Zoolander 2, la recensione
Se siete fan di Zoolander e vi aspettate che il sequel sia anch’esso bello bello in modo assurdo e che regga il confronto con il primo film, forse rimarrete delusi. Con questo non vogliamo dire che Zoolander 2 sia brutto, anzi è molto molto divertente, ma che abbia perso la vera essenza della prima epocale pellicola è indubbio.
Zoolander, datato 2001, è ormai diventato un cult e, nonostante fosse demenziale e a tratti trash, di sicuro si può anche definire un film “intelligente” e acuto. La stessa cosa non si può dire per Zoolander 2 che torna sui nostri schermi a distanza di quindici anni.
L’incipit del film, che vede la tragica morte “glam” di Justin Bieber, e il riassunto di tutte le avventure vissute tra il 2001 e il 2016 della cricca di Derek Zoolander e di Derek stesso, raccontata attraverso spezzoni di telegiornali, immagini di repertorio, dichiarazioni pubbliche e quant’altro, è geniale. Ma a differenza del primo Zoolander, nel suo sequel sono davvero poche le situazioni comiche che rimarranno memorabili e soprattutto manca la genialità di fondo che distingueva il film precedente.
A soli due giorni dall’inaugurazione del Centro Derek Zoolander per ragazzi che non sanno leggere bene e che vogliono imparare altre cose un terribile incidente distrugge la vita del super modello. A quanto pare, per la costruzione dell’enorme edificio erano stati usati gli stessi materiali di cui era composto il plastico del progetto; la scuola crolla e insieme a lei la vita di Derek che, dopo aver perso la moglie nell’incidente, si ritira a vita privata con il piccolo Derek Jr, come il suo collega Hansel ormai orrendamente sfigurato dopo il crollo. Quindici anni dopo questo evento, quasi più nessuno si ricorda di loro, ma dopo diversi omicidi che hanno visto come vittime le più belle star di Hollywood e del panorama musicale, che prima di morire si sono fotografati interpretando la mitica Blue Steel, Derek e Hansel vengono chiamati a Roma per una missione segreta. Ovviamente, il pericolo è dietro l’angolo e il mondo della moda è in subbuglio anche grazie allo scarcerato Mugatu in cerca di vendetta.
Ed è proprio l’entrata in scena del mitico Will Farrell, nei panni del cattivissimo guru della moda, a portare il film ad un livello superiore. Da quel momento in poi, infatti, si ha un crescendo di situazioni comiche che portano pian piano ad un finale esplosivo. Ovviamente, poi, in un film come Zoolander non potevano mancare le guest star, ancora numerosissime e protagoniste di momenti decisamente divertenti.
Ben Stiller, si sa, nel suo lavoro è forse troppo perfezionista e probabilmente rimaneggiare una sceneggiatura per più di un decennio non ha portato ai risultati desiderati. Nonostante le grandi risate che ci regala il film, quindi, il primo Zoolander è destinato ancora a rimanere nella storia del cinema di genere comico, mentre Zoolander 2, purtroppo, finirà molto facilmente nel dimenticatoio. Da apprezzare, comunque, la rodata e sempreverde vis comica della squadra di Ben Stiller, le ottime capacità registiche di quest’ultimo, le scenografie e i costumi curatissimi e i cameo memorabili, tra cui Benedict Cumberbatch che interpreta All, nuova frontiera di modello e… di gender.
E continuiamo, soprattutto, a volere un mondo di bene a Derek Zoolander e al suo amico e collega Hansel McDonald.
Rita Guitto
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