Il ragazzo che diventerà Re, la recensione

Diviso fra Storia e folclore, il condottiero britannico Re Artù, il solo in grado di difendere la Gran Bretagna dagli invasori sassoni tra la fine del V secolo e l’inizio del VI, oltre a genere disappunto tra storici e demologi è ad oggi una delle figure leggendarie più influenti sulla Settima Arte. Non si contano, infatti, le numerose produzioni cinematografiche sorte attorno a questa figura e ci basta pensare che la prima produzione interessata a quest’eroe è un cortometraggio risalente al 1909 diretto da Charles Kent, Launcelot and Elaine. Oggi il mito di Re Artù e della straordinaria spada Excalibur rivive in Il ragazzo che diventerà Re, film per ragazzi scritto e diretto dal talentuoso Joe Cornish.

Alex (Louis A. Serkins, fotocopia in miniatura di suo padre Andy Serkis) è uno studente inglese di dodici anni, sensibile e dal cuore nobile. Vive da solo con sua madre e il suo sogno più grande è quello di conoscere il padre, fuggito di casa quando lui era ancora molto piccolo. A causa dei suoi modi gentili, Alex è diventato un facile bersaglio per i bulli della scuola che, tutte le mattine, lo importunano in ogni modo. Una sera, all’uscita da scuola e in fuga dai bulli, Alex si rifugia in un cantiere e qui trova accidentalmente la mitica Excalibur. Riuscito ad estrarla dalla roccia in cui è incastrata, Alex scopre di essere l’eletto e il giorno seguente riceve la visita di un eccentrico ragazzo dai capelli rossi che sostiene di essere Merlino (che nella versione adulta ha il volto di Patrick Stewart). Alex apprende presto da Merlino l’enorme responsabilità ricaduta nelle sue mani e adesso ha solo poche ore di tempo per istituire – come può – l’ordine dei Cavalieri della Tavola Rotonda e battere la perfida strega Morgana (Rebecca Ferguson), prossima al risveglio e determinata a distruggere il mondo.

Come detto in precedenza, il mito di Re Artù influenza la Settima Arte sin dai suoi albori e nel corso della Storia del cinema sono diverse le trasposizioni del mito che hanno riscosso una notevole fortuna. Tra queste possiamo ricordare il fantasy degli anni ottanta Excalibur di John Boorman o il più serioso Il primo cavaliere interpretato da Sean Connery e Richard Gere. Buoni successi commerciali a cui, tuttavia, è doveroso affiancare quella che molto probabilmente è la più felice trasposizione della Leggenda e cioè il disneyano La Spada nella Roccia.

Dall’inizio del novecento ad oggi, possiamo notare che ogni decennio ha goduto di almeno una riproposizione del mito e negli ultimissimi anni l’epopea di Re Artù è stata proposta con una certa insistenza ma sempre con scarsi risultati al botteghino.

Ma la Leggenda di Artù, che è il cuore pulsante di tutto il folclore britannico, non vuole saperne di prendersi una pausa e così oggi a donargli nuova linfa ci prova il londinese Joe Cornish, che torna dietro la macchina da presa ad otto anni di distanza dalla sua opera prima, l’instant cult Attack the Block.

Cornish, che sin dal suo esordio aveva manifestato interesse per un certo cinema per ragazzi, porta avanti la sua poetica cinematografica con coerenza così che anche il suo Re Artù assume le sembianze di un fantasy pensato ad hoc per uso e consumo dei più giovani.

Il ragazzo che diventerà Re, infatti, pensa bene di prendere le distanze da tutta quella parte “pseudo-storica” prevista dalla Leggenda per abbracciare solo e soltanto la componente fantastica. Il mito come tutti lo conosciamo e nella sua contestualizzazione medievale ci viene riassunto in apertura, durante i bellissimi credits animati, così che poi la narrazione può spostarsi nella Londra di oggi, posando l’attenzione sulle disavventure dell’adolescente Alex e del suo impacciato amico Bedders, seguendo la linea di racconto del più canonico fantasy per ragazzi.

Il più grande problema de Il ragazzo che diventerà Re è che si presenta come un film assolutamente fuori tempo massimo. Cornish, che è stato bambino negli anni settanta e ragazzo negli ottanta, scrive e dirige un film che sarebbe stato perfetto per i “bambini di ieri” ma che oggi fatica a trovare un suo spazio così come un suo pubblico. Il ragazzo che diventerà Re è indubbiamente un film che guarda ad un pubblico di giovani e giovanissimi, vagamente sulla falsa riga di alcuni fantasy approdati in anni recenti come Percy Jackson, ma totalmente estraneo ai ritmi narrativi previsti oggi da questa tipologia di cinema. Ne viene fuori un film troppo sciocco per gli adulti ma decisamente fiacco per i più piccoli.

Nel film di Cornish, infatti, l’avventura di Alex e dei suoi Cavalieri della Tavola Rotonda avanza con un ritmo fin troppo pacato che relega in uno spazio marginale la componente spettacolare, ridotta ad un paio di momenti nel corso di due ore.

La narrazione sbilanciata, tuttavia, trova anche un valido alleato in una scrittura che si rivela sempre troppo facile in ogni cosa. Il ritrovamento di Excalibur, la presa di coscienza di Alex, l’istituzione dell’ordine dei Cavalieri così come la scoperta del covo di Morgana e la preparazione alla battaglia finale. Tutto è esageratamente semplice, ogni cosa a portata di mano, e questo non fa altro che banalizzare la potenza del racconto così come la stessa componente avventurosa.

Anche l’elemento fantasy, in fin dei conti, delude e lo stesso contribuisce a donare al film quell’alone di racconto “superato”. La strega Morgana, così come il suo esercito di soldati scheletri, si rifugiano in un look piuttosto anonimo che denota anche una certa pigrizia nell’ideazione di quel mondo fantastico che sarebbe dovuto essere il piatto forte del film.

In questo fantasy per ragazzi, che in fin dei conti non è altro che un classico racconto di formazione, ciò che funziona meglio è il velato umorismo tipicamente british che Cornish dissemina qua e là così come i palesi richiami a L’armata delle Tenebre di Raimi durante la lunga sequenza di preparazione alla battaglia finale.

Il ragazzo che diventerà Re, dunque, non può dirsi un’operazione riuscita e un po’ dispiace vista e considerata la lunga pausa “meditativa” presa dal regista tra il suo film d’esordio e questo. Un film per bambini arrivato decisamente tardi che, con buona probabilità ed un certo paradosso, può essere apprezzato di più da chi è stato bambino negli anni ottanta e può ritrovare nel film di Cornish un ritorno a quel tipo di narrazione. Ma Il ragazzo che diventerà Re non è e non vuole essere un film “nostalgico”, quindi l’obiettivo di Cornish può considerarsi centrato?

Giuliano Giacomelli

PRO CONTRO
Qualche momento di velata ironia.

La lunga sequenza finale sembra costruita sull’orma di quella de L’armata delle Tenebre di Raimi.

Un film per bambini che sa di vecchio, troppo sciocco per gli adulti e troppo fiacco per i più giovani.

Una sceneggiatura esageratamente facile in ogni svolta narrativa.

Manca un vero e proprio senso dell’avventura.

 

 

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