Only Murders in the Building: Agatha Christie nell’Upper West Side

Per il terzo anno di seguito Only Murders in the Building si conferma una delle punte di diamante di quel labirinto di meraviglie che è Star Original, nata come piattaforma acchiappa-adulti di Disney+ che si sta pian piano trasformando in piattaforma acchiappa-premi.

L’intramontabile Steve Martin (Il padre della sposa, Una scatenata dozzina) non poteva appendere al chiodo la sua lunga carriera di comico e perciò assieme a John Hoffman ha deciso di scrivere una detective story ambientata in un magnifico grattacielo dell’Upper West Side di New York ma con dei protagonisti tanto grotteschi quanto adorabili.

Nella prima stagione di Only Murders in the Building facciamo la conoscenza di Charles-Haden Savage (Steve Martin), attore in pensione che negli anni ’80 ebbe una discreta popolarità televisiva impersonando il detective Brazos; l’uomo ha un temperamento burbero, tanto che a stento saluta gli altri condomini dell’Arconia Building, tra cui spiccano l’istrionico e logorroico regista teatrale Oliver Putnam (Martin Short) e la nuova e misteriosa Mabel Mora (Selena Gomez). I tre, anche se non lo sanno, hanno in comune una viscerale passione per i podcast true crime, e in particolare per Non c’è niente di ok in Oklahoma; una sera, mentre nella tranquillità dei rispettivi appartamenti ascoltavano l’ultima puntata uscita del succitato podcast, scoppia l’allarme anti-incendio e per caso si ritrovano in un ristorante a congetturare sul finale della storia.

Al loro rientro scoprono che uno dei loro condomini, Tim Kono, è morto. La loro passione per il mistero li spinge quindi a indagare su quello che sembra un omicidio in piena regola e, oltre a ciò, hanno l’idea di produrre un podcast tutto loro intitolato appunto Only murders in the building.

Comincia così il fortunato ciclo di disavventure di Charles, Oliver e Mabel che in ciascuna delle tre stagioni da dieci episodi ciascuno si imbattono in un omicidio avvenuto nel loro palazzo e, come nei migliori gialli di Agatha Christie, devono avere a che fare con personaggi altolocati e moventi narcisisti, il tutto architettato da una caustica cornice che non risparmia battute sulla cultura pop contemporanea.

Ogni appassionato di fiction sa bene che la trama è l’ultima cosa da tenere in conto per giudicare una buona serie tv, quello che conta in realtà è lo svolgimento della storyline e soprattutto l’attrattiva dei personaggi; e in questo Only murders in the building stravince a mani basse. Perché il cavallo di battaglia della serie consiste nel fatto che i tre protagonisti altro non sono che dei cialtroni in piena regola che cercano una via di fuga dalle proprie patetiche vite e che, in una maniera disgustosamente cinica, vanno a fondo nelle indagini solo per riuscire a mandare avanti, e quindi aumentare gli ascolti, il loro podcast, che altro non è se non l’ultima occasione di visibilità per dare un senso alle proprie esistenze.

Oliver e Charles sono due “tardoni” alla Bojack Horseman che non accettano sino in fondo il fatto di essere stati dimenticati dallo star system e invece Mabel è la “tipica millennial” che agogna il proprio posto nel mondo, lottando per un compromesso tra le proprie passioni e un reddito fisso. Questi tre “ruffianacci”, nonostante il proprio brillante passato, o il brillante futuro che pensano di dover avere, si lambiccano il cervello tra congetture che sono comunque più plausibili di quelle della polizia, ed è qua che arriva uno degli altri tasselli fondamentali della serie: la satira politica.

La serie decostruisce e dissacra tutti i cliché tipici del genere “giallo”, a cominciare dall’incompetenza della polizia; in un mondo in cui le forze dell’ordine sono troppo occupate dal dover osservare tutti i procedimenti burocratici possibili, solo un trio di scappati di casa come i nostri protagonisti potrebbe avere l’onestà intellettuale per risolvere il mistero.

Restiamo comunque in tema satira per elogiare i dialoghi senza scrupoli che non esitano a sparare a zero sullo scintillante mondo dello spettacolo e soprattutto sull’ipocrisia della borghesia newyorkese. L’umorismo pregnante si tinge di esistenzialismo a mano a mano che i protagonisti sciolgono i propri nodi interiori e maturano in un modo che riesce ancora a sorprendere, oltre a ciò occorre evidenziare quanto una delle premesse comiche riesca ad avere un’importanza fondamentale nella narrazione finale: per la prima volta nello schermo, viene rappresentata un’amicizia sincera tra due uomini di mezza età e una ragazza giovane e bella; Mabel forse era stata ideata come sarcastica fanciulla che ridicolizzava le paturnie dei due anziani colleghi, ma andando avanti diventa un personaggio che trova due eccentriche guide nel proprio cammino, almeno quanto i due arzilli vecchietti imparano a mettersi in discussione.

Ed è qui che ancora una volta si devono battere le mani agli interpreti e alle loro performance che resteranno impresse nel cuore di molti: il più memorabile è certamente Martin Short che ha dato vita a un Oliver Putnam abbastanza queer e frizzantino, Steve Martin invece sorprende per come si irrigidisca nei panni del melanconico Charles, quintessenza del detective macho da film in bianco e nero; Selena Gomez invece, e finalmente, leva i panni di femme fatale e indossa quelli dell’artista alternativa, che racchiude in sé insicurezze e genialità.

Come in ogni thriller ambientato in un condominio, non manca una folla di personaggi secondari, a partire dalle guest stars (Sting, Amy Schumer, Meryl Streep, Cara Delevingne), che rendono scorrevole la narrazione e offrono anche dei siparietti di indubbia quotidianità.

La serie, quindi, racchiude in sé numerosi topoi del thriller di primo Novecento e al tempo stesso elabora registri di vario genere che ci regalano un prodotto frizzante e sinceramente innovativo.

Ilaria Condemi de Felice

VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.