As Bestas – La terra della discordia, la recensione

Antoine e Olga sono una coppia francese di mezza età che, dopo una vita di lavoro in città, decide di comprare una fattoria in Galizia dove dedicarsi alla coltivazione di prodotti della terra. La loro unica figlia Marie Denis non sembra entusiasta della scelta dei loro genitori e rimane in città per crescere il suo bambino, ma li appoggia in questa inusuale svolta nella loro vita. L’impatto con la nuova sistemazione non è però dei migliori e Antoine cade immediatamente sotto le mire poco ospitali dei paesani, in particolare due fratelli che abitano nell’appezzamento di terra confinante alla sua. Inizia tutto con battibecchi e piccoli dispetti, ma abbastanza velocemente la situazione degenera e le votazioni per l’istallazione di pale eoliche nel paese fa deflagrare il conflitto tra Antoine e Olga e i loro vicini di casa.

Il cinema, soprattutto quello americano della nuova Hollywood degli anni ’70, ci ha insegnato che inserire dei personaggi provenienti dalla città in un contesto naturale e naturalistico è un po’ come il proverbiale fucile di Cechov appeso al muro: quel fucile è destinato a sparare! È quello che accadeva in Cane di paglia di Sam Peckinpah e in Un tranquillo weekend di paura di John Boorman ed è quello che accade oggi, a distanza di 50 anni da quegli esempi seminali, in As Bestas – La terra della discordia di Rodrigo Sorogoyen. Il regista spagnolo, che si sta costruendo una carriera di tutto rispetto (suoi i bellissimi Che Dio ci perdoni e Il Regno, ma anche la serie poliziesca Antidisturbios), guarda al cinema classico, allo scontro primordiale tra locali e forestieri in una realtà rurale, ma allo stesso tempo riesce a portare avanti un discorso molto personale sui concetti di paura e di amore.

Innanzitutto, As Bestas racconta la paura per l’estraneo, la xenofobia che si fonda sul pregiudizio, un pregiudizio che è inevitabilmente a doppio senso: quello dei villici verso gli estranei provenienti da fuori dei loro confini e quello degli “uomini di cultura” verso gli indigeni; ed è interessante notare come questi ultimi si professino progressisti e aperti al dialogo ma finiscono inevitabilmente per cadere vittime dello stesso pregiudizio che vorrebbero scansarsi. È una paura verso il progresso, verso la tradizione, verso ciò che non si conosce e non si vuole conoscere o verso ciò da cui si fugge. Una paura che trasforma in Bestie.

Però As Bestas è anche un film sull’amore, l’amore per la terra, per un progetto comune che si vuole perseguire, oltre che l’amore per la propria famiglia. E proprio su questa dicotomia gioca le sue carte migliori, mettendo in scena la pura e semplice umanità, con tutte le sue idiosincrasie.

Quello di Sorogoyen è un film molto più complesso di quello che potrebbe apparire a un primo sguardo, affronta diverse tematiche e in ognuna di esse cerca di andare fino in fondo.

Di base parliamo di un thriller rurale fondato sul conflitto culturale piuttosto che su quello sociale, ma è anche un film che parla di ipocrisia, che rivela il vero volto della “campagna”, un’ambiente idealizzato da chi viene dalla città ma che può dimostrarsi estremamente crudele. Inoltre, in questa storia sono portati in scena dei protagonisti chiaramente appartenenti a una certa sinistra progressista, scevri però di alcuna reale caratterizzazione pilotata da un ideale, e vengono gettati nella realtà di una situazione che hanno sempre idealizzato e che si rivela ben più ostile e chiusa al dialogo in confronto a quanto credessero.

E questo è un bel paradosso se pensiamo che il film è ambientato nella contemporaneità – tra l’altro ispirato a una storia vera, svoltasi in un paesino della Galizia una decina di anni fa – in cui i confini (geografici e culturali) dovrebbero essere ormai abbattuti; invece le più grandi differenze si possono notare perfino a pochi chilometri di distanza, tra la città e la campagna, o addirittura tra vicini di casa, in un mondo che sembra completamente chiuso al dialogo e alla contrattazione e finisce per farsi guerra anche per futili motivi.

Lo sguardo attento di Sorogoyen, che costruisce visivamente As Bestas quasi come un western, è lucido e senza filtri, lontanissimo dai buonismi che oggi insozzano tanto cinema mainstream, e riesce perfino a condurre un discorso sul ruolo maschile e femminile spiazzante ed emotivamente potentissimo, grazie anche uno stuolo di attori magnifici capitanati da Denis Menochet (Bastardi senza gloria) e Marina Foïs (O mamma o papà).

Con As Bestas – La terra della discordia, Rodirgo Sorogoyen ha realizzato la sua opera più matura e si è portato a casa ben 9 Premi Goya (l’Oscar spagnolo), il César per il miglior film straniero. Presentato lo scorso anno al Festival di Cannes e poi alla Festa del Cinema di Roma, il film di Sorogoyen culmina il suo percorso qui in Italia con l’uscita al cinema il 13 aprile 2023 distribuito da Movies Inspired.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un film complesso e completo che getta uno sguardo sullo scontro tra campagna e città, andando molto a fondo.
  • Ottimi attori, a cominciare da Denis Menochet.
  • I paesaggi della Galizia ripresi come se si trattasse di un film western.
  • Non ci sono punti negativi da sottolineare, se il film vi cattura dall’inizio lo amerete fino alla fine.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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