzo film dopo Memory LaneThis Summer Feeling), che ha presentato il lungometraggio nella sezione Orizzonti della 75esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, ha in mente tutt’altro.

Il prologo si snoda delicato e romantico, David conosce e instaura una relazione con Léna, giovane ragazza trasferitasi nella capitale francese, e l’unico vero conflitto è il desiderio da parte di Sandrine di viaggiare tutti insieme a Londra per conoscere la loro madre, che li aveva abbandonati vent’anni prima. Ma David non ha intenzione di farlo.

È questo il momento in cui il film subisce un drastico sviluppo: durante un attacco terroristico Sandrine perde la vita. L’esistenza di David è sconvolta in un istante, perché oltre a dover gestire il trauma per la perdita della sorella, si trova costretto a farsi carico dell’immensa responsabilità di diventare il tutore di Amanda.

La forza di Hers sta proprio qui, nella sua scelta di focalizzare la pellicola sul modo in cui un ragazzo affronta la devastazione seguita a un atto terroristico: l’inevitabile e spaventoso susseguirsi degli eventi che caratterizzano la vita quotidiana, con il peso inestinguibile di una tragedia a cui non è possibile dare un senso. E lo fa egregiamente, senza cadere in facili cliché o alimentare l’islamofobia.

Gli interpreti sono ottimi: Vincent Lacoste nei panni di David, Stacy Martin in quelli di Léna e Ophélia Kolb come Sandrine, ma soprattutto una splendida Isaure Multrier che veste la piccola Amanda.

Per concludere, Quel giorno d’estate è un film leggero, quasi impalpabile, che si prende il suo tempo e sfrutta appieno l’originalità del cinema francese senza annoiare. Può non soddisfare tutti i palati, privo com’è di evoluzioni drammatiche e ritmo incalzante.

Ma, come Hers stesso disse parlando della genesi del film: “… sono i film che ci scelgono e non noi che scegliamo i film.”

E questo vale anche per gli spettatori.

Michele Cappetta

PRO CONTRO
  • Commovente, non annoia mai.
  • Riflette in modo delicato e maturo sulla vita nell’era del terrorismo, senza un briciolo di islamofobia.
  • Non incisivo sul finale.
  • A chi è abituato a trame trascinanti potrebbe apparire troppo impalpabile.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +1 (da 1 voto)
Quel giorno d'estate, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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