Frozen II – Il segreto di Arendelle, la recensione

Frozen 2

Nonostante Bob Iger, CEO della Disney, avesse specificato in più occasioni che per la major un sequel di Frozen non fosse priorità, solo sei anni dopo l’uscita del primo film possiamo trovare in sala Frozen II – Il segreto di Arendelle. Le richieste dei fan nei mesi successivi all’uscita di Frozen – Il regno di ghiaccio si sono fatte sempre più insistenti e il fatto che il film sia stato il primo Classico Disney ad aver superato la soglia del miliardo di dollari diventano il film d’animazione di maggior successo della Storia del Cinema ha sicuramente contribuito ad accelerare i tempi, tanto che nel 2015 la Disney annunciò che un sequel di Frozen era ufficialmente in cantiere. In fin dei conti, per una logica puramente commerciale è consigliabile riuscire a catturare lo stesso pubblico che ha garantito il successo del primo film, senza aspettare che fosse troppo cresciuto per snobbare il prodotto. Ma c’è un dato sotto gli occhi di tutti: la fretta nel mettere su la carovana produttiva di Frozen II ha fatto si che venisse fuori un sequel poco ispirato, sicuramente non all’altezza del predecessore.

Ora che Elsa è regina di Arendelle e ha rinsaldato il rapporto con sua sorella Anna, nel paese regna l’armonia. Però una voce che nessun altro riesce ad udire turba la regina, una voce che le riecheggia nelle orecchie e promette di rivelarle la verità riguardo la scomparsa dei suoi genitori. Per seguire questo richiamo, Elsa si addentra nella foresta, accompagnata dalla sorella, da Kristoff – che nel frattempo vorrebbe fare la proposta di matrimonio ad Anna – la sua renna Sven e il simpatico pupazzo di neve Olaf.

La sceneggiatrice Jennifer Lee, qui aiutata da Allison Schroeder (Ritorno al bosco dei 100 acri, Il diritto di contare), segue la strada più ovvia per dare un seguito a Frozen, ovvero rispondere alle domande disseminate nel primo capitolo che – vi ricordiamo – era ispirato a una popolare favola di Hans Christian Andersen. Dunque, cosa è successo realmente ai genitori di Elsa e Anna quando sono morti in mare? E perché Elsa ha dei poteri magici, a differenza di sua sorella? Frozen II – Il segreto di Arendelle ruota proprio attorno a questi due interrogativi, ovviamente legati tra loro, e per arrivare a una risposta sceglie la medesima impostazione da road movie del film precedente, solo che qui non è Anna il personaggio principale, bensì Elsa.

Nonostante l’impatto visivo sia nettamente superiore a quello di sei anni fa (il campo dell’animazione ha fatto passi da gigante in poco tempo), con scene davvero molto belle e suggestive, Frozen II – Il segreto di Arendelle mostra presto la guardia scoperta incartandosi in una storia sulle origini che ha poca fantasia e cerca con molta fatica (e un pizzico di confusione) di rispettare la divisione binaria tra buoni e cattivi in un concept che forse neanche ne avrebbe avuto bisogno.

L’argomento cardine del film, oltre la ricerca delle origini, è il rapporto con la Natura facendo si che Elsa (e con essa anche i suoi compagni di viaggio) abbia una sorta di trip mistico che possa metterla in contatto diretto con gli elementi. Aria, acqua, terra e fuoco: ognuno di questi elementi ha ruolo fondamentale nell’ascesa della protagonista, nell’acquisizione di una consapevolezza ctonia della sua funzione al mondo. Senza fare anticipazioni, Frozen II si pone proprio la funzione di sensibilizzare gli spettatori a una riappropriazione del proprio rapporto con la Terra, nel rispetto della Natura e la comprensione dell’importanza che questo può avere sul futuro dell’uomo sul pianeta. È un argomento molto attuale, diciamo, che nobilita il film con un retrogusto didattico che ben si lega alla destinazione infantile dell’opera. Però è anche vero che, come sempre più raramente accade con i prodotti di Disney, tutto questo fa di Frozen II – Il segreto di Arendelle uno dei film della major meno spendibili per un pubblico più vasto possibile. In fin dei conti anche il primo capitolo era più targettizzato del solito (indirizzato per lo più a un pubblico di bambine), ma in questo caso, se si ha più di 14 anni, si riesce ad accusare più del solito una certa fatica nel tenere desta l’attenzione, nel lasciarsi coinvolgere dalla narrazione.

Non aiutano neanche gli invasivi (e invadenti) momenti musical, perfino accentuati in confronto al primo film e capaci di creare un netto distacco dal narrato. Un dato che farà la felicità delle bambine con la passione del karaoke, un po’ meno dei genitori.

Fortunatamente, qua e là, si viene ridestati dal torpore generale grazie ad alcuni buoni momenti comici che coinvolgono il pupazzo di neve Olaf (si farà ricordare i suo modo di mimare e riassumere il film precedente) e la coppia Kristoff e Sven; inoltre il fidanzato di Anna qui è impegnato in una difficoltosa quanto romantica impresa nel potersi dichiarare alla sua bella con risultati per lo più disastrosi ma gustosi.

Un sequel indubbiamente non necessario, dettato dall’esigenza di batter il ferro finché caldo e gettare sul mercato un consistente piano di merchandising che terrà ben salda l’attenzione su Elsa e Anna… almeno fino al terzo film, che sembra quasi una tappa obbligata ormai.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Visivamente lascia a bocca aperta.
  • Qualche buona concessione sulle gag comiche.
  • Manca l’ispirazione e si nota tantissimo.
  • Il messaggio ambientalista molto urlato è stanco in partenza, nonostante l’attualità.
  • Se non si è una bambina tra i 5 e gli 11 anni si fatica a rimanere svegli.
  • Momenti musical invadenti e canzoni poco incisive.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Frozen II - Il segreto di Arendelle, la recensione, 5.0 out of 10 based on 1 rating

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