Motel, la recensione

Motel (The Bag Man) è il lungometraggio d’esordio di David Grovic, che confeziona un thriller pulp con tinte di noir, contando sulla presenza, nel cast, del Premio Oscar Robert De Niro, di John Cusack e della modella brasiliana Rebecca Da Costa. Le premesse per un intrattenimento potenzialmente intrigante non mancano; peccato che il risultato stimoli piuttosto l’impulso all’ammutinamento. Lo spietato e glaciale boss della malavita Dragna (Robert De Niro) ordina al taciturno e scaltro criminale Jack (John Cusack) di recuperare una borsa della quale è imperativo che non scopra il contenuto. Dopo, dovrà raggiungere la stanza di un malfamato e sperduto motel e attendere disposizioni. L’attesa, tuttavia, si trasformerà in una nottata violenta e surreale, densa d’incontri pericolosi e persino letali. Tra questi, quello con la prostituta Rivka (Rebecca Da Costa), bellezza mozzafiato e misteriosa, bisognosa d’aiuto…

L’azione, come da titolo, è ambientata prevalentemente all’interno della squallida camera in cui Jack attende di scoprire il proprio destino. La messa in scena, pertanto, è orientata verso una costante sensazione di claustrofobia, che dovrebbe contribuire a incrementare la suspense e mantenere su un buon livello la tensione. L’amara verità, però, è che il film si limita a scorrere inesorabile nella sua piatta prevedibilità, tra violenza gratuita e fiacchi colpi di scena, senza catturare mai davvero l’interesse dello spettatore, tendenzialmente incredulo di fronte a tanta pochezza. Man mano che i tasselli del sedicente enigma alla base della trama tornano al proprio posto nel prevedibile epilogo, non si può fare a meno di domandarsi perché talenti del calibro di De Niro e Cusack abbiano deciso di partecipare a un progetto fin troppo simile al classico filmetto televisivo da seconda serata, che si sbircia con la palpebra calante un attimo prima che il sonno vinca.

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Le suggestioni cui il racconto attinge richiamano alla mente titoli celeberrimi quali Pulp Fiction (il leitmotiv dell’impenetrabile valigetta), Seven o Oldboy, ma si tratta, appunto, di mere evocazioni, neanche lontanamente dotate dell’originalità o del mordente dei titoli appena citati. L’impasto di dialoghi impacciati (che il doppiaggio contribuisce ad annichilire), situazioni già viste e personaggi che sono la parodia di se stessi, lascia presumere che l’unico a trovare qualcosa di buono nella pellicola sarà quel pubblico maschile che non disprezza la bellezza al silicone e fin troppo esibita. Questa categoria troverà senz’altro pane per i propri denti nell’ostentazione della sensualità di Rebecca Da Costa, sulla quale la macchina da presa indugia spesso e volentieri, probabilmente nel tentativo di distogliere l’attenzione dal nulla cosmico diegetico e sintattico.

Il livello dei contenuti non supplisce, purtroppo, alla mancanza di grinta e alla ripetitività degli schemi narrativi. La scarsa dimestichezza del regista coi codici del genere, evidentemente, paga e pesa anche sulla coerenza e sullo spessore del sottotesto, blanda e spossata parabola di vendetta e redenzione. Con niente da salvare, eccezion fatta per qualche felice scelta musicale, non è difficile credere che l’unica cosa che si ricorderà di Motel sarà l’ennesimo passo falso di Robert De Niro, sempre meno selettivo nelle proprie scelte artistiche.

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Riepilogando, abbiamo la bellona dalle grazie sempre in vista; botte da orbi con tanto di incursioni nello splatter; brutalità che esula con nonchalance dalla panacea del buongusto (si vedano le scene in cui De Niro tira un pugno a una ragazza o in cui Martin Klebba, nel solito ruolo del nano malefico, si libera dei liquidi corporei in eccesso addosso a un inerme Cusack) e persino una rumorosa esplosione. Gli ingredienti per un flop di proporzioni monumentali, condito da generose manciate di trash, ci sono tutti. Non resta che aspettare il riscontro del pubblico.

A tal proposito, un quesito impellente è proprio: quale pubblico? Non è semplice definire il target di Motel o individuare chi potrebbe effettivamente apprezzare una simile operazione cinematografica, al di là dei summenzionati maschi alfa imbottiti di testosterone. Gli amanti del genere? Impugneranno i forconi! I fans degli attori protagonisti? Piangeranno lacrime amare. Donne e bambini? Meglio che aspettino fuori dalla sala.
Ad ogni modo, per i coraggiosi, Motel è in sala dal 26 febbraio, distribuito da Barter Entertainment.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • Dura meno di due ore.
  • La storia manca di mordente e sa fin troppo di già visto.
  • Uno spreco di talenti perpetrato all’insegna del cattivo gusto.
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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +10 (da 10 voti)
Motel, la recensione, 4.0 out of 10 based on 1 rating

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