Woman in Gold, la conferenza stampa con Helen Mirren

“Il sistema giudiziario italiano? Piuttosto complesso e bizantino” nota Dame Helen Mirren, 70 anni, a margine della presentazione alla stampa italiana  del suo ultimo film Woman in Gold, accompagnata dal regista del film, Simon Curtis “ma nutro un profondo rispetto per i magistrati italiani, specialmente quelli impegnati nella lotta alla mafia”.

Questo  in risposta all’osservazione che forse la strenua lotta di Maria Altmann, ebrea austriaca costretta a fuggire negli Stati Uniti con il marito (a causa dell’annessione dell’Austria alla Germania nazista)  per rientrare in possesso dei dipinti illecitamente sottratti alla sua famiglia – compreso il capolavoro di Gustav Klimt  Ritratto di Adele Bloch Bauer – , avrebbe avuto esito diverso da quello mostrato nel film, qualora ci si fosse affidati alle proverbiali tortuosità della giustizia italiana.

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Ma il sentimento della giustizia non è il solo filo conduttore del film. Per il cinquantenne Curtis, un passato di tutto prestigio alla tv inglese, alla seconda sortita cinematografica dopo Marylin (2011), con protagonisti Michelle Williams e Eddie Redmayne: “Questo film ha a che fare con la memoria. La gente tende a dimenticare, i giovani dimenticano. Il film parla di antisemitismo e persecuzioni naziste, ma il nostro auspicio è che il pubblico ricordi come non sia accettabile, in nessun caso, la discriminazione sulla base della razza e della religione”. Gli fa eco Helen Mirren: “Che questo film sia un monito circa i guasti cui conduce l’ostilità, l’intolleranza, il razzismo. Pensiamo alle persecuzioni antisemite, ai massacri etnici in ex-Jugoslavia, alla crisi dei rifugiati siriani, al Rwanda. Questa storia mi riporta ad un periodo storico che mi sta a cuore, pur non avendolo vissuto sulla mia pelle” spiega  “la guerra, gli sfollamenti, le bombe, l’Olocausto. È la generazione dei miei genitori. E si, è vero che il mio retroterra personale presenta analogie con la vicenda di Maria, se penso alla mia bisnonna e le mie prozie scacciate dalla Russia e costrette a vivere, declassate socialmente, in una misera stanzetta in Inghilterra, tuttavia la mia preparazione per il personaggio si è affidata a queste esperienze solo marginalmente. Ho letto molto, a proposito dell’Olocausto e dell’ascesa e caduta del Terzo Reich, letture che consiglio a tutti, chiedendomi come diavolo è potuto accadere tutto questo? Era fondamentale per me, che in ogni scena in cui compare la mia Maria, queste memorie storiche fossero sempre presenti, sullo sfondo”.

Woman in Gold uscirà nelle sale italiane il 15 ottobre in 220 sale, per una distribuzione Eagle Pictures. Negli Stai Uniti è stato un successo impressionante: uscito in sordina il 3 aprile scorso, vanta una tenuta in sala di ben cinque mesi, roba d’altri tempi: “Credo che la ragione per cui il film abbia avuto una risonanza così particolare negli Stati Uniti” chiosa Curtis “sia stato perché ci parla di qualcosa in un momento in cui il cinema, molto spesso, non dice più niente. Pensate che alla Neue Gallery di New York, dove è conservato l’originale del dipinto, che ovviamente non abbiamo potuto usare, i visitatori sono aumentati moltissimo dopo l’uscita del film. Mi spiegava Randy Schoenberg, l’avvocato che assiste Maria nella sua battaglia (nel film interpretato da un bravissimo Ryan Reynolds), che in un primo momento, l’enormità dei costi umani della guerra frustrava qualsiasi riflessione sugli illeciti perpetrati ai danni dell’arte, soltanto dagli anni ’70 in poi si è cominciato a parlare di questo argomento”.

Una nota più lieta per concludere: “Amo l’Italia, la sua gente, la sua cultura, e la mia vita da contadina salentina” ci informa la Mirren, “ ho comprato una masseria da quelle parti, abbiamo 400 piante di melograno, per fare il succo, sapete. Il momento più emozionante? La luna che sorge sull’Adriatico”. E a proposito del tempo che passa “ Non so quale sia la formula per invecchiare bene. Ci sono due possibilità, o muori giovane, o invecchi. Io non volevo morire giovane. Pensate al povero Kurt Cobain, che se ne va senza aver mai conosciuto Internet, o il GPS. Io adoro il GPS, perché vado matta per le mappe. In passato, Greta Garbo si ritirava a 38 anni; oggi molte carriere sbocciano a quell’età. Pensiamo a Nicole Kidman, a Cate Blanchett e tante altre. Ogni età porta i suoi ruoli, le sue sfide; io cerco semplicemente di coglierli. Certo con il tempo la giovinezza sfiorisce, l’idealismo si incrina in ciascuno di noi; per quanto mi riguarda non smetto comunque mai di cercare ed ammirare la bellezza, l’idealismo, la giovinezza”.

A cura di Francesco Costantini

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